I MERCATI CONTINUANO AD INFIERIRE. MA, CI VOGLIONO VERAMENTE TUTTI PIU POVERI?

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Non vorrei dirlo anche se, in effetti, le cose stanno esattamente così. I due vice premier stanno giocando duro, con una spavalderia che poco si addice alla reale situazione del nostro Paese. Siamo tutti consci delle qualità e delle risorse del nostro popolo, ciò non toglie che il nostro debito pubblico e il non volerlo considerare può portarci ad effetti talmente gravi tanto da non poter aspettare a quei famosi sei mesi che ci separano dalle elezioni europee tanto invocate in questi ultimi giorni da Di Maio e da Salvini.
L’arroganza e il trionfalismo dei nostri vice, e l’assenza totale del Premier, verso quelli che definiscono, burocrati di Bruxelles, prima che vadano via ci puniscono pesantemente attraverso un mercato inclemente che già ha iniziato a dare segni preoccupanti con il risultato che a rimetterci siamo noi poveri ed inermi cittadini, non loro, i politici che ci stanno governando in maniera dissennata.
Diceva il nostro celebre e bravo allenatore della nazionale di calcio Trapattoni: “Mai dire gatto finchè non l’hai ne sacco”, questo in relazione ai risultati che avranno le prossime elezioni europee. Pensare sin da oggi al risultato che si potrà avere a maggio 2019, anche se i sondaggi vedono i socialisti alla canna del gas, e il PPI in grande difficoltà, dare per scontato un risultato favorevole ai nostri movimenti giallo-verdi allargato all’intero continente potrebbe esser azzardato.
Comunque, questo coro dei due big, giallo e verde, sul licenziamento, da parte degli elettori, tra sei mesi, ossia dopo le elezioni europee di maggio, è per la maggior parte frutto del grillino di un crescente nervosismo con messaggi minacciosi all’alleato-rivale ( “non si torna indietro o si va al voto”) e in Salvini, di tattica, comunque rischiosa. Lui, Salvini, sa bene che la manovra non regge e che, in particolare, il reddito di cittadinanza è una follia che sta provocando pesanti critiche tra l’elettorato del Nord e tra gli stessi parlamentari leghisti. Deve, però, far finta di appoggiare Di Maio per evitare che quello faccia la crisi di governo, addossandone la responsabilità alla Lega e, poi, fare un governo con l’estrema sinistra (significativo è il sì di alcuni esponenti al reddito di cittadinanza) e ad una parte del Pd , quello non renziano. .
Il leader leghista rischia grosso, perché sa bene che la maggioranza degli italiani e la stragrande maggioranza del suo elettorato sono contrari a elargire quel “reddito”, perciò non può andare troppo per le lunghe, sino, cioè, alle “europee” come proclama, perchè potrebbe perdere molti consensi. L’Unione Europea è, per tutto questo, la sua salvezza, una bocciatura del bilancio dello Stato e l’apertura di una procedura d’infrazione alle regole, gli consentirebbe di dare la responsabilità a Bruxelles dell’impossibilità di mantenere le promesse elettorali ed il “contratto di governo”.
In questo Di Maio faccia pure la crisi , come sperano i leghisti.
Il problema è se i giochi saranno proprio questi e l’azzardo dei salviniani può far sfuggire di mano la situazione con conseguenze non calcolabili. Di certo sempre negative per i cittadini, sulla cui pelle si giocano partite politiche che possono, alla fine, portarci al disastro.
Non ci rimane che incrociare le dita e, parafrasando quello che Papa Francesco ripete soprattutto ai giovani. “Non facciamoci portar via almeno la speranza”.