AUGURI IN TONO MINORE PER L’ANNO CHE VERRA’. COSA SPERARE CON UN PREMIER TRAPEZISTA COSTRETTO A FARE I CONTI CON IL “GENNAIO DI FUOCO”?

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E’ tempo di chiusura dei bilanci ma, più che di numeri dovremmo parlare di uomini che quei numeri determinano. Mi si consenta di ricordare il nostro presidente al quale non riesco a dare una giusta definizione: vorrei definirlo “nano” ma non trovo le ballerine: c’era un tizio di altri tempi che aveva trovato una serie categorie e le indicava come saltimbanchi, ciondolieri e quaquaraquà. Anche queste mi sembrano troppo nobili, esclusa l’ultima per appropriarle al personaggio che un po gli si attaglia, io ho sempre pensato, sin dal primo momento che è assurto alla gloria, che si trattasse di un, per non usare l’esatto temine, lecchino. Credo che tale epiteto sia quello che più gli si addice e, tutti voi sapete che essere lecchino, vuol dire lacchè e tante altre cose che è meglio non approfondire.
Da cosa nasce questa mia convinzione che è andata sempre più avvalorandosi? Dalle sue stesse parole: aveva detto, da premier giallo-verde, con Salvini e Di Maio vice: “Il 2019 sarà un anno bellissimo. L’Italia ha un programma di ripresa incredibile”. Quale sia stata la ripresa lo hanno visto, purtroppo, gli italiani con una crescita zero. Certo, lui, l’oscuro, il trasparente professore diventato presidente del Consiglio l’anno che sta per finire è stato, comunque, bellissimo perchè è venuto il Conte-bis giallo-rosso, il leader del Pd Zingaretti lo stima al punto da vederlo candidato premier del futuro centro sinistra ed un gruppetto di grillini, capitanati dal dimissionario ministro Fioravanti, immediatamente sostituito con due ministri due, vorrebbe fare un partito “contiano” subito momentaneamente stoppati da Conte per evitare guai dagli alleati. “No un mio partito – ha tuonato nelle tre ore di conferenza stampa di fine anno – “rivolgo un pubblico appello ai parlamentari: rimanete nelle rispettive forze politiche, non alimentate passaggi che non contribuiscono alla stabilizzazione. Se c’è dissenso lavorate all’interno”. Ed ancora: le polemiche, i distinguo non ci fanno bene. La politica non ha bisogno di conflitti” ovviamente tra alleati come ormai è diventata un’abitudine, ai quali a aggiunto un minacioso monito. Ha, infatti, detto ” se si va a casa, conseguenze per tutti”, naturalmente negative in termini di voto:
No, dunque,ad un molto ipotetico Conte ter, via con la sua nebulosa agenda per arrivare alla fine della legislatura ( ne è convinto perchè, di fatto nessuno degli attuali alleati , a suo giudizio, vuole le elezioni anticipate,ma anche su questo sbaglia ),, a gennaio ” occasione per fermarci a riflettere e confrontarci per cercare di rilanciare l’azione di governo”, con quel cercare che svela come la situazione all’interno del governo giallo-rosso sia sempre più tesa: sì perchè il premier “trapezista” come l’ha felicemente definito Verderami sul “Corriere della Sera” , sa bene che per iniziare la maratona sino al 2023, dopo i centometri di sprint ( sono sue definizioni..) deve fare i conti con il”gennaio di fuoco” dove dovrà fare altro che riflessioni, ma vere e proprie battaglie interne ai giallo-rossi con anche mediazioni che allo stato sembrano impossibili. Ad iniziare dal taglio della prescrizione che entrerà in vigore il 1° gennaio, legge sostenuta con piglio ultimativo dal suo estensore ,il ministro della Giustizia Bonafede, ovviamente sostenuto a piè fermo dal suo capo politico Di Maio. Il problema è che ne Italia Viva, nè il Pd, sono d’accordo. I renziani sono addirittura decisi a votare a favore alla proposta del forzista Costa che cancella il provvedimento dei grillini (subito da Salvini). con la Boschi che ha definito “sciagurata riforma” quella che “cancella la prescrizione, ma non si abbreviano i tempi dei processi e si lasciano i cittadini nel limbo. Da avvocato sono sconvolto, da cittadina amareggiata. Se Conte ha una soluzione accettabile e credibile, saremo lieti di condividerla altrimenti voteremo la proposta Costa”. Più chiara di così!
