Il Renzi-2 preoccupa persino i renziani

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Il Renzi-1, quello della rottamazione, del cambiamento e dell’innovazione piaceva a molti, anche fuori dal Pd; quel 40% e passa preso alle “europee” lo confermava dopo la clamorosa vittoria alle primarie dem per la segreteria: Sembrava, in sostanza, il nuovo che avanzava, un giovane deciso a trasformare il Paese,a farlo uscire da una devastante “ guerra dei vent’anni” e da una burocrazia asfissiante. Un leader, forte  anche di appoggi e  simpatie internazionali, ad iniziare da quelle, per certi aspetti fondamentali, d’Oltreoceano.

In sostanza attraeva la sinistra non estremista e gran parte dei moderati, tra i quali non pochi lo consideravano il vero erede di Silvio Berlusconi che non a caso lo stimava da tempo e con il quale fece, poi, il famoso Patto del Nazareno, di fatto rilanciando il Cavaliere , nonostante la condanna e l’esclusione, per la verità iniqua perché basata su una legge  reattroattiva probabilmente incostituzionale .

Non era, certo, gradito Renzi a una buona parte di ex-comunisti che lo consideravano quasi un usurpatore, fatto che piaceva ai moderati che intravedevano nel segretario-premier un giovane politico capace di mettere all’angolo  gli ex-leader diesse  ad iniziare da  D’Alema e Bersani  e di parlar chiaro col suo linguaggio da toscanaccio .

All’improvviso – e per esplicita dichiarazione dell’interessato – è comparso il Renzi-2, quello checade in braccio al socialismo europeo e va  avanti come uno schiacciasassi , qualcuno dice come un carro armato , senza curarsi di ascoltare i pareri degli altri,  rinunciando a quella cultura del confronto e del dialogo alla quale era stato educato agli inizi della carriera politica da giovanissimo dc.

Lui ed il suo “cerchio magico”, composto di fedelissimi della prima ora con l’aggiunta di qualcuno colpito sulla via di Damasco, si sono così chiusi quasi in un fortino, incuranti dagli strali che piovevano e continuano a piovere da tutte le parti , avendo solo l’obiettivo di fortificare il loro potere anche attraverso riforme costituzionali, certo necessarie, direi indispensabili, ma   da varare con ampi consensi, non  per avere, domani prossimo,  il  controllo di tutto. E’ stato agevole per i molti oppositori sostenere  che si stava prefigurando quasi un regime, qualcuno ha addirittura parlato di soppressione della democrazia. Forse si esagera, probabilmente, ma la caparbietà nel non accettare giusti miglioramenti  acuisce i sospetti , anche quelli non condivisibili.

La stessa insistenza di Renzi e del “cerchio magico” di dire “va tutto bene madama la marchese”, siamo fuori dalla crisi, ecco la ripresa , guardate i dati  sa tanto di specchietto per le allodole  perché un organismo come l’Ocse accerta, sì, che c’è un  miglioramento , ma che nel 2016  torneremo a bloccarci. Né la situazione internazionale  induce all’ottimismo con le ricorrenti voci di un nuovo tsumani economico-finanziario.

Alcuni renziani più liberi hanno, così, iniziato a preoccuparsi e sussurrare che il leader un po’ fuori di testa , s’è montato troppo, si crede invincibile oggi perché non ha alternative . E le stilettate contro di lui vengono, ormai, da più parti , ma l’interessato non si preoccupa e sorride, stringe mani, va su e giù per l’Italia ed il mondo,  contraddice addirittura se stesso come con quell’appalto di 5900 auto blù ( ma non aveva detto di averle eliminate ?)   e con il leasing supermilionario del super Airbus per giungere più velocemente ( senza scalo) agli appuntamenti internazionali. La stessa minoranza dem , rinvigorita dal successo di un estremista alla testa dei laburisti inglesi , non se ne sta più calma ed è all’offensiva  iniziando dalle riforme, chiedendo, insieme a tutte le opposizioni parlamentari ed anche a qualche senatore del Ncd, quindi maggioranza governativa, di tornare all’elettività del Senato, evitando il pasticciaccio brutto d’oggi. Renzi  dice di no, la ministra Boschi dice di no, il vice-segretario Guerini ripete il Mantra del  no e tutti insieme dicono “i numeri ci sono”. Ossia i numeri per approvare la rifoma del Senato. Il guaio, però, è che i conti non tornano  ed i 161 “sì” sembrano, al momento attuale, una chimera  se  il presidente di Palazzo Madama Grasso  ammette gli emendamenti all’art. 2 , quelli, appunto, che farebbero tornare l’elezione diretta dei senatori.

Renzi, l’altro giorno, ha persino commesso una clamorosa gaffe  così come la Boschi nel dire che , essendo troppi gli emendamenti presentati in Commissioni, la discussione si sposterà subito in aula. Il guaio, per i due, è che spetta al presidente Grasso decidere e non ad un ministro od al Presidente del Consiglio  . La Lega ha, comunque, ritirato le centinaia di migliaia di emendamenti  anche se il capo gruppo dem Zanda ha parlato di “manovra politica” e la Boschi ha chiosato che rimangano ancora tre mila emendamenti.”

A complicar la situazione ci è messo anche Alfano che, per cercare di tenere unita Alleanza Popolare”, dove una decina di senatori vorrebbero votare per il Senato elettivo, ha avanzato un vero e proprio diktat. Riprendendo  una recentissima proposta del suo coordinatore Quagliarello : cambiamo la legge elettorale inserendo  il ballottaggio tra coalizioni e non liste come oggi e voteremo uniti la rifroma del Senato.

La risposta renziana per il momento è no, ma tutto dipenderà dall’art.2. Il segretario-premier, a mio avviso, una volta che Grasso ammettesse l’emendabilità dell’art. 2, cambierebbe idea e per evitare una crisi di governo accetterebbe  il cambiamento per la legge elettorale. A meno che nelle tre ore di colloquio con il presidente Mattarella non abbia ricevuto la garanzia che se il governo va sotto, si va alla elezioni anticipate da lui fortemente volute. Non credo, però, che il Capo dello Stato sia di quest’idea e potrebbe optare il rinvio alle Camere di Renzi od un incarico a Grasso  di formare un governo istituzionale.

Per essere sinceri si ha l’impressione che stiamo assistendo ad una clamorosa sceneggiata  e non mi meraviglierei se il “patto del Nazareno” fosse ancora in vita con il premier che, considerando anche il fatto che in un ballottaggio tra partiti  non è da escludersi una vittoria grillina, accetta il  cambiamento della legge elettorale proposto , per primi, dai forzisti e ripreso da Alfano  e così tutto rientra.

Se dovessi scommettere sceglierei questa soluzione  che potrebbe regalarci un Renzi-3 più vicino al Renzi-1 che piaceva tanto ai moderati , ossia a quel centro che, in Italia, è fortemente maggioritario.