IL GOVERNO E CONTE ALLA PROVA DEL FUOCO :QUANTI AIUTI VERI E QUANTI SOLO SULLA CARTA ? E PER IL CONCRETO RILANCIO E LA RIPRESA NIENTE O QUASI

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Ieri sera, oserei dire la solita solfa: pochi minuti al termine del TG1, stop alla trasmissione, c’è il premier che ci sollazza con la solita conferenza stampa con a latere uno stuolo di ministri ha fatto il panegirico del Decreto Rilancio, finalmente varato dopo lunghissima gestione e svariati annunci, i primi nella seconda parte di aprile addirittura. Soldi di là, soldi di qua, ce n’è per tutti e si velocizzerà tutto per riparare ai ritardi registrati nell’attuare gli altri decreti. Questo di ben 55 miliardi di euro, 260 articoli, in circa cinquecento pagine, dovrà, però, questa volta -bontà sua- essere approvato dal Parlamento e Conte spera, anche migliorato grazie all’apporto dell’opposizione, che, però, è sul piede di guerra se, addirittura, un esponente forzista, cioè del partito più aperto al confronto ossia Forza Italia, come l’ex-ministro Brunetta ha sparato a zero sul “decretone”, mettendo all’angolo, ieri notte a “Porta a Porta” il vice-ministro dell’Economia Misiani, in palese difficoltà. Se questo è il buongiorno figuratevi il resto con un Salvini all’offensiva su tutto, persino contro il Recovery Fund, contro il quale i leghisti voteranno domani all’Europarlamento, sancendo la nuova spaccatura del centrodestra con Forza Italia che voterà a favore, mentre la Meloni farà astenere i suoi anche se fanno parte dei conservatori che esprimeranno un sì, come i socialisti, i liberali di Macron, altri gruppi ed ovviamente il Ppe , del quale fanno parte i forzisti italiani.
Non che la maggioranza parlamentare stia meglio del centrodestra anche se il cemento del potere è un bel collante, ma ormai è guerra aperta all’interno del governo con i grillini che ormai hanno nel mirino Conte, reo di averli traditi per favorire il Pd e non è detto che compaia qualche emendamento pesante sul “decretone” che già porta con sé l’interrogativo di quanti siano gli aiuti veri e quanti quelli solo sulla carta, mentre per il rilancio, ossia la ripresa le risorse sono nulle o scarse, mancando una visione strategica sul da farsi ed aspettando il Recovery Fund che dovrebbe avere mille miliardi di euro con indubbi vantaggi per i Paesi più danneggiati dal Covid-19 come l’Italia e la Spagna, le quali avrebbero anticipati alcuni aiuti entro fine giugno.
In sostanza, appare sempre più difficile per Zingaretti difendere il premier che è, poi, un modo per difendere se stesso dai molti che nel Pd vorrebbero sostituirlo con il governatore dell’Emilia Romagna Bonaccini che potrebbe riportare i renziani nel partito dove hanno lasciato non pochi parlamentari in “aspettativa”. Ed è in questa direzione un segnale non di poco conto quello di Michele Ansaldi che prendendo spunto dalla liberazione della Romano, dal ricevimento fatto da premier e ministro degli Esteri e dal riscatto pagato per dire: “Intanto agli italiani non è arrivata una lire. Qui si rischia la rivolta. Dato che la politica è ferma e tutti sono inamovibili se fossi un commerciante, un imprenditore, uno a partita Iva andrei sotto al Quirinale a chiedere a Mattarella di mettere un ragioniere a Palazzo Chigi, sicuramente combinerebbe di più”. Ora Ansaldi è un parlamentare di punta di Italia Viva, non un peones e se ha parlato così ha il sapore di un messaggio preciso al premier, fotografando, oltretutto, uno stato d’animo che è ben presente anche tra i dem, ad iniziare dal ministro dell’Economia Gualtieri.
Se aggiungete i rumors su inchieste in corso da parte di varie procure anche sulla base di esposti presentati su come è stata affrontata l’emergenza covid-19 e la preoccupazione del Viminale per accenni di rivolta nel Nord avrete altri sintomi di una situazione che si sta facendo insostenibile, altro che soldi per tutti come ha garantito il premier Conte nell’ennesima conferenza stampa a fine Tg1! Avrà avuto anche questa volta una mega-audience e magari molti gli avranno creduto, ma se quei tanti euro non arrivassero ?