DUE TESTE, DUE MENTI PARALLELE

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Si, hanno avuto espressioni diverse ed è proprio su quella diversità originale che possono essere messi sullo stesso piano. Parlo dell’editorialista del Corriere della Sera,  Beppe Severgnini  e del presidente dell’INPS, Tito Boeri. Due curriculum di tutto rispetto, due campi completamente diversi quelli in cui operano: il primo, giornalista editorialista, il secondo, docente di economia del lavoro alla Bocconi ed ora, Presidente dell’INPS.

Tutto farebbe pensare che, tra di loro non vi sia nulla che li accomuna, a parte la chioma folta, l’una di color bianco candido, l’altra, color bianco grigio, poi, nei giorni scorsi, in località completamente diverse, lanciano dei proclami che pur non convergendo, hanno una base comune: quella di mettere in discussione, senza averne titolo, “la roba” altrui.

Vediamo in analisi le due posizioni: Severgnini, dalle colonne del New York Times, evidentemente la platea italiana gli era insufficiente, ha lanciato la grande idea:la soluzione italiana per il fenomeno dei migranti. Secondo il Beppe nazionale, non vi sarebbe il motivo di preoccuparsi più di tanto, Alfano ne prenda atto,ai poveri migranti, sarebbe sufficiente, appena sbarcati sulle nostre coste, consegnargli un atto notarile con relativa mappa catastale dove gli viene indicato un sito sul territorio italiano nel quale possono espletare le loro capacità contadine. Ovviamente, l’assegnazione verrebbe fatta su terreni incolti ed ovviamente di proprietà altrui. Severgnini, tanto per non far mancare nulla, avrebbe anche individuato la regione italiana più confacevole a tale suo piano. Bene, indovinate? Si la Sardegna isola che lui definisce “la più bella del Mediterraneo”.

Il baldo editorialista sostiene che questa regione d’Italia, vi siano grandi spazi per “sistemare” quei “tantissimi sventurati” che scappano da guerre e miseria per rifugiarsi nel nostro Paese,quindo affidargli terre incolte non può che essere la soluzione ideale. Ma non basta, la Sardegna, sempre secondo la teoria Severgnini, sarebbe la regione che potrebbe trarne maggior vantaggio, in quanto, cito un suo dato, l’83% della popolazione vivrebbe in piccoli insediamenti sotto i cinquemila abitanti che, tra l’altro, si stanno svuotando, quindi non ci sarebbe neppure il problema degli alloggi.

Occhio però: Severgnini per validare e dare naggior peso alla sua geniale idea si richiama alla storia, e neppure a quella recente, va addirittura a cercare un esempio pratico a quattro secoli prima di Cristo. Allora, spiega ai lettori statunitensi, i Romani, applicavano un loro metodo, le terre conquistate venivano assegnate ai veterani che coltivavano e in ogni caso diventavano avamposto del costituendo Impero. Da ciò ne scaturiva il vantaggio per Roma che, nel caso specifico, esportava civiltà, e lo faceva, innanzi tutto, portando infrastrutture come strade, acquedotti e tutto ciò che poteva necessitare  alle popolazione barbare che non conoscevano i servizi già noti a Roma.

Vorrei tanto sapere se queste sue belle nozioni storiche sono frutto di una recente rilettura della storia del suo maestro Indro Montanelli, ciò che non mi torna è se Lui pensa che i migranti stiano attraversando il Mediterraneo per creare un avamposto nel nostro Paese e se, allo stesso tempo, ci vogliono portare la loro civiltà ed i servizi a noi sconosciuti. Chiedo scusa per la mia curiosita’ ma, non vorrei mi fosse sfuggito qualcosa.

