Attenzione, stiamo togliendo il futuro ai bambini

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Credo si sia tutti d’accordo nell’affermare che l’attuale politica promette molto, ma mantiene poco, sempre più autoreferenziale, lontana dalle vere necessità dei cittadini anche quando pare rivoluzionaria come nei “grillini”. Matteo Renzi ha riacceso speranze ed ancor oggi ha la fiducia della maggior parte egli italiani, non, però, i singoli ministri ritenuti, in genere, poco esperti e deboli, tali da rischiare di concludere poco. Il fatto è che il premier è considerato “un uomo solo al comando” ed è vero, spesso ha contro i suoi stessi compagni di partito e, come ha giustamente notato nell’editoriale domenicale Sergio Romano, deve fare i conti con le “corporazioni che difendono i loro privilegi, chiamandoli ampollosamente “ diritti acquisiti”.

Così gli ostacoli (anche dell’alta burocrazia che si sente colpita da giusti tagli e ridimensionamenti) aumentano e come si toccano posizioni di rendita le reazioni sono pesanti e il governo finisce, ingiustamente, per prendersela anche con chi, come le forze dell’ordine, non nuotano certo nell’oro e rischiano ogni giorno la vita per difenderci da una criminalità sempre più aggressiva.

La conseguenza che non si vede l’uscita dal tunnel di una crisi economico-sociale devastante. Una crisi che toglie il futuro a milioni di bambini, ecco il fatto più grave. I dati forniti dall’Istat sono, infatti, impressionanti: un milione e 436 minori su 10 milioni vive in povertà, con privazioni materiali, ma anche subendo un deficit sociale perché nell’impossibilità di fare sport, di partecipare ad una gita scolastica, di invitare un amico a casa, di andare in vacanza, di accedere a realtà culturali e, in non pochi casi, di continuare a proseguire gli studi, finendo, in questo caso, in mezzo ad una strada e, quindi, possibile preda della malavita.

Ieri Romano, nel suo editoriale, scrive che “Da tangentopoli ad oggi sono passati 22 anni”, ma ci siamo trovati con “una generazione perduta”, incapace di fare le riforme necessarie. Cosa scriverà il commentatore di domani di questi bambini già esclusi da tutto, ai quali rischiano di aggiungersi gli altri che si trovano in quella che gli esperti chiamano “zona grigia”?

Nel 2011, cioè quasi l’altro giorno, i bambini indigenti erano 723 mila, in due anni sono raddoppiati e, probabilmente, sono già aumentati nei primi otto mesi del 2014 perché sono ancora lì, minacciosi, i due motivi che l’Istat indica per il drammatico fenomeno. E, cioè, “crescita della povertà assoluta al Sud” e “peggioramento della situazione delle famiglie operaie e straniere al Nord, quelle che hanno più figli, nuclei familiari dove lavora solo l’uomo e in regioni dove si è fatta sentire di più la crisi delle fabbriche”.

E lo Stato che ha fatto per tentare di risolvere questa situazione, per irrobustire le reti di protezione? Purtroppo ha fatto il gambero, andando all’indietro, tagliando e tagliando risorse. Nel 2008 i fondi per contrastare la povertà assommavano a 2 miliardi e mezzo di euro, non poco. Poi, tre anni dopo, venne Monti e il suo governo andò a colpire molto anche lì: il fondo scese a 765 mila euro, una mazzata. Enrico Letta, succedendo al professore come premier, riuscì ad aumentare a 964 mila euro. Speriamo che ora Renzi riesca a ricreare quella rete che non esiste più ed eviti che i bambini di oggi, ossia i cittadini di domani, siano “una generazione perduta”. Perché per l’Italia non ci sarebbe più ne futuro, ne speranza.