L’appello-sfida di Renzi: sarà “guerra” fino a ottobre

Standard

 

Da oggi sino al vero referendum, quello confermativo d’ottobre sulle riforme costituzionali,  sarà “guerra politica” tra il segretario-premier ed i suoi oppositori. Matteo Renzi, infatti, li ha apertamente e duramente sfidati con la sua dichiarazione in TV a reti unificate a commento  del  quorum non raggiunto dai referendari sulle trivelle.

Il suo appello, dal tono  apparentemente  patriottico  del vogliamoci bene nell’interesse dell’Italia, smettiamola con le polemiche, collaboriamo uniti per risolvere i problemi  ancora sul tappeto, è stato invelenito con le brucianti accuse rivolte agli anti-renziani di non essere in sintonia con il Paese, quindi lontanissimi dalla realtà  perché chiusi nell’autoreferenzialità dei social network (strano lo dica lui che di questi strumenti abusa…) e negli interessi personali.

Il messaggio, ovviamente, è per tutti , a partire dalle opposizioni parlamentari che hanno presentato, oltretutto, una nuova  mozione di sfiducia al governo, a mio avviso, sbagliando. Lo è, però, in particolare per la minoranza del Pd , per i  sei presidenti  dem di Regioni che, insieme a   due del centrodestra, avevano promosso il referendum sulle trivelle  e che, ora, sul piede di guerra nei confronti del presidente-premier con il governatore della Puglia , il battagliero Emiliano , il quale  ha immediatamente replicato: “il premier manca di rispetto:14 milioni di italiani alle urne vanno ascoltati.” E altri referendari sottolineano  l’oltre il 50% della Basilicata, il 42,64 della Puglia, il 37,88 % del Veneto  ed il fatto  che gli ultimi referendum, a parte quello sulle acque, abbiamo registrato affluenze del 25 e del 23%, mentre ieri, nonostante i ripetuti inviti di Renzi, spalleggiato da Napolitano, il disimpegno della Cgil anti-renziana , la scarsità di informazioni ,di dibattiti, la demagogia dei posti di lavoro che si sarebbero persi   , si è giunti al 32%   ed il si’ ha ottenuto ben l’85,8%.

Credo non abbiano torto a sottolineare, come ha fatto Emiliano, che  anche questi milioni di italiani meritino rispetto  e non possono essere trattati  come fossero nemici della patria .  Qui, nell’euforia dello scampato pericolo, Renzi    ha sbagliato  e dovrebbe considerare con maggiore attenzione il significato di quei votanti che possono costituire una forte base , per lui pericolosa, per il vero referendum, cioè quello  di autunno , dove  entrerà in campo contro la riforma costituzionale anche una discreta  parte di coloro che si sono ieri astenuti dal voto . Lo sa bene il segretario-premier  visto in tv un po’ nervoso, secondo alcuni osservatori, a me è sembrato solo molto deciso  nel far comprendere  ai suoi oppositori nel Pd  e, forse, a una parte di Forza Italia:  ultimo appello, venite con me, collaborate o sarete emarginati.

Il fatto è che l’ex-sindaco di Firenze sta giocandosi tutto  da qui ad ottobre. E si sente accerchