La lezione da trarre dall’aggressione a Silvio Berlusconi

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No, non c’è da stare allegri a seguire il dibattito politico, a leggere certi giornali e a soffermarci su certe dichiarazioni. Si sperava che l’aggressione a Silvio Berlusconi, frutto di un clima d’odio che avvelena il Paese, consigliasse a tutti un ritorno a un civile confronto come, più volte, ha auspicato, invano, il Capo dello Stato. Invece lo spettacolo che viene offerto anche nelle trasmissioni televisive, va in direzione opposta, è veramente desolante. Peggio di prima, direi. Perché, tolte eccezioni che purtroppo esistono e condizionano negativamente, si parte con le buone intenzioni, ma poi prevalgono gli interessi di parte e ci si rinfacciano responsabilità per la situazione, preoccupante, che s’è creata.
Sia chiaro: nessuno schieramento politico è esente da colpe e l’uso improprio delle parole, che finiscono per essere davvero pietre, è negativo patrimonio comune dell’attuale politica, di alcuni giornali e giornalisti, di una minoranza di magistrati, nonché di personaggi diciamo “storici” sino ad ieri pacati e considerati moderati.
E’, altresì, vero che la demonizzazione, operata anche da alcuni PM, nei confronti del premier, ha assunto la caratteristica di una miccia perennemente accesa, contribuendo ad alimentare l’odio reciproco e, quindi, qualche responsabilità in più l’hanno avuta e l’hanno le sinistre. Anche perché gridare al delitto di lesa maestà , a minacciare la democrazia per il progetto di modificare una Costituzione vecchia di oltre sessant’anni e concepita per limitare i poteri di chi governa nel timore dei comunisti al potere, significa
inventarsi a tutti i costi un nemico che non esiste. Nè criticare la Corte Costituzionale per certe sue decisioni, com’è avvenuto in passato da parte di esponenti dell’allora Pci, può significare distruggere le istituzioni.
Detto questo, ho l’impressione che qualcuno, nel Pdl, voglia dimostrarsi più realista del re ,cadendo nella trappola di chi, come Di Pietro e compagni, ritiene di trarre vantaggi da uno scontro che spesso finisce in un’aggressione verbale. Questo impedisce di isolare gli estremisti e di aprire un vero dialogo con il Pd che, tolta qualche frangia minoritaria e una Rosy Bindi pentita a metà per le sue dichiarazioni e smentita dai suoi, sembra disponibile a un civile confronto. Come ha dimostrato la visita del segretario Bersani al premier in ospedale.
Non v’ha dubbio che la sanguinosa aggressione al Cavaliera e la sua demonizzazione, che continua (basta leggere certi giornali e certe dichiarazioni come, ad esempio, quella di Marco Travaglio che rivendica il diritto di odiare Berlusconi ) finiscano per far indebolire tutta l’opposizione e far aumentare i consensi a premier, governo e Pdl. Non è detto, però, che questo trend regga, considerando che chi è in maggioranza ha maggiori responsabilità e deve dare il buon esempio in una situazione così delicata che richiama alla memoria, per certi aspetti, drammatiche esperienze del nostro Paese.
C’è, quindi, da sperare che, passati i primi giorni di ovvia emotività e di comprensibile reazione ad attacchi che gli estremisti anche politici rinnovano, prevalga una più serena riflessione su ciò che accaduto e la lezione da trarne. E qui dovrebbe soccorrere il suggerimento che viene dalla filosofia di Martin Heidgger , ossia che la gestione di un evento si svolge nel tempo e non tutti gli effetti di tale evento possono essere misurati nell’immediato. In sostanza, limitarsi a gestire l’eccezionalità di quello che i filosofi chiamano un accadimento rischia di non comprenderne la complessità, soprattutto se si continua a ragionare secondo vecchi schemi come, purtroppo, spesso si fa in relazione alla indispensabile riforma di sistema. Ovviamente, non è questa la sede per approfondire la lezione di Heidgger che comprende la novità della tecnica, ossia delle nuove tecnologie che stanno sconvolgendo gli attuali equilibri di potere. Appare, comunque, opportuno iniziare a ragionare in modo diverso e l’occasione offerta da un drammatico evento appare importante. Anche perché può farci uscire da una spirale d’odio non più sopportabile e traghettarci, finalmente, verso una democrazia compiuta. Quella che speravamo dopo la caduta dl comunismo e il cui processo fu interrotto, guarda caso, proprio da alcuni Pm oggi trasformatisi in politici.

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