CI SIAMO: TRA RENZI E IL GOVERNO SIAMO PIU’ CHE SCONTRO E’ RISSA

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Certo, se certe cose le dicessi io avrebbe poco valore ma, guarda caso a scriverlo questa volta è il “Corriere della Sera” che l’ha definita, poco elegantemente “una manovra galleggiante”, altri quotidiani hanno messo in rilievo che, per metà, è fatta aumentando il deficit per concessione dell’UE; altri ancora che mancano almeno 7 miliardi sui 30 previsti, mentre non c’è traccia dei 4 miliardi necessari per rinnovare il contratto dei 3 milioni di dipendenti pubblici scaduti nel gennaio scorso, nè ci sono i 2 miliardi che Leu chiede per il fondo sanità. Come corollario il piccolo taglio al cuneo fiscale partirà a luglio, di crescita si vede poco o nulla e tra le pieghe della manovra da 30 miliardi spuntano tasse, tassine e quant’altro, sino alla revisione delle rendite catastali che fa prevedere poco di buono per i proprietari di case. Insomma nulla è cambiato, in un modo o nell’altro questi grandi scienziati dell’economia devono tartassare chi con una vita di lavoro ha tirato la cinghia per avere un qualcosa per garantirsi una vecchiaia serena. Tutto questo è venuto fuori in quella che è stata definita “la lunga notte delle liti”, dove è andata in scena prima la telefonata del premier Conte a Matteo Renzi, mentre il leader di “Italia Viva” stava vedendo la partita di calcio Milan-Fiorentina, lui tifosissimo viola, per sapere se fosse d’accordo con la bozza di manovra. E l’ex-segretario dem ha risposto sì su vari temi, ma è stato categorico: l’Iva non si tocca. E su questo tema ci sono stati i fuochi di artificio tra il capo delegazione dem Dario Franceschini ed la capodelegazione di Italia Viva la ministra Teresa Bellanova e, soprattutto, sempre tra Franceschini e l’economista renziano Luigi Marattin ex-dem.
L’hanno vinta i renziani anche perchè Di Maio si è subito allineato contro la revisione dell’Iva, che significa aumentarla per alcuni prodotti in modo da pagare meno dei 23 miliardi necessari a mantenerla così?
Dopo, è seguito lo scontro con un singolare scambio di messaggi tra i due principali contendenti Franceschini, che è ministro della cultura ed ha scritto anche libri di un certo successo, ha, per la prima volta, citato Dante (Inferno Canto III):”Non ragioniam di loro,ma guarda e passa” Gli ha risposto Marattin sempre citando dall’Inferno, questa volta Canto XXVI: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza.” Certo che questi social hanno aperto tutte le porte. Riservatezza? E’ il nuovo modo di far politica
Successivamente il capo delegazione dem nel governo ha tweettato “Avviso ai naviganti: la smania di visibilità logora i governi. Già visto tutto: “Si inventano litigi sull’IVA, quando nessuno vuole aumentarla, solo per avere qualche riflettore acceso: Il Pd sceglie la serietà e si impegna sul cuneo fiscale per aumentare gli stipendi:”
La replica di Marattin non s’è fatta attendere : “Ciao Dario: A noi non interessa la visibilità, a noi basta non aumentare l’IVA: Stanotte proponevi di aumentare di 5 o addirittura 7 miliardi di Euro il gettito IVA: Se hai cambiato idea, buon segno! Buon lavoro” Un -dunque- Pia, incarta e porta a casa, come direbbero a Roma
Un fatto, comunque, appare certo: la manovra è una grossa delusione: non c’è – come annunciato, alcuna svolta, nè pare ambiziosa come sostiene il ministro dell’Economia Gualtieri che, però, ammette risente dei lasciti del passato governo e delle turbolenze politiche di quel periodo, turbolenze che si stanno riproponendo anche oggi al punto che il premier Conte è stato costretto ad intervenire sia per richiamare all’ordine i quattro partiti della maggioranza (che faranno orecchie da mercante ), sia per cercare di attenuare il successo renziano. Leggete cosa ha affermato: “Dire che Renzi ha un golden share è sbagliato. L’hanno anche il Pd, il M5S e Leu. E’ parte della maggioranza e lo sentirò quando serve, ma chiedo alle forze politiche di lavorare insieme e con spirito di squadra. Gli interessi di parte non oscurino gli obiettivi comuni.”. Questo ricorda tanto la lamentazione che aveva Romano Prodi con il suo governo dell’Ulivo, profondamente rissoso all’interno e con un ministro leader di un partito, ossia Di Pietro che andava in piazza a manifestare contro il governo. Come andò a finire è noto e mi pare che i giallo-rossi, stante le defezioni iniziate tra i grillini, stiano seguendo quella strada: Auguriamoci che, almeno, riescano ad approvare una manovra che, pur deludente, ci evita un drammatico esercizio provvisorio. Poi si può anche tornare alle urne in marzo-aprile , magari con una diversa legge elettorale.