Dal canto loro i dem proprio oggi hanno ribadito: “Conte ci ascolti o si decide in aula”, cioè presentando una proposta che rinvia di 42 mesi l’applicazione della legge voluta da Bonafede per avere il tempo necessario a varare il “processo breve”:
A mettere ulteriormente i puntini sull’i è stato il ministro Boccia: “chiedo a Bonafede di fare un passo di lato. La sua legge così non va.”
Dalla prescrizione ecco, poi, l’altro scoglio: nel decreto mille proroghe, così come ha mediato il premier, c’è la questione Autostrade con un drastico cambiamento delle norme per i concessionari ed un altrettanto drastico abbassamento dei risarcimenti in caso di azzeramento della concessione. E’ la tesi sostenuta da Di Maio ed i pentastellati per far fuori Autostrade per l’Italia dopo il crollo del Ponte Marconi. Il Pd non è contrario del tutto a togliere la concessione, ma a cambiare i risarcimenti sì a differenza dei renziani pronti a presentare un emendamento, sostenendo che non si possono cambiare le regole in corsa anche perchè così facendo spaventeremmo gli investitori e, quindi, non saremmo più credibili a livello internazionale.
Il 12 gennaio scadrà, inoltre, il termine per presentare le firme con le quali si chiede il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari ed il 20 dello stesso mese è in programma la votazione nella giunta per le immunità del Senato sul “caso della Gregoretti”, ossia sulla richiesta del Tribunale dei ministri di incriminare l’ex-ministro Salvini per sequestro di persone perchè fece scendere gli immigrati salvati da una motovedetta militare dopo tre giorni di attesa. Anche qui i renziani sono decisivi, ce ne sono due che erano in quota Pd ed ancora stanno valutando le carte, ma non sono in pochi coloro che prevedono un voto che assolva il leader leghista, che assicura di avere le carte nelle quali dimostra che Conte e Di Maio erano a conoscenza del blocco al punto che lo stesso premier, rispondendo ieri ad una domanda ha detto che sta esaminando appunti ed e mail e poi darà una risposta, segno che non è proprio sicuro di essere stato all’oscuro come fonti di Palazzo Ghigi avevano detto.
A corollario del “gennaio di fuoco” ci sono, poi, due dichiarazioni renziane: la prima è della ministra Bellanova: ora basta totem: via il reddito di cittadinanza e revisione di quota 100″, tabù per grillini. La seconda è della Boschi: “la crescita è scomparsa dalla manovra, con il nostro “piano Shock” la rilanciamo perchè prevede lo sblocco di 120 miliardi di euro (compresi reddito di cittadinanza e quota 100-ndr). Facciamo lavorare le persone anzichè concedere sussidi. Mettiamo in sicurezza il territorio, le scuole, i ponti. Meno polemiche e più cantieri se vogliamo far crescere il Paese”. Poi la stoccata finale: “fatta la manovra, salvando i conti pubblici e scongiurato l’aumento dell’Iva, i cittadini si chiederanno: cosa resta a fare questo governo?” Ovviamente senza aprire i cantieri e dare aiuti alle famiglie, altro tema caro ai renziani.
Mi pare di fuoco acceso ce ne sia molto, comprese le elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria, dove governano i dem. E se, per caso, perdono? Sì, ho proprio l’impressione che l’ottimismo del premier sia solo di facciata e le sue prime truppe parlamentari emergeranno presto nonostante il suo veto provvisorio.
In queste condizioni mi viene difficile parlare di auguri se non quello che prima si toglie di torno questo squallido personaggio e maglio sarà per tutti. Solo così potremo augurare a tutti di sperare che l’anno che verrà sia un anno migliore.