Il quadro politico: sono in atto i primi mutamenti ?

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L’entrata a gamba tesa sulla recente assoluzione di Berlusconi della Chiesa italiana,sottolineata dal Presidente della CEI Angelo Bagnasco, non è stata ben accetta  in Forza Italia, anche se non vi sono state dichiarazioni ufficiali non manca chi fa notare che se c’è ancora qualcuno che difende le posizioni della Chiesa, quello è il partito di Berlusconi, altri, più duri, addirittura esprimono giudizi poco lusinghieri sui comportamenti del clero, tanto deprecabili da offuscare quelli dell’ex premier.

C’è di fatto che la Cassazione, con la sua sentenza ha rimesso in gioco Berlusconi, il ritorno sulla scena del Silvio nazionale, può rilanciarsi. Indirettamente lo ammette persino un esponente del Pd, ed ex-Pm, come Michele Emiliano, ex-sindaco di Bari e candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Puglia, dicendo che “ha subito un danno notevolissimo d’immagine” per l’inchiesta sul “Caso Ruby” e “ dopo la decisione della Cassazione, la procura milanese, in maniera istituzionale, dovrebbe prendere atto della sconfitta e scusarsi con Berlusconi.”

Questa novità ha fatto registrare anche un intenso movimento sul fronte massonico collegato con l’estero e addirittura a antichi personaggi, mentre Matteo Salvini, pur sostenendo, forse più per un trasporto elettorale che Berlusconi ormai non è più il leader di Forza Italia,sembra stia comprendendo dell’errore commesso, la discesa in campo di Tosi contro Zaia, ufficializzata nella notte scorsa, ha fatto schizzare i sondaggi  nel Veneto, verso il centrosinistra. Da qui forti pressioni su di lui perché accetti la presenza di una lista “tosiana” in appoggio al governatore uscente. Pare che il leader della Lega stia riflettendo su questa opportunità, ponendo una condizione: la lista non deve avere il nome del sindaco di Verona. Che, alla fine, potrebbe anche avere un  ripensamento ed accettare perché, comunque, con i consiglieri regionali che potrà far eleggere può condizionare Zaia. Questa soluzione eviterebbe anche ulteriori danni ad un centro-destra.

In casa PD intanto si preparano le armi, questa potrebbe essere la battaglia finale con la resa dei conti tra Renzi e la minoranza PD. Il premier-segretario dica no alla minoranza del Pd, l’Italicum non si tocca e si va avanti così. Pier Luigi Bersani , che oggi riunisce i suoi a Bologna, replica che lui non voterà più la legge elettorale se non cambia, ma fa capire che intende rimanere nella Ditta. Gianni Cuperlo, leader di un parte della sinistra Dem, è andato, al Tg3 per dire: se a Matteo Renzi preme l’unità del partito deve accettare le correzioni alle riforme, altrimenti non si può rimanere con chi stravolge la democrazia. Gli fa eco Massimo D’Alema, tornato all’attacco, definendo di fatto antidemocratiche sia il ddl Boschi, approvato dalla Camera in seconda lettura, sia l’Italicum. “Io ho dato dei suggerimenti utili – ha aggiunto con un sorriso -, ma non ho avuto alcuna risposta.”

Cambiamenti alla legge elettorale li chiede anche il presidente dei deputati Speranza, che ha sempre mediato ed ora s’è preso anche uno sberleffo dal premier a proposito del Jobs Act “dopo l’approvazione al Consiglio dei ministri del 24 dicembre il capogruppo del Pd Roberto Speranza ha esultato e Maurizio Sacconi del Ncs si è lamentato: Due mesi dopo il contrario, escono le deleghe, i testi sono identici, ma questa volta Sacconi esulta e Speranza si lamenta. Tutto è comunicazione. Da parte nostra è comunicazione schizofrenica!” Credo che il presidente dei deputati dem non l’abbia presa bene anche perché nelle commissioni tutti i suoi, compresi, quindi, anche i renziani, avevano chiesto modifiche al jobs Act, ma il premier-segretario ha fatto finta di nulla. Ovvio che, oggi, Speranza sollevi riserve sull’Italicum che, anche se approvato, dovrebbe andare all’esame della suprema Corte per verificarne la costituzionalità.

Sì, i prossimi giorni saranno senz’altro intensi e forse anche pieni di sorprese. Sono fermamente convinto che ne vedremo proprio delle belle.