Così non va: troppe le tasse, tassine e accisse. Votiamo Sardegna

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In altri tempi avrei detto: “Ancora un giorno…poi si vota e tutto finisce e torna alla normalità”. E’ vero, oggi siamo all’antivigilia di un importantissimo voto amministrativo che vede impegnati i più grandi comuni del Paese, quasi tutti disastrati da buche, residue alluvionali, piccola e grande delinquenza, rom, immigrati, clandestini, malaffare, povertà e, chi più ne ha più ne metta. Ma tutto si svolge nella quasi indifferenza degli elettori i quali ormai si limitano a scuotere la testa.

I vertici nazionali di secondo livello (si, di primo livello ce n’è solo uno), starnazzano nell’aia televisiva al primo canto del gallo, anche lui onnipresente su canali ed onde radio, a dirci, accattivante, che lui è bello, buono, bravo e, principalmente, unico: a quel punto, con uno scrollone, tutto studiato. tenta di far la ruota, si gonfia, lui crede di essere pavone ed invece, per tanto popolo italiano, rimane solo un tacchino.

Tutto va bene “madama la Marchesa” urlano tutti in coro gli “scherani”, tutti a sbracciarsi, dicendo: abbiamo (attenzione è solo un plurale maiestatis) diminuito le tasse, mettendo in conto anche quegli 80 euro che gli consentirono in tempi recenti, di superare il 40% nelle “europee”. Tutti in coro, inoltre, a sostenere che la nostra repubblichetta è in ripresa, che il governo sta cambiando tutto in positivo. Poi, noi sudditi, ci  accorgiamo che le cose non stanno proprio così, la disoccupazione è risalita in aprile, la produzione industriale è giù, siamo, di fatto, in stagnazione perché i consumi sono pressoché fermi se addirittura non diminuiscono, inoltre i dati Istat non ci rassicurano con i cinque milioni di italiani in povertà assoluta, tra questi un milione e mezzo di bambini.

Poi ecco la tegola probabilmente per un altro milione e mezzo di italiani che debbono restituire, in un unica soluzione e non a rate come li hanno ricevuti, quei famosi 80 euro. Responsabilità del Ministero dell’Economia che  nel valutare, nel 2014. gli aventi diritto al bonus, ossia con un reddito non superiore ai 26 mila annui, s’era riferito alle dichiarazioni dei redditi di tre anni prima, ma, in tre anni, le situazioni patrimoniali possono cambiare e, quindi, non pochi avevano già superato la soglia prevista, mentre altri non hanno  egualmente diritto  per gli errori nella dichiarazione dei redditi in parte presenti anche in quella  precompilata inviata dal fisco.

Poi gli italiani, proprio in questi giorni, si vedono recapitare le  bollette per i consumi di energia elettrica e gas, e per noi, poveri sardignoli, anche quella di Abbanoa, accorgendosi, anche sulle sollecitazioni dei mass media, che i consumi reali  sono meno della metà di quanto si deve pagare  a causa di tasse, tassine, concessioni ai produttori di energia, conguagli immaginari e quant’altro si possa immaginare . Faccio un esempio che meglio di tante parole dimostra come siamo vessati proprio dallo Stato e, sempre per noi poveri sardignoli, da una regione nemica acerrima dei sardi. Un amico, infatti, mi ha fatto vedere la bolletta dell’Enel appena giuntagli per aprile-maggio: 62,34 euro . Ebbene le “spese per la materia energia”, ossia i consumi reali è del 15,04 euro, spese per il trasporto,28,34 euro, spese per oneri di sistema10,51 euro, aggiungete le voce totale imposte e iva euro 8,55 ed avrete quella bolletta anzidetta. Ora,ditemi voi se è giustificata.  Tutto questo alla faccia della trasparenza e della chiarezza. Ma Lui, il tacchino, intanto si pavoneggia. Per noi sardignoli mi/vi risparmio Abbanoa.

Ora,vi pare possibile che un governo votato al cambiamento non  operi per risolvere questa  grave  anomalia  che costringe i cittadini a pagare di più l’energia per rimborsare, ad esempio, il 50%  dei consumi alle acciaierie, comprese quelle che hanno inquinato, vedere Taranto, o  dare finanziamenti alle   “rinnovabili”? Questo fa il paio con le accisse  che gravano sul prezzo della benzina, dove stiamo ancora pagando dazio per la guerra d’Abissinia o la frana del Vajont? Alla faccia del cambiamento!

Queste sono imposizioni  per sudditi non per cittadini e chi dichiara di voler cambiare l’Italia dovrebbe iniziare anche da queste palesi ingiustizie, altrimenti perde di credibilità, come dimostrano i sondaggi in calo per   il Pd ed il premier, il quale è convinto di stare al governo, dopo ovviamente  aver vinto il referendum costituzionale ed  una  successiva elezione politica , sino al 2023 . Fossi in lui non mostrerei tanta sicurezza dinnanzi ad una situazione economico-sociale  che rende difficile  a molte famiglie di giungere a fine-mese , mentre per 3 milioni di esse non esiste nemmeno un inizio-mese come certifica l’Istat.

Anche le previsioni elettorali per  le grandi città dove si voterà domenica non  dovrebbero indurre il segretario-premier all’ottimismo, nonostante ora si  spenda in giro per l’Italia a sostegno dei propri candidati-sindaco . Questo anche perché sembra proprio, per lui, “piove sul bagnato” come dice un vecchio adagio toscano. Sì, perché la faccenda del milione e mezzo di italiani che deve restituire i famosi 80 euro, le bollette energetiche in arrivo e tali da provocare solo ira negli utenti per i motivi prima esposti, la disoccupazione in aumento e l’eccessivo ottimismo dei renziani per le tante riforme fatte, ma solo una netta minoranza valuta prioritaria quella costituzionale, sono tutti fattori negativi. Mettete in conto, inoltre, anche la sfortuna, a Milano, di un semi-nubifragio che ha messo in evidenza l’imprevidenza della giunta presieduta da Pisapia che, ora, appoggia il candidato sindaco scelto dal Pd aggiunge un altro elemento al  possibile “piove sul bagnato.” Ovviamente, il voto di domenica può cambiare qualsiasi previsione  soprattutto se, come è sperabile, la maggioranza dei cittadini si recherà alle urne. Di certo, c’è un Silvio Berlusconi in grande spolvero, convinto, forse, di vincere il braccio di ferro con  Salvini, sempre più proiettato verso l’estrema destra europea  e sempre più lontano  dagli altri big leghisti Maroni e Zaia. Ma a noi sardignoli cosa ci frega di tutti questi? Noi dovremmo solo votare per a nostra Sardegna, per perdere quello “gnoli” che vogliono appiopparci, noi dovremmo votare per la nostra terra, dimostrare a tutti che siamo un “popolo” che merita rispetto, che siamo capaci di esprimere uomini e donne che ragionano con la propria testa, che hanno rispetto per il loro territorio e per la loro gente, che hanno voglia di libertà fuori da schemi imposti. Uniti, diciamolo come ci pare, uniti, UNIDOS, diciamo Sardegna, il resto buttiamolo a mare.