LA COMUNITA’ DI SANTA TERESA CHIEDE CHE VENGA RISPETTATO LO SPIRITO ECOLOGISTA DEL SUO CONCITTADINO ANDREA QUILIQUINI

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In questi giorni ho seguito con attenzione la vicenda della casa donata al WWF Italia dal cittadino di Santa Teresa, Andrea Quiliquini.
La casa, composta da una parte coperta e da un cortile che il compianto Andrea da quel grande ecologista che era, nonchè laureato in agronomia, aveva sempre tenuto in esercizio quel cortile per le sue sperimentazioni nella ricerca di mantenere e valorizzare specie di piante autoctone che correvano il rischio di estinzione vittime del progresso.
La casa, da quel che si evince dai vari interventi sia sui social che sulla stampa locale, ma anche da ricordi visivi di chi ha vissuto e vive a S. Teresa, è rimasta in esercizio e curata per quanto possibile dalla moglie del compianto Andrea, anche lei sulle orme del marito, e, perchè no, dal figlio Renato per il quale è facile affermare che buon sangue non mente: tutto questo finchè alla signora Quiliquini non è stato fatto capire che era ora di farsi da parte, il suo tempo come la sua collaborazione era arrivata al capolinea.
Comunque, negli ultimi tempi, la casa, da antica è diventata vecchia e da vecchia stava diventando cadente, un intervento doveva essere fatto, bisognava restaurare, parola da usare per il significato storico, cioè: “intervento edilizio per la conservazione e la valorizzazione di un edificio senza alterarne la forma e la divisione (Zingarelli)”. Capisce signora Bianchi cosa intende la cittadinanza di Santa Teresa? Ho letto attentamente l’articolo apparso oggi su La nuova Sardegna che, se non ho capito male, riporta il suo pensiero compreso il ricorso alle vie legali per chi non la pensa come lei. Io non so cosa intende quando dice che ‘il WWF nazionale non è protagonista di alcuna cementificazione’: se si riferisce al tutto il territorio nazionale dove opera nessuno quì a santa Teresa credo abbia possibilità di verifica, mentre per quel che riguarda l’immobile in oggetto, le foto parlano chiaro: l’immobile aveva urgente necessità di restauro e su questo nulla da dire, ma che su una foto fatta di recente sia ben chiara la gettata di cemento su questo nessun dubbio. E’ giusto che difenda l’onorabilità dell’Associazione, quindi è da ritenere che non è stata lei ad ordinare quella piattaforma che è stata colata nel cortile/orto, lo ha fatto l’impresa di sua iniziativa? Denunci e faccia rimettere in pristino il mal fatto.
Mi dispiace doverle sottolineare che lei come me è ospite di questa comunità, per quel che mi riguarda mi sento adottato ma non dimentico mai la mia posizione e cerco sempre di essere un passo indietro dei teresini.
Quell’edificio, avamposto della vecchia comunità abitativa di Santa Teresa, oltre a ricordare il donatore, tutti hanno sempre saputo che sarebbe stato valorizzato nello spirito e nelle intenzioni di Andrea che nel ricordo del nonno che trascorreva la sua vecchiaia curando quelle poche piante che poteva coltivare, mi dicono che sino alla colata di cemento addirittura vi era una vecchia vite che nel dialetto gallurese veniva chiamata “caracaghjola” ed era il vitigno base dell’antico vino rosso gallurese. Lo so, queste cose possono non interessare a chi non conosce la nostra terra ma, credo, sono convinto che Renato, figlio di Andrea sarebbe stato ben felice di mantenere quella vite che risaliva al suo bisnonno e che suo padre aveva mantenuto in vita non solo per il ricordo bensì per l’onore e l’orgoglio di essere cittadino del vecchio Lungoni.