IL PARTITO “MODERNO” DI MATTEO RENZI

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Scrivevo ieri sul mio blog (giustusblog.it), interpretando le parole di Lucia Annunziata, di u Renzi proiettato verso un grande partito, somigliante alla vecchia DC rivista e corretta. Non ero il solo: anche Massimo Gramellini de La Stampa ed Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, hanno fissato la loro attenzione verso quella direzione.

Il primo, Massimo Gramellini, scrive:  “in Italia è rimasto un solo partito “. E spiega che “non è di sinistra.Si chiama ancora Pd , ma è già la versione moderna, senza tessere né sacrestie, della Democrazia Cristiana, la balena interclassista che tutti criticavano e però votavano.” Di fatto “il partito unico di Matteo”, ovvio Matteo Renzi.

Per Antonio Polito  il premier ha addirittura esautorato il Parlamento e l’attuale è un governo extra-parlamentare con il leader che  “trasferisce sempre più il potere legislativo all’Esecutivo”  e  moltiplica “ i luoghi di decisione  politica esterni al Parlamento”  . Saremmo, quindi, ad una sorta di post-democrazia  perché quella vera “non è soltanto decisione, ma anche e soprattutto  potere di controllare il potere. Ogni giorno e non solo una volta ogni 5 anni.”

Sono, queste, due versioni  di una stessa convinzione : Matteo Renzi   non lascia spazio agli avversari, drena tutti i voti possibili , sinistra estrema a parte, cambia , di fatto e con leggi, la Costituzione, creando, quindi, tutti i presupposti di una Repubblica presidenziale. Gramellini e Polito non lo dicono esplicitamente, ma è significativo che l’ex-senatore Pd ( cioè Polito)  sostenga che   negli stati Uniti “i parlamentari hanno una incomparabile possibilità di condizionare le scelte dell’esecutivo”, ossia del Presidente.

Mi pare  che  i due autorevoli commentatori abbiano, forse un pò esagerato nelle loro opinioni che pur contengono qualche verità.

Renzi, probabilmente, aspira non dico al “partito unico”, impossibile  a realizzarsi , ma certo al “partito della nazione”, fortemente maggioritario , e ad una Repubblica Presidenziale che lo veda al vertice, ma è ancora lontano da quegli obiettivi.

Torno a dire che non v’ha dubbio che ci proverà, andando , per prima cosa, al voto anticipato ,nell’ultima settimana di febbraio, con la legge elettorale emersa dalla sentenza della Corte Costituzionale , quindi sistema proporzionale, sbarramento al 4%  e nessun premio di maggioranza. Il “patto del Nazaremo” prevede questa soluzione. Ma, poi, accadrà davvero che, non avendo nessun partito la maggioranza al Senato si determini la “grande coalizione Pd-Forza Italia” che, poi, non può chr sfociare in una fusione nel “partito della Nazione quando Silvio Berlusconi si farà da parte.  Ho l’impressione che    non sia facile né che l’attuale premier possa fare il pieno di voti dicendo agli elettori : voglio cambiare l’Italia e non me lo consentono; datemi la maggioranza e rilancerò il Paese. Per gli elettori sarebbero parole già sentite.

Già il famoso 41% delle Europee quasi si dimezza se andiamo a vedere il numero dei votanti sul numero degli elettori, ma siamo sicuri che non scenda in campo anche qualcuno capace di attrarre voti  ? Anziani( circa 22 milioni)  e mondo cattolico sono bacini di non votanti e possono riservare clamorose sorprese e se davvero Diego Della Valle scendesse in campo , magari candidarsi lui a leaders, ma  per sostenere un altro candidato-premier, che so ?, un Marchini, ad esempio , questa sarebbe una variante capace di sconvolgere tutte le previsioni. Ma non basta: non dobbiamo dimenticare che anche l’ex ministro di Monti Corrado Passera ha annunciato la sua discesa in campo per attingere allo stesso elettorato borghese e moderato, a quel ceto medio tanto bistrattato che rischia di sparire, poi vi potrebbe essere Luca di Motezemolo, non fosse altro che per far dispetto a Marchionne.

Il futuro politico dell’Italia, quindi, è tutto da vedere e la disastrosa situazione socio-economica, andando avanti a questo ritmo ed ora con la recessione che colpisce anche la Germania, può determinare reazioni popolari imprevedibili. Ne farebbe le spese anche il governo, anche Renzi. Che è costretto  ad andare avanti con un decisionismo talvolta eccessivo per le lungaggini parlamentari, per un  ostruzionismo, soprattutto grillino, portato a livelli insostenibili. Questo oltre al fatto che tra i deputati e senatori del Pd    la sinistra interna è forte e  , con emendamenti a leggi e riforme, può ostacolare la marcia di Renzi. Certo, l’uso  smisurato ai decreti ed alla sfiducia  rischia di svuotare il Parlamento dalle sue funzioni e, quindi, sarebbe necessario un richiamo al governo da parte del Capo dello Stato, come fece, più volte, nei confronti dell’Esecutivo guidato da Berlusconi.

Sarebbe, infine, opportuno un monito presidenziale anche a quell’alta burocrazia   che  va a rilento nell’attuazione di leggi e decreti :  siamo  a decine e decine di provvedimenti ancora da onorare , non pochi risalgono addirittura al Governo Monti.  Secondo voi  c’è ,poi, da meravigliarsi  se aumentano “i luoghi di decisione politica esterni al Parlamento “  e se Renzi conduce una battaglia , che forse , questa sì, dovrebbe essere ancora più decisa, nei confronti degli ostacoli burocratici ?

giustus