SE LA SITUAZIONE PERMANE, EBBENE, E CRISI SIA

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Non si riesce più a contare quanti siano i bocconi amari che Conte ha ingoiato sino ad oggi e, almeno da quanto appare all’orizzonte, troppi ne incombono: un orizzonte cupo che lascia solo spazio ad un temporale di dimensioni inaspettate. Il momento, dicono in molti, compreso Berlusconi che ormai si differenzia in tutto da quel centro-destra che sostiene di essere asse portante, non sarebbe adatto per una crisi, ma è altrettanto vero che andare avanti con un governo che non governa, credo sia anche peggio.
Si scontrano su tutto nel governo e il nuovo decreto di aiuti a famiglie ed imprese non decolla anche a causa dei grillini che rispolverano assistenzialismo ed odio nei confronti degli imprenditori, ritornando anche in sintonia con la Lega sul no alla messa in regola degli extra-comunitari, indispensabili nel settore agricolo come sostiene la ministra dell’Agricoltura Bellanova che minaccia le dimissioni. A complicare ancor più la situazione il “caso Bonafede- Di Matteo” con il premier Conte che difende il ministro della Giustizia, sostenuto alla fine anche da Crimi e Di Maio, in grossa difficoltà perché a provocare l’incidente ed a fornire motivo alle opposizioni per dire: Bonafede si dimetta. è stato proprio un’icona del Movimento 5Stelle come il magistrato antimafia e consigliere del Csm Nino Di Matteo, che Grillo, nel 2014 incoronò come l’uomo dell’anno e degli onesti nella kermesse in onore del padre di Davide Casaleggio.
Non i tratta, quindi, di un “caso” da poco perché è tutto interno ai grillini, il cui programma sulla giustizia è tutto incentrato sul pensiero del magistrato, che ha dato lui il fuoco sulle polveri, dicendo papale, domenica scorsa durante la trasmissione di Giletti su La7, che Bonafede gli aveva chiesto se era “disponibile ad accettare l’incarico di capo del DAP o in alternativa quello di direttore generale degli affari penali, il posto che fu di Falcone.” “Chiesi -ha detto il magistrato- 48 ore di tempo per dare una risposta. Nel frattempo alcune informazioni trasmesse alla Procura antimafia ed al DAP avevano descritto la reazione di importantissimi capimafia: se nominano Di Matteo per noi è la fine.” L'”icona” dei grillini va a trovare il ministro , dicendo che aveva “deciso di accettare l’incarico al Dap”, ma -ha spiegato alla TV- il ministro mi disse che ci aveva ripensato e nel frattempo aveva deciso di nominare il dottor Basentini. Ci aveva ripensato o forse qualcuno l’aveva indotto a ripensarci”.
Affermazioni pesanti pronunziate da un personaggio di altissimo livello e molto stimato dai grillini. La reazione di Bonafede è stata altrettanto dura con un intervento telefonico da Giletti : “rimango veramente esterrefatto nell’apprendere che viene data un’informazione grave nella misura in cui si lascia trapelare un fatto assolutamente sbagliato che non sta né in cielo né in terra”.
Lo scontro non è finito così, Bonafede ha insistito sul web, con interviste alle quale Di Matteo ha risposto con altre durissime interviste, sottolineando: “io non faccio illazioni, cito fatti. Non posso accettare che si metta in discussione quanto da me detto: il ministro cambiò in 12 ore. Bonafede mi ha scaricato. Mi difenderò con il coltello tra i denti”.
Conte, che ha confermato fiducia nel suo ministro, ha una bella gatta da pelare anche perché Bonafede, alla Camera, ha ripetuto la sua tesi e, riferendosi alle polemiche per ‘avvenuta scarcerazione dei 376 boss mafiosi per il coronavirus, ha annunciato la marcia indietro e, comunque, anche da parte di alcuni dem si vuole un chiarimento della vicenda mentre il centrodestra chiede le dimissioni e Matteo Renzi vuole la verità “prima di parlare di mozioni di sfiducia voglio vedere se è un regolamento di conti ” e,comunque, “la vicenda rischia di essere il più grave scandalo giudiziario degli ultimi anni.”, capace addirittura, a giudizio di molti, di far cadere il governo al Senato se il leader di Italia Viva si convincesse delle accuse del supermagistrato.
Per questo mi sono dilungato sulla vicenda, pur se l’Esecutivo traballa ogni giorno di più ed i grillini sono all’offensiva su tutto e si scontrano in particolare con il ministro dell’Economia Gualtieri che non sopporta più l’assistenzialismo e le iniziative di alcuni minitri grillini ad iniziare dalla ministra del lavoro Nunzia Catalfo che, prima, voleva che lo Stato diventasse azione delle piccole e medie imprese alle quali andranno dei finanziamenti a fondo perduto ed ora addirittura propone di abbassare l’orario di lavoro a parità di salario, trovandosi il no deciso della Confindustria e dell’Associazione dei costruttori ANCE. Inoltre il capo politico del Movimento Crimi dice no alla sanatoria dei migranti che lavorano nel settore agricolo e come colf, come chiede la ministra Bellanova. “Le ipotesi in campo che prevedono la concessione di permessi di soggiorno temporanei a immigrati irregolari, non aiuta l’emersione del lavoro nero, tutt’altro.”. Replica la Bellanova: “Facciamo lavorare in modo regolare i cittadini senza permesso di soggiorno che sono in Italia oppure le aziende lasceranno marcire i prodotti, altrimenti le aziende li utilizzeranno in maniera irregolare, magari anche attraverso la criminalità: ” Ed aggiunge : “per me la questione mi pone di fronte ad una riflessione attentissima, per me è motivo anche di permanenza nel governo. Non sono qui a fare tappezzeria”. Se considerate che è anche capo delegazione di Italia Viva si comprende come questa ulteriore questione stia allarmando il premier Conte. Che ha bel dire: “La maggioranza e salda e coesa” quando è vero proprio l’opposto. Intanto chi attende gli aiuti promessi per fine aprile e che al 6 maggio ancora non si vedono e chissà quando arriveranno rischiano la disperazione. Il primo suicidio di un imprenditore campano che non poteva pagare fornitori e dipendenti, è un drammatico companello d’allarme. Non pare, però, che nel governo molti a rendersene conto.