DI MAIO BOCCIATO DAI SUOI PREPARA l’ADDIO A CONTE ZINGARETTI LO PRECEDERA’? CHE FINE FARA’ LA MANOVRA ?

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A questo punto viene spontaneo pensare che fine possa fare la manovra finanziaria tanto discussa non solo dalle opposizioni ma, non solo da Renzi che sin dal primo momento si è detto contro ad alcuni punti ritenuti fondamentali dal premier Conte, ma, 27.273 iscritti su 125.018 hanno, di fatto, deciso le sorti del governo giallo-rosso, sconfessando, con il 70,6%, i vertici del M5S ed obbligandolo a presentare le liste alle regionali del 26 gennaio in Emilia-Romagna e Calabria . Di Maio e Grillo avevano proposto una “pausa elettorale fino a marzo per preparare gli stati generali , evitando di presentarsi alle elezioni in Emilia-Romagna e Calabria”. Una valanga di no ha bocciato questa soluzione che avrebbe favorito i candidati Pd alle due presidenze. Ed il capo politico, sorridendo, ha detto: “gli iscritti ci hanno dato un mandato chiaro e fortissimo: dobbiamo partecipare alle elezioni con tutte le nostre forze. E’ la Terza via, è un’alternativa alle due forze politiche tradizionali della destra e della sinistra.” Forse Di Maio era quello che voleva anche se aveva accettato l’indicazione di Grillo che sostiene decisamente l’alleanza con il Pd, mentre lui sta, di nuovo, guardando verso Salvini: che, ovviamente tutto soddisfatto, va giù duro: “i militanti dei cinque stelle hanno sfiduciato Di Maio e Grillo e con loro il governo contro natura con il Pd. Le porte della Lega sono aperte a chi vuole il cambiamento”, probabile preludio, questo, a passaggi di parlamentari grillini nelle file leghiste come si parla da tempo.
Il voto sulla piattaforma Rousseau, molto basso rispetto al passato, segno di una evidente crisi di fiducia, ha costituito un film a ciel previsto sereno per Zingaretti e compagni, non a caso il governatore uscente dem Stefano Banaccini, che già si vedeva in lieve vantaggio sulla rivale della Lega, “i 5Stelle si assumano le loro responsabilità o faranno un regalo a Salvini . Sbagliano a non confrontarsi sul metodo.” E’, però, una voce che cade in un deserto perchè tutta la base grillina e tutti i parlamentari penstastellati della regione volevano la lista autonoma e l’hanno ottenuta.
Ovvio che nel Pd stia montando la volontà di rompere un’alleanza che porta solo danni e nel vertice odierno c’è stato lo scontro, a rischio crisi, sulla prescrizione che i dem intendono bloccare, sia pure momentaneamente (entrerebbe in vigore il 1° gennaio quella brevissima), mentre il ministro grillino Bonafede ne fa una questione di principio. Il risultato sarà che il Pd, se Bonafede non fa marcia indietro, voteranno il disegno di legge del forzista Costa che cancella proprio il provvedimento.
Siamo, in sostanza, nelle sabbie mobili per il governo giallorosso diviso su tutto e Zingaretti ha un bell’insistere sull’Jus soli e, Di Maio ripete: “non lo vogliamo”. A rischio, quindi, c’è anche la manovra che deve passare le forche Caudine della massa di emendamenti, molti anche pensanti come quelli degli alleati di Italia Viva che intende togliere sugar tax e plastica tax, trovando al Senato il sostegno determinante delle opposizioni.
Auguriamoci che il governo regga sino al varo, con le opportune correzioni, della manovra. Poi è meglio una crisi che proseguire con la lenta agonia governativa e tutti i danni che comporta.
Voci, interessate o no, dicono che Mattarella avrebbe cambiato idea e consentirebbe la formazione di un nuovo governo. Può essere, ma probabilmente per gestire le elezioni anticipate che farebbero cadere, per la nuova legislatura, il taglio dei parlamentari con grande gioia anche di chi quel taglio aveva approvato e vedrebbe la possibilità di tornare in Parlamento.