Nessun malanimo verso questo popolo migrante che si sposta verso di noi in un momento dove le loro difficolta’ trovano le nostre che in diversi casi, non sono da meno delle loro. C’è però una cosa che non mi quadra: premesso che ognuno dispone della libertà di esprimere il proprio pensiero ma, da lì a immischiarsi su cose che non conosce come la nostra Sardegna, allora mi sia consentito di dissentire anche con un certo vigore e pregare gli ospiti di mantenere il loro ruolo specialmente quando certe espressioni vengono fatte fuori dal territorio nazionale. La Sardegna, terra di cui siamo orgogliosi, vorremmo gestirla noi senza intrusioni. Già ci pesano quelle che ci vengono da uno stato centrale, qualche volta patrigno, per non dover leggere di altri che pensano di poter dire la loro su problemi e località, cultura e tradizioni che sono al di fuori della loro portata.

Passiamo poi alla seconda ‘testa’, al prof. dell’INPS. Ebbene questo illustre cattedratico, economista per mestiere, abituato ai sistemi macroeconomici, ha pensato che, una volta messo lì per calcolo politico, avrebbe potuto essere colui che senza alcun imput, dovesse e potesse ergersi a Salvatore della patria e la cosa peggiore che gli poteva venire in mente non era altro che mettere mano alle pensioni. Che ci siano ldelle pensioni indecenti, lo sappiamo tutti e, dopo l’esperienza bocconiana concessaci dall’esimio prof.  Sen. a vita on. Mario Monti, in molti eravamo convinti di aver già dato è che esperienze del genere mai più avremmo dovuto conoscerne. Ora abbiamo questo astro nascente che, si è accorto della vergogna delle pensioni minime che il nostro Paese eroga ad un notevole numero di italiani e, sullo stile Fornero, il nostro pensa bene che, senza eliminare alcuna povertà con un colpo di bacchetta magica, ne provocherebbe tante altre. Per chiarire meglio il concetto, il prof. Boeri vorrebbe mettere mano alle pensioni che raggiungono duemila euro mensili  circa. Questo sta a dimostrare che il prof. è distante dalla realtà di tutti i giorni: se si diminuissero le pensione che lui ha indicato, per poter dare a quelle minime i cinquecento euro e, dare alle famiglie dove vi è almeno un cinquanta cinquenne, quella famiglia rimarrebbe in povertà e metterebbe sulla soglia della stessa povertà quelle famiglie alle quali verrebbe ridotto l’assegno. Da qui la reazione del governo. Giusto quel che è stato detto all’illuminato prof.: il compito che gli è stato affidato è quello di amministrare l’Istituto al meglio, le proposte, le decisioni, i provvedimenti sono riservati al governo ed al Parlamento. A buon intenditore, sarebbe come dire: se non ti senti o non sei all’altezza del tuo compito, lascia, anzi, se hai un po di dignità,  poichè i tuoi interventi rischiano di mettere in difficoltà il governo e la stessa maggioranza, traine le conclusioni, fai un passo indietro e passa la mano a chi sa amministrare, conscio dei limiti del suo mandato.

Il parallelo delle due menti sta nella facilità che entrambi hanno dimostrato nel voler decidere sulla pelle altrui. Severgnini, a parte la sua libera interpretazione sulle Centurie romane, poteva tranquillamente, tanto per dare un segnale tangibile, ospitare qualche migrante nella sua casa in Sardegna e, così, per saggiarne le capacità, affidargli il suo giardino e, poichè i suoi compensi al Corriere con l’aggiunta di qualche consulenza, gli danno certamente la possibilità di mantenere almeno una povera famiglia migrante, lo faccia in casa sua, perché è sempre facile proporre e disporre dalla tasca altrui.

Stesso identico discorso vale anche per il chiarissimo esimio ed illustre prof. bocconiano. L’Italia di quella stirpe ne ha avuto abbastanza, andare oltre rischierebbe l’indigestione. Prima di pensare alle pensioni di chi ha ampiamente provveduto a pagarsela, provi a vedere se, nelle pieghe dell’Istituto che presiede, vi sono possibilità di risparmio e, inizi a rivedere il suo compenso che, senza ombra di smentita supera abbondantemente la quota di quelle pensioni alle quali vorrebbe mettere mano. Se valutasse la cosa possibile e potesse dare una sforbiciatina, sarebbe sicuramente un buon esempio e verrebbe apprezzato molto di più delle proposte improprie che ha voluto fare.