E SCENEGGIATA SIA, QUELLA DI RENZI (con l’ausilio di Berlusconi)

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Chissà se quanto scrive Sallusti nell’editoriale di ieri su “Il Giornale”, corrisponde a verità. Vi è certo da dire che il ragionamento ha un filino di verosimiglianza. Di fatto è difficile dirlo, e ancor più difficile è farlo passare per buono attribuendo antefatti e fatti ad una figura come quella del Presidente Napolitano.

Scrive Sallusti: “Testimoni raccontano di come fu lui ad aizzare Fini contro Berlusconi promettendo al primo il posto di premier che era del secondo. Fallita per un soffio l’operazione ribaltone, Napolitano – come si racconta nel libro di Friedman – avviò consultazioni clandestine con banchieri (Bazoli e Passera) e finanzieri (De Benedetti) per preparare il colpo di stato del governo tecnico poi affidato a Monti. E c’è ancora lui dietro la scissione di Alfano che fu indispensabile per sorreggere il governo di Enrico Letta.

Tre fallimenti (Fini, Monti e Letta-Alfano) che portano la firma di Napolitano ma che soprattutto hanno portato il paese vicino alla rovina.”.

Se quanto riportato da Sallusti, ed anche da Friedman, avesse veramente fondamento, allora, a maggior ragione diventerebbe più credibile “la sceneggiata” di Renzi, il quale, ieri con la riunione di maggioranza sembra abbia voluto sottolineare, pur  se fra le righe; quella tesi, blindando la vita del Governo:

“Renzi blinda la maggioranza” titola, con soddisfazione anti-berlusconiana, il quotidiano-partito “La Repubblica”. E indica uno scenario con un patto di governo fino al 2018 tra i nove partiti che lo sostengono .Patto che prevede la  riforma elettorale con il premio di maggioranza alla lista e non più alla coalizione, un misto capolista-preferenze, la soglia di sbarramento addirittura al 3%, varo al Senato entro la fine dell’anno e alla Camera entro febbraio; sostegno allo Jobs Act, sulla delega fiscale e sulle riforme costituzionali.

Addio, quindi, al Patto del Nazareno, Silvio Berlusconi messo alla porta con il “prendere o lasciare”, ma non potrebbe prendere, e la gioiosa macchina da guerra messa in piedi dal premier via verso la vittoria perché il Pd è quotato sopra al 40%, dunque si prenderebbe subito il premio di maggioranza? Non voglio lasciarmi ingannare dalle apparenze, la realtà, secondo me, è ben diversa.

Prosegue, infatti, la sceneggiata renzian-berlusconiana con l’obiettivo di costringere Napolitano a subire le elezioni anticipate domenica 22 febbraio, rinviando le dimissioni per l’aggravarsi di una crisi economica come dimostrano tutti gli indicatori in preoccupante discesa e le previsioni delle agenzie di rating, comprese quelle Ue sul nostro Paese.

E che sceneggiata sia lo dimostra il fatto che non può reggere, al Senato, il patto di governo tra le nove sigle perché l’opposizione ovvia di Forza Italia, Lega, Grillini, unita a quella di una parte della sinistra Pd è pronta a mettere in minoranza l’Esecutivo. Che è, appunto, il passaggio voluto dal premier per giungere, in tempi brevi, alle elezioni in febbraio.

Per questo non credo abbia fatto dispiacere a Renzi sia l’attacco frontale che Massimo D’Alema gli ha fatto, ieri sera in Tv, sia l’annuncio in una intervista del “no” di Stefano Fassina alla Legge di Stabilità, definita recessiva e avventurista (“Cosi’ Renzi porta l’Italia sul Titanic”). Inoltre lo stesso Fassina ha firmato con il lettiano Boccia, Civati, Cuperlo, D’Attorre, Miotti, Rosy Bindi una lettera-appello al premier per sostanziali cambiamenti alla Legge di Stabilità e al Jobs Act con maggiori stanziamenti, almeno un miliardo e mezzo di euro in più, per il lavoro, altrimenti “le riforme senza soldi rischiano di rimanere solo buone intenzioni “ e “non sarà possibile raggiungere gli obiettivi che lo stesso presidente del consiglio si propone di centrare”.

La sinistra dem, in sostanza, scende ufficialmente sul piede di guerra e non è un caso che D’Alema si sia così esposto in una pubblica requisitoria anti-Renzi, dicendo chiaro e tondo che “la pazienza della minoranza Pd sta per finire” e “sbaglia chi pensa chi nella sinistra ci sia aria di smobilitazione. Anzi, una parte del partito potrebbe assumere un atteggiamento un po’ combattivo”. Ed ancora: “Renzi è un episodio della sinistra, non il suo punto di arrivo, la nostra storia continua”.

Il premier, quindi, –anche ammesso, ma non concesso che la sua non sia una sceneggiata- non è in grado di blindare la sua maggioranza perché se NCD accetta tutto, pur di rimanere al potere, la sinistra Dem non pare disposta a subire ancora. Gli annunzi di Fassina (che significa Bersani) e D’Alema ( che significa Cuperlo) lo dimostrano. Possibile che Renzi sia così ingenuo da andare ad uno scontro che lo vedrebbe solo perdente? Non credo proprio. Più probabile che lo faccia di proposito con un preciso obiettivo: convincere Napolitano a rimanere qualche mese e subire il voto anticipato a febbraio. Molto dipenderà, a mio avviso, se i suoi sponsor internazionali, soprattutto quelli americani, sono o no ancora al suo fianco.