LA FRITTATA DI SALVINI – Resurrezione o inferi

Standard

LA FRITTATA DI SALVINI – Resurrezione o inferi
In effetti non ci è voluto molto a trovare una soluzione, forse molti passi erano già stati fatti, ma, la frittata l’aveva fatta lui, Matteo Salvini, ed ora, con tutti gli ingredienti era stata cotta pronta ad essere servita.
Così, governo fatto, dicono, di legislatura, anche se solo qualche grillino ingenuo ci crede, Salvini con la sua Lega all’opposizione, dove, anche da quella parte crede di poter fare a meno di tutti, specialmente del vecchio Berlusconi e, dalla sindrome della sua onnipotenza, non capisce che in certi momenti sono tutti utili e lui è proprio di quel poco che oggi rappresenta Forza Italia, ha più bisogno che mai, dovrebbe aver imparato qualcosa in questi mesi che è stato al governo, cioè che se vuole andare avanti ha bisogno di coprirsi la sponda al centro e quel lato lo può garantire solo il vecchio Berlusconi. Attenzione, non farlo subito, nella certezza che tanto dove possono andare, al momento della necessità potrebbe trovare quel posto indisponibile.
Matteo Salvini, forse non si è reso ben conto di non essere l’unico Matteo in gioco, infatti con le sue sgraziate dimissioni ha fatto il miracolo di resuscitare il vecchio Ulivo ha fatto il miracolo politico di risuscitare il governo dell’Ulivo di prodiana memoria con l’estrema sinistra di Leu, determinante al Senato (sempre che non ci siano colpi di scena..) Nei più rosei sogni dei D’Alema, Speranza e Bersani , i fuorusciti dal Pd, non potevano nemmeno cullare la speranza di un ritorno al governo. Era un’ipotesi impossibile e l’avvenire si presentava oscuro, addio al potere! All’improvviso, Lui, il leader leghista, perso nel delirio di onnipotenza , nella dichiarata volontà di avere “pieni poteri”, ha fatto patratac.
Attenzione, il governo voluto più da una Merkel in difficoltà e da un Macron ancora convinto ancora nella grandeur del suo paese, non avrà vita facile anzi, tutt’altro: la quadra trovata tra due forze che, a parte l’ostentata sicurezza, si trovano più problemi interni di quanto non ne abbia tutto il centro-destra, sanno bene che tutto è dipeso e voluto da una sola persona, l’unico, colui che piace poco a tutti, che è stato in silenzio tutto questo tempo, in attesa del suo momento e, quell’attimo, lo ha fatto scattare Salvini. Senza Matteo Renzi, il governo non si sarebbe fatto, senza Matteo Renzi neppure le trattativa sarebbero iniziate, Matteo Renzi ha lui in mano il boccino per dirigere la partita: aveva chiesto che ci fossero tre suoi ministri, contateli; Mattarella è persona seria ma, per quanto sia, potete immaginare che abbia dimenticato chi è stato a volerlo su quella poltrona?
Con il voto anticipato ad ottobre, come aveva dato per scontato Salvini, i renziani non erano pronti, ma, da marzo in poi è un altro discorso e non mi pare un caso che l’ex-sindaco di Firenze ed ex-premier sia già partito all’attacco di Di Maio ministro degli Esteri, ironizzando pesantemente sull’inglese del grillino, vero sconfitto ed ormai a rimorchio del premier Conte, dopo essere stato richiamato all’ordine e scaricato da Grillo. Si, perché a veder bene le cose, i fatti parlano chiaro.
Ora tutta l’attenzione si sposta sul voto di fiducia al Senato, dove il gruppo delle autonomie è orientato, inizialmente, all’astensione che a Palazzo Madama ha il significato di voto contrario e dove, secondo un ormai ex-sottosegretario leghista 12 senatori “stellati” sarebbero pronti a non dare la fiducia a Conte in cambio di una ricandidatura con la Lega . Di certo è che la nuova maggioranza parlamentare non avrà vita facile sia per l’annunciato Vietnam leghista che può contare su molti presidenti di Commissione che possono creare ostacoli e ritardi all’azione di governo; sia per le oggettive contraddizioni tra gli alleati come avveniva nel governo prodiano dell’Ulivo che ebbe vita breve; sia e direi sopratutto, infine, per la spada di Damocle che Renzi ha teso sul governo. Carlo Calenda ha fatto già il primo passo, uscendo dal Pd, e creando i suoi comitati. E’ di fatto, l’avanguardia dell’esercito renziano che sta coordinando Rosato. Non fatevi ingannare delle cortine fumogene di una polemica tra Renzi e Calenda. I due sono d’accordo e della partita c’è, nell’ombra, anche Gianni Letta, quindi gran parte di Forza Italia. L’obiettivo è ricreare un “grande centro”, offrendo un’alternativa anche a quel 47% percento che diserta le urne o non sa per chi votare.
Non escluderei che la clamorosa intervista di tre pagine del 26 agosto su “Il Foglio” di Urbano Cairo che illustra un vero e proprio programma politico, non sia parte del disegno centrista tant’è vero che i grillini, molto preoccupati, hanno rilanciato il conflitto di interessi, diretto verso Berlusconi, come ha ammesso Morra in TV, ma con l’obiettivo di colpire anche Cairo visto anche l’esponente “stellato” il suo comizietto l’ha fatto ad “Onda” di proprietà di Cairo anche editore del “Corriere della Sera” e di rotocalchi, quindi anch’esso in area “conflitto di interessi” secondo i grillini.
Ho proprio la sensazione che, nonostante tutta la buona volontà del presidente Mattarella di evitare il voto anticipato, l’entusiasmo di Bruxelles e di Trump per il nuovo governo Conte, la borsa che va sù, mentre lo spread va giù, in primavera si andrà a votare. Comunque, vediamo, intanto, se l’attuale maggioranza parlamentare passerà le forche caudine del senato, quindi attendiamoci, in ottobre, una schioppettante Lepolda renziana e l’esito delle elezioni in Umbria. Saranno elementi fondamentali per comprendere cosa accadrà.
Salvini? Vorrà andare ancora da solo alla conquista del potere? Oppure pensa che mettendosi d’accordo con un Di Maio relegato egli Esteri con un Conte che, quanto meno, parla le lingue fondamentali per sedere ad un tavolo e portare avanti una discussione nei tavoli europei, riesca a emergere in quel ruolo? No, il nostro Matteo deve mettere la testa apposto, non è nelle condizioni di dettare legge, sarebbe consigliabile che torni nella sua casa naturale, magari ungendosi un pò di umiltà addosso, senza illudersi che un accordo con la Giorgia Meloni, possa portarlo lontano.
Le condizioni perché rimanga nel gioco ci sono ancora tutte, ma, stia ben attento che il treno bisogna prenderlo quando passa senza sperare di poterlo prendere al volo all’ultimo momento.