DI MAIO SI DIMETTE DA CAPO POLITICO DEI 5STELLE PER LE TROPPE CRITICHE: “I MAGGIORI NEMICI SONO ALL’INTERNO”

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Una cosa è certa, la sorte di Di Maio e tutta grillina, dettata dalle invidie interne da coloro, non pochi, che non hanno accettato quel potere tutto concentrato su una persona che, a dire dei molti interni, non ha mai saputo gestirlo neppure nell’interesse del movimento visto la perdita di consensi, indicati dalle varie società di rilevamento; e dal salasso dei parlamentari che stanno ogni giorno prendendo la via del Gruppo misto -trentuno- che sembra che altri debbano aggiungersi numero attuale.
Con le dimissioni di Di Maio da capo politico grillino, finisce un’era ma nei 5 Stelle, non nella politica italiana come sostiene il senatore Emilio Carelli, un tempo giornalista di Sky che addirittura ha detto “questo è un giorno che passerà alla storia”. Mi spiace per Carelli, no, siamo solo alla cronaca delle profonde divisioni e della guerra intestina in un Movimento, nato antisistema, anti-partiti e trovatosi al governo una volta con la destra e subito dopo con la sinistra, votando la fiducia allo stesso premier, passando come se nulla fosse dal Conte-1 con i leghisti di Matteo Salvini al Conte-2 con il Pd, l’estrema sinistra di Leu e l’odiato Matteo Renzi, alla faccia della coerenza, non può trattarsi di mera lotta di potere, nulla a che vedere con la storia, tant’è che se il ricordo di Di Maio supera i trenta giorni è solo perchè mantiene il dicastero degli Affari Esteri.
Mi pare ovvio che con questi inusitati giri di valzer politici pilotati da Di Maio si determinassero profonde fibrillazioni, frastornando la base, mettendo in grande confusione parlamentari improvvisati e, spesso, inesperti, oltre ad essere digiuni delle turbolenze della politica e non avvezzi a quel che comporta stare al governo, non potendo più giocare sull’anti-tutto e sulla lotta al sistema quando Grillo riteneva addirittura inutile il Parlamento. Aggiungete che il successo, anche in politica, spesso da alla testa, mettete tutto questo in una incubatrice ed avrete anche la prima drammatica scossa di passare dal 32,7 delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 alla doccia fredda del 17,1 di un anno dopo alle elezioni europee. Così è verificata la vera e proprio guerra interna a Di Maio, resa ancor più dura sia dai non pochi delusi per non avere posti di comando nel governo o in Parlamento, sia dall’egemonia anche costosa per deputati e senatori grillini della piattaforma Rousseau e del suo leader Davide Casaleggio .
Le dimissioni da capo politico è stato l’unico modo, per il ministro degli Esteri, per lanciare la sfida ai suoi avversarie tentare la rivincita. “Ho terminato il mio compito – ha detto ai “facilitatori, di fatto segretari regionali scelti da lui – è il momento di rifondare. I maggiori nemici sono all’interno”. Ed ha parlato espressamente di aver” protetto il Movimento da trappole e approfittatori”, quest’ultimi tali da aver sempre fatto prevalere i loro interessi personali a quelli dei 5Stelle.
Ora, comunque, si aprirà la battaglia per la successione ed in questa fase, probabilmente il reggente sarà Crimi. Poi i candidati sono anche altri per il futuro , compreso ovviamente il dimissionario. E lo scontro sarà anche sulle alleanze perchè una parte intende rafforzare il legame con il Pd, altri vorrebbero più libertà di manovra o come Di Maio addirittura mantenere una posizione centrista rispetto al Pd ed a Leu, quasi contendendo il terreno ad Italia Viva di Renzi ormai lanciata alla costruzione del Terzo Polo con “Azione” di Calenda-Richetti e più-Europa.
Fossi il premier Conte la prossima settimana, a votare lo stop forzista di Costa e con Di Maio che potrebbe prendere la palla al balzo per mandare a casa il governo su una legge-simbolo per i grillini come quella del ministro Bonafede che la prescrizione cancella.
Molto dipenderà anche da domenica perchè se il centrodestra vincesse non solo in Calabria, ma anche in Emilia Romagna potrebbe essere Zingaretti a tornare, come era, sul no a Bonafede.
Pochissimi giorni, domenica prossima e vedremo se la storia cambierà.