LA SINDROME DI MARCELLO SORGI

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E’ da un po di tempo che evito di scrivere per il mio blog, questo non significa che non vi siano motivi di discussione, anzi, direi, il contrario: motivi ce ne sono e tanti, tali da creare solo confusione. Se oggi ho deciso di riprende il computer e rimettermi a scrivere, lo faccio perché mi sento tirato per i pochi capelli che mi rimangono. Lo spunto mi viene da un articolo scritto da Marcello Sorgi, editorialista de La Stampa, sul dibattito-confronti sulle primarie del PD.

In prima, titola: “Il rischio della sindrome democristiana”.  E, prosegue: “Doveva essere un confronto all’americana, quello su Sky, ma alla fine s’è risolto in una specie di congresso democristiano”. Dopo una serie di argomentazioni sugli interventi dei candidati alla segreteria del PD, conclude il pezzo: “…il confronto tra i cinque (contendenti) riecheggiava i vecchi congressi della DC: dove tutti fingevano di darsele di santa ragione dalla tribuna per due tre giorni, salvo poi ritrovarsi uniti al momento di fare il governo e spartirsi le poltrone”.

Non posso certo sostenere che a Marcello Sorgi mancano argomenti per evitare di tirare in ballo il solito ritornello della “vecchia Democrazia Cristiana”, non lo posso sostenere perché lui, allora c’era, e da bravo notista politico ha conosciuto sia la Dc nel suo contesto, che gli uomini che ne facevano parte. Ecco perché trovo, quanto meno,  ingeneroso questo continuo denigrare non un periodo ormai concluso, bensì un partito che, attraverso errori, ma anche e soprattutto opere di grande merito ha portato il nostro meraviglioso Paese fra i grandi del Mondo. Questo lo ha fatto attraverso i suoi uomini che ne hanno formulato la politica ed i programmi.

Quando cita i congressi della DC, facendo intendere che da essi poco o nulla ne scaturiva, evidentemente dimostra di essere di corta memoria, allora vorrei consigliare a Sorgi di andare a leggersi gli atti dei congressi democristiani, dal primo all’ultimo, e vedere se da quei dibattiti venivano solo attribuzioni di poltrone o idee e programmi. Quegli atti, sicuramente li troverà negli archivi de La Stampa, giornale di cui è stato direttore, altrimenti potrebbe sempre cercarli presso la Fondazione Sturzo.

Caro Sorgi, quello che non va nel suo articolo, e non solo su questo, è il voler paragonare gli uomini di oggi con quelli di ieri. Sia obiettivo: si può paragonare Bersani a Berlinguer, a Natta, a Ingrao, e tantissimi altri? E, per cambiare colore dove sono oggi i Nenni, I Lombardo, i De Martino: e i Fanfani, i Moro, i Rumor, i Colombo, i Donat Cattin, Malagodi, gli Almirante ecc..

Torniamo alla Democrazia Cristiana ed ai suoi congressi, gli uomini di quella DC erano una fucina di idee loro e quelli che senza apparire hanno contribuito a fare grande l’Italia, a partire da Del Noce, Achille Ardigò, Ermanno Gorrieri, Siro Lombardini, Beniamino Andreatta ecc.. Si possono fare paragoni? Mi dica lei. Purtroppo, la nostra disgrazia è l’aver avuto un ordinamento che ha voluto puntare alla distruzione di quella classe politica, alla distruzione di quei partiti che potevano e tenevano la schiena dritta nei confronti dei vari poteri, senza accettare la loro ingerenza, ma lo facevano sul piano delle idee, della politica, quella vera che oggi tanto auspichiamo e che i pseudo politici di oggi si sono fatti scippare per ignavia e per incapacità.

Questo caro Sorgi dovrebbe essere un motivo di riflessione quando cita qualcuno dei partiti del passato, Democrazia Cristiana compresa. E’ vero che c’era allora una corsa alla poltrona, così come avviene oggi, la differenza però stava nella qualità e negli intenti, basta andare a vedere come erano composti i Governi di allora, chi erano i ministri, chi erano i Presidenti delle Camere, dove stanno gli Spadolini, i Pertini, i Merzagora, i Leone. Quelli erano personaggi che occupavano poltrone per governare, possiamo dire lo stesso oggi? Mi creda e lei potrebbe essere testimone, Fra quelli di oggi, sul piano  della gestione non salverei neppure i tecnici.

Vede, al suo posto, caro Sorgi, anziché denigrare i partiti di una volta, mi sforzerei per richiamare questa classe malamente eletta a prendere esempio dalla storia, guardando si al futuro senza perdere l’esperienza del passato. Se così facessero, forse rimetteremmo al loro posto i tecnici, al ruolo di consiglieri e consulenti di quei politici che erano pur professori e dei quali molti di loro sono stati allievi.

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