FRANCESCHINI RESUSCITA IL FRONTE POPOLARE

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politica nazionale – da Comunità

Appello all’unità delle opposizioni, anche quelle extraparlamentari, contro Berlusconi. L’Unione, cacciata dalla porta del Pd, torna così dalla finestra. Difficile che l’Udc aderisca a questa crociata . Esulta Occhetto. Di Pietro, intanto, prepara la sua manifestazione per chiedere le dimissioni del premier che conserva la fiducia degli elettori.

Dario Franceschini resuscita, di fatto, il Fronte Popolare di antica memoria socialcomunista, clamorosamente sconfitto, nel 1948, da Alcide De Gasperi. Che ottenne, per la Dc, la maggioranza assoluta. Nella sua furia antiberlusconiana il segretario del Pd, ampiamente scavalcato nel voto degli iscritti da Pierluigi Bersani (55.13% contro il 36.95%), ha rivolto un appello a tutte le opposizioni, ossia comprese anche quelle extra-parlamentari, per far fronte comune contro il governo e, in particolare, il premier. “Stiamo attenti – è la sua tesi – alla distruzione degli organi di Garanzia e del Quirinale”, qui si rischia una dittatura di fatto, “rimaniamo in contatto.”
Esulta Achille Occhetto, approdato a “Sinistra e Libertà” :questa è l’occasione per unire tutte le forze di opposizione in un grande alleanza democratica. Franceschini ha scelto il terreno giusto”. E questa “grande alleanza democratica” è strettissima parente del Fronte Popolare che si risolse in un disastro per la sinistra e ho l’impressione finirebbe in un bis visto che tutti i sondaggisti indicano che la maggioranza dei cittadini rimane a fianco di Berlusconi che addirittura vede aumentare i consensi ed è considerato perseguitato dalla giustizia. Il premier, invece, ha ammesso un errore attaccando il Capo dello Stato: oltre il 70% lo crede, ma, nonostante questo, quasi la stessa percentuale conferma fiducia nel Cavaliere.
Mi pare, quindi, che quella di Franceschini sia una mossa disperata in funzione-primarie. Disperata perché, comunque, non riuscirà a mettere insieme, ad esempio, l’Udc di Casini con Rifondazione Comunista e l’Italia dei Valori. E perché perderà altri voti moderati, visto che riesuma l’Unione e, nonostante le molte richieste che vengono dal suo partito,non prende le distanze da Di Pietro, il quale farà oltretutto la sua manifestazione di piazza, probabilmente insieme al Movimento di Grillo, per chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio.
Sono già molti i delusi di un Pd che, con l’impostazione iniziale di Walter Veltroni, aveva attratto l’attenzione anche di una buona parte di moderati. Poi c’erano stati due errori gravi: l’accordo con i radicali e l’alleanza con l’ex-magistrato. L’aria di novità, comunque, aveva portato un bel 33% di voti, mica pochi. Le svolte successive, l’accentuarsi di un antiberlusconismo che fa solo il gioco del Cavaliere, le lotte interne sempre più feroci, pur se in parte sotterranee, e la mancanza di una vera linea politica hanno accentuato nei cittadini e persino tra gli iscritti grande delusione. Lo confermano la costante flessione elettorale e il fatto che, negli oltre 7 mila congressi locali, abbia votato per scegliere il segretario solo il 56.40% degli aventi diritto. Suona, così, strana, per non dire un po’ ridicola, l’esaltazione della segreteria Pd: “Straordinaria partecipazione”, “cifre sconosciute in tutte Europa”.
Tutto, comunque, all’imminente apertura dell’Assise nazionale e, soprattutto, alle primarie del 25 ottobre, alle quali potrà partecipare anche Ignazio Marino, avendo ottenuto il 7.99%, nettamente superiore al 5% stabilito dallo statuto.
Franceschini appare in netto svantaggio, ma ha sdegnosamente rifiutato di tirarsi da parte, facendo fallire la mediazione di Franco Marini che ufficialmente lo appoggia ancora, ma chissà se solo a parole. Né credo che gli ex-popolari abbiano gradito il suo appello alla sinistra extra-parlamentare e a Di Pietro, mentre un suo sostenitore come il capo dei deputati democratici Antonello Soro ha inflitto richiami “pesanti” a solo sei dei 22 assenti al voto sullo scudo fiscale. Ha colpito anche la teodem Paola Binetti, rea d’essere stata a una manifestazione per i 150 anni della Cri, mentre sono state salvate la Lanzillotta e la Meandri che si trovavano a Madrid per un convegno politico. L’interessata ha reagito con durezza; “è una sanzione sena precedenti. In base a quale criterio solo 6 hanno ricevuto una lettera di richiamo?” E ancora: “Siamo proprio sicuri che un convegno a Madrid valga più di una iniziativa per i 150 anni della Croce Rossa, in linea con i miei principi?”.
Sono, questi, interrogativi pesanti, insinuano una discriminazione interna al Pd nei confronti di chi assume posizioni cattoliche sui temi eticamente sensibili. Certo, se vincesse Bersani appare probabile l’uscita dei teodem e dei rutelliani, ma con le posizioni assunte da Franceschini, ad esempio, in difesa dei Dico e con la “grande alleanza democratica” che va fino ai due partiti comunisti, di fatto una nuova Unione, se anche venisse confermato l’attuale segretario osa accadrebbe? Se la sentiranno molti ex-popolari a rimanere in un partito laicista, ancora alleato a Di Pietro e nuovamente a braccetto con i due partiti comunisti? Ho l’impressione che in un caso o nell’altro si dissolverà quel Pd che tante attese aveva suscitato al suo sorgere.

sergio bindi

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