Governo – La carta di Berlusconi?

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E bravo Di Maio, dopo tanto brigare, ieri, sempre con il suo sorriso stampato, è risuscitato per fare una proposta che mette in seria difficoltà Salvini. Berlusconi un passo indietro, Forza Italia no, premier della coalizione, pochi punti di programma e, ovviamente legge elettorale. Una proposta che non lascia spazio a rifiuti, una proposta che mette in difficoltà Berlusconi che di spazi o di passi non vuole lasciarne.
Ed ora? A parte le sfuriate di Salvini che non può lasciar cadere la proposta del penta stellato senza farne una contro ma che sia di peso. Bisogna dare atto sulla mossa di Di Maio che, se fosse farina del suo sacco, è quella da scacco matto, fuorchè, dal cappello di Salvini non salti fuori quel quid che possa dare atto ad una contromossa che ricambi la cortesia al suo dirimpettaio. Ci sarà? I tempi sono strettissimi, l’Europa non ci fa sconti, gli impegni premono e il rischio è la bancarotta per questo nostro Paese che si avvia a grandi passi verso una estate felice inconsapevole della ghigliottina che sta per calare sulla sua testa.
Certo, l’idea del fuori Di Maio, fuori Salvini , è di grande fascino; siamo arrivati al capolinea con Mattarella che non può più assumersi la responsabilità di rinviare neppure un minuto, bisogna pensare in fretta, oggi scadono i termini, o esce un nome della politica oppure, il tecnico è già pronto. Questa volta, per grazia di Dio, non sarà quel Monti di tristissima memoria che solo una mente come quella del signor Napolitano poteva partorire, ma, non illudiamoci, Cottarelli o altri che gli somiglino, sarà nelle condizioni di fare molto meglio. Chiunque vada avrà poteri limitati: andrà in Parlamento a chiedere la fiducia e, molto probabilmente gli verrà rifiutata, dovrà governare con il vincolo degli affari correnti e questo sarà un grosso guaio, non per il governo, bensì per il Paese, per noi, povere vittime la cui colpa è solo quella di non aver saputo scegliere quando ce ne è stata data la possibilità.
Il governo ai vincitori è quello che è stato invocato in questi sessanta e passa giorni di trattative non trattative, di veti e controveti: quello non vuole Berlusconi, non vuole Matteo Renzi, l’altro non tratta con il PD, non gli piacciono i grillini ma rimane affascinato dall’idea di fare il premier e, quindi, la storia. Eppure se ne deve uscire, bisogna andare avanti. Ma, come?
Mi dispiace, Berlusconi avrebbe, secondo me, la carta in mano per mettere nei guai i due galletti, solo dovrebbe ragionare anche lui in politichese, facendo finta di abdicare.
Si è detto: il premier, ne Salvini, ne Di Maio, un passo indietro di Berlusconi per l’esecutivo. Ok, ci vuole una persona che faccia parte, in qualche modo della coalizione ma che sia rappresentativa e che goda del gradimento dell’Europa. Ebbene, chi meglio di Tajani? Potrebbe Salvini rifiutare quel nome, magari proponendo Giorgetti? E Di Maio, a questo punto quale pretesto tirerebbe fuori dal cappello per dire no ad una figura che oltre che essere persona gradevole rappresenta pure una istituzione di calibro?
Berlusconi può sempre essere il presidente del suo partito, potrebbe, libero dagli impegni che gli verrebbero da una sua presenza nell’esecutivo, dedicarsi ad accaparrare ancora qualche voto a Forza Italia che, non è che gliene avanzino.
Salvini, anche lui, se restasse fuori dal governo, visto che sarebbe comunque a termine, potrebbe consolidare la posizione elettorale della Lega.
Il PD non avrebbe motivo di una opposizione netta come lo è stato sinora: Tajani, in fondo, è una garanzia anche per loro:
Questa mia sarà forse fantapolitica, a decidere sono altri, a noi è dato solo immaginare, osservare e buttare li qualche idea, che non sarà mai raccolta ma che, comunque, ci lascia la possibilità di dire, dopodomani, “io l’avevo detto”.