CONTE DOVREBBE CAPIRE CHE IL SUO MOMENTO E’ PASSATO

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Una certa parte politica grida al successo di Conte nei suoi interventi alla Camera e al Senato sul problema Mes. Forse c’è qualcosa che mi è sfuggito, non sono riuscito a capire dove Conte abbia potuto quantificare questo successo personale, forse è che, quando lui parla a me appare una certa sua posizione prona, senza però staccarsi dalla poltrona conquistata non si sa come, tanto che non riesco a seguire il filo del suo discorso. Ma, io posso essere prevenuto di certo una cosa c’è: se Salvini, Meloni, Berlusconi e qualche altro non avessero trovato a che dire, quanti italiani sapevano di questo Mes? Questa operazione mi ricorda tanto un’altra operazione…segreta: una fetta di mare donata senza colpo ferire, sulla testa del Parlamento fatta da un alt Presidente che, tanto nato prono mai era riuscito a sollevarsi, tant’è che chi ha imparato a conoscerlo, se lo è tenuto talmente stretto da volerlo nella Commissione europea con uno di quegli incarichi che mai l’Italia avrebbe sperato di poter ottenere se solo non fosse sopraggiunta la crisi di governo che ci ha regalato il conte bis con quel tal Zingaretti che aveva urlato contro i pentastellati come fossero i rappresentanti del demonio in terra per poi rimangiarsi tutto quando due parole di Renzi, pronunciate a dimostrazione che che lui non contava nulla o, cioè, quanto il due di coppe con bastoni briscola.
Ora, diamoci una regolata se le parole di Conte hanno valore, non saprei, quando, nei fatto si trova con una maggioranza parlamentare clamorosamente spaccata, e solo un escamotage trovato dal ministro dell’Economia Gualtieri che potrebbe, forse, salvarlo. Da quanto è si apprende sembrerebbe che nell’imminente eurogruppo, l’Italia sosterrà che va unito tutto il pacchetto: salvastati, Unione Bancaria, bilancio europeo. E se la UE non accetta, minaccierà di porre il veto proprio sull’Unione Bancaria. Un modo per determinare un rinvio del Mes che il Pd sostiene a spada tratta ed il premier vuole firmare. Se, come sembra, la proposta di Palazzo Chigi, è di rimettere la questione al Parlamento l’11 dicembre e di sostenere il “pacchetto”, pur rilevando la validità del Mes, forse alla fine anche i grillini si allinieranno, sottolineando, però, che il Salva Stati va profondamente cambiato.
Non mi soffermo sugli interventi del Centro-Destra e neppure sugli scomposti attacchi e contrattacchi tra Conte e l’opposizione, peraltro ricambiati con gli interessi, a ragione o torto, il resto lo abbiamo visto sul volto di Di Maio, statuario, non un sorriso, non un movimento di alcun muscolo facciale, indifferenza spettrale alle parole di Conte, una presenza di dovere senza alcunchè d’altro.
La maggioranza, comunque, è spaccata su tutto e l’accordo a tre sulle manette ancora più forti ai grandi evasori fiscali (emendamento governativo varato in Commissione Finanze della Camera) norma che è stata immediatamente contestata dalla Confindustria, sostenendo che così nessuno verrà ad investire in Italia, ha visto il no di Italia Viva, mentre le opposizioni hanno abbandonato la seduta prima del voto. E al Senato se rimane il no renziano, la maggioranza non esiste.
Le divisioni tra i giallo-rossi sono emerse anche nello “spazzacorrotti” con un rinvio in materia di fondazioni che hanno fatto dire a Renzi: “di giorno sui social fanno i moralisti e di notte (la decisione è stata presa nel vertice notturno disertata da Italia Viva), di notte in Camera salvano le loro Fondazioni.”
Comunque la mettiamo, qualunque possono essere le simpatie politiche il risultato è lo stesso: stiamo facendo ancora una volta una gran brutta figura a livello internazionale e continuiamo a spaventare risparmiatori ed investitori. Ma di questo passo chi comprerà i nostri titoli di Stato o verrà a sostenere la nostra attività imprenditoriale ? Anche a costo di un esercizio provvisorio, una sana crisi potrebbe dare fiato all’Italia, ovviamente, ricorrendo al giudizio del popolo