ELEZIONI ANTICIPATE SEMPRE PIU’ VICINE

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Quanto scrivevo domenica scorsa trova conferma negli ultimi avvenimenti. La decisione ultima del Governo di porre la fiducia sulla delega alla riforma del lavoro che, in pratica, abolisce il famoso, famigerato articolo 18 ne rappresenta la conferma.

Questo atto aumenta lo spirare, sempre più forte, dei venti di crisi. Probabilmente è quel che vuole Matteo Renzi nella sua strategia di andare alle elezioni anticipate, che, addirittura, potrebbero tenersi nell’ultima domenica di febbraio. Non altrimenti si spiega lo show down con una parte della sinistra Pd sul Jobs Act.  Come dicevo, la fiducia sulla delega alla riforma del lavoro con la pratica abolizione dell’articolo 18, rischierebbe, al Senato, il “no” di una pattuglia di senatori dem. L’ha detto con chiarezza Stefano Fassina: “se la delega resta in bianco è invotabile e con la fiducia ci sarebbero conseguenze politiche.” Anche Gianni Cuperlo, che ha riunito i “ribelli” e cerca, comunque, un ponte con il premier, è stato costretto a sottolineare: “porre la questione di fiducia su una legge delega di questa portata sarebbe un errore.” Vi risparmio le dichiarazioni di altri esponenti della sinistra Pd e non mi sembra un caso che Civati sia andato alla manifestazione anti-governo di Sel.

Renzi, lo ha confermatoi ieri sera su ‘Quinta Colonna’, sembra deciso alla sfida: o con me o contro di me. Il fatto è che, domani, vuol portare l’approvazione alla riunione dell’Ue sul lavoro, a dimostrazione ella volontà italiana di andare avanti sulle riforme. Il problema è che rischia di non avere, al Senato,la maggioranza, ponendo la fiducia o di ottenerla, togliendo , però, la modifica fatta per tenere anche la sua sinistra, con i voti di Forza Italia.

Non può, evidentemente, estendere il “patto del Nazareno”, facendo subito un’alleanza politica con Berlusconi, ma con l’alibi di terminare il semestre di presidenza italiana dell’Ue, andare avanti con un rimpasto o con un governo-bis tipo quelli balneari della Prima Repubblica, per arrivare alle elezioni anticipate a fine febbraio, massimo primi di marzo, con il proporzionale , sbarramento al 4 % e nessun premio di maggioranza, ossia con il sistema uscito dalla sentenza della Corte Costituzionale. Civati già pare in clima di voto anticipato se dice alle prossime elezioni dobbiamo fare l’alleanza con Vendola non con Verdini“.  Il che presuppone una scissione.

Ovviamente il premier porterà il Pd, epurato di una parte della sinistra dem, alle urne senza alleati, appellandosi agli elettori pressappoco così: “i “pensieri deboli”, camuffati da poteri forti, ci hanno impedito di cambiare l’Italia, di fare le riforme, votateci e vi daremo un futuro migliore “

Difficilmente, a mio avviso, otterrà, almeno al Senato, la maggioranza e sarà costretto ( forse, di buongrado) a fare la “grande coalizione“ con Berlusconi, preparando, con il ritiro dell’ex-cavaliere ,il “partito della nazione” che conterebbe in sé il centrosinistra, ma con tanto centro.

Questo, sembrerebbe, il vero obiettivo dell’ex-sindaco di Firenze. Gli osrtacoli, però, non mancano. Il più grosso potrebbe essere rappresentato dal governatore della Banca Centrale Europeo Draghi, con il quale ha avuto un nuovo durissimo scontro quando è andato a trovarlo nella villa che il big economico ha in Umbria, alla vigilia della riunione a Caserta del board della BCE . E va ricordato che Draghi, nella conferenza stampa conclusiva, ha detto di comprendere i manifestanti, che contestavano, ma che la situazione non è colpa della Banca Europea . E poco prima aveva significativamente sottolineato che i governi devono fare le riforme necessarie, critica indiretta anche a quello italiano.

Se allo scontro con Draghi aggiungete Eugenio Scalfari, per il quale Renzi“ è l’erede di Berlusconi”, la Camusso che lo definisce una nuova Tatcher, mentre per Della Valle è “una sola” come Marchionne e il direttore del Corriere della Sera gli dedica un durissimo editoriale, beh !, non mi pare che la situazione sia proprio tranquillissima per il premier che si trova anche alle prese con i magistrati, gli statali, la gente della scuola ,l’alta burocrazia, e chi più ne ha , più ne metta.

Renzi, è quanto mai deciso, non c’è dubbio, ma reggerà il “patto del Nazareno”, dal quale dovrebbe uscire anche il prossimo Capo dello Stato ?

giustus