La tregua impossibile proposta da Renzi

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Ieri, i telegiornali ed oggi i quotidiani ci hanno proposto Renzi in tutte le salse. A sentire lui sino al prossimo referendum dovrebbe esserci un continuo martellare di “strusciamento” ed un attaccarsi sugli specchi, tutto perchè, convincere la sua opposizione interna a restargli accanto. Insomma, chiede una tregua impossibile alla minoranza. Ma, l’appello all’unità è caduto, di fatto, nel vuoto sia perché il segretario-premier non ha fatto alcuna concessione sulla legge elettorale ed ha collegato l’impegno per le amministrative al “sì” al referendum sulla riforma costituzione, sia per l’intervento improvvido della Boschi che non solo non si è scusata come richiesto da Cuperlo per aver accusato chi tra i dem sostiene il “no” referendario aè praticamente uguale a Casapound, ma addirittura, ribadendo quell’infelice equazione. Aggiungete che l’aver anticipato il Congresso dopo il 15 ottobre, giorno in cui i cittadini si pronunzieranno sulla riforma costituzionale, non farà altro che accentuare le divisioni interne. Non a caso uno dei leader della minoranza come Speranza, pur confermando che si impegnerà nelle amministrative, non ha escluso di candidarsi alla segreteria per sostenere una alternativa politica a Renzi, come a dire il centro-sinistra contro il partito della nazione .

“Come fai sbagli” direbbe qualche renziano, parafrasando un recente sceneggiato televisivo e ribadendo le accuse della maggioranza dem secondo la quale la sinistra interna critica aprioristicamente segretario e governo. Il fatto è che le previsioni elettorali in grandi città come Roma, Milano e Napoli sono fosche per il Pd e sulla stessa linea si pongono i sondaggi per le “politiche” visto che i grillini, per la prima volta, superano il Pd, 28,4% contro il 28%, mentre in testa sarebbe, se unito- fatto molto incerto – , il centrodestra (oltre il 30% anche con la Destra e senza gli alfaniani) con la Lega stabile al 13 e Forza Italia che, con il 12,6%, è in crescita. Né può confortare Renzi il primo sondaggio che vede prevalere il “no” nel referendum, quel “no” sostenuto con forza da cinquanta costituzionalisti, tra i quali ben sette ex-presidenti della Suprema Corte, tutti definiti con disprezzo “archeologi” dal segretario-premier.

In queste condizioni la tregua proposta (vocabolo infelice – ha rilevato Speranza- perché presuppone una guerra) non ha alcuna possibilità di essere realmente accettata. Forse, in parte, per le amministrative, ma la vedo difficile, ad esempio, a Roma, dove i dalemiani simpatizzano per Marchini, ed a Napoli, dove pesa l’esclusione di un big come Bassolino.

Né credo sia un messaggio positivo per Renzi il convegno tenutosi a Bologna per ricordare Beniamino Andreatta, proprio in contemporanea con la Direzione dei dem, disertata da un personaggio del calibro di Pier Luigi Bersani per essere alla riunione emiliana insieme a Romano Prodi ed Enrico Letta. Baci ed abbracci tra i tre -riferiscono òeagenzie-, battute dirette e indirette nei confronti di Renzi per sottolineare il suo egocentrismo, il suo ignorare che “la politica è il noi, non è l’io” (Letta); per ricordare la stagione dell’Ulivo con il “siamo gli ex-giovanotti della sinistra di Governo” (Bersani). Ci si è messo anche Prodi a far battute e quando ha visto il caloroso abbraccio tra Letta e Bersani è subito accordo anche lui a fare altrettanto, dicendo: “volevo venire tra i reduci”, chiaro riferimento alla dispregiativa definizione renziana di ex-leader ulivisti che non la pensano come lui. E lì, in quel convegno bolognese, non sono mancate dure critiche alla legge elettorale che “non va bene” e “va cambiata”, cavallo di battaglia della sinistra dem che, in Parlamento, ha, con poche defezioni, votato la riforma costituzionale, sempre abbinando quel “sì” alla richiesta di modificare l’”Italicum”, proposta respinta da Renzi anche di recente.

In questa situazione parlare di tregua mi sembra, di fatto, impossibile e la Boschi, che non prende quasi mai la parola nella Direzione Pd, come ha ammesso, questa volta l’ha fatto per dare uno schiaffone verbale ad uno dei due leader della minoranza, ossia Cuperlo che voleva le scuse boschiane perchè profondamente offeso dalla ministra, secondo la quale chi sostiene il no referendario vota come Casapound, quasi politicamente accomunando due inconciliabili ed antitetiche posizioni politiche.

Non credo sia questa la strada per ottenere la tregua renziana. E l’aver unito, come ha fatto il segretario-premier, campagna elettorale per le amministrative del 5 giugno e campagna per il “sì” nel referendum costituzionale del 15 ottobre non farà che peggiorare la situazione. Era questo che si voleva? Qualche maligno dirà di sì. Io invece sostengo: “Che sia la volta buona?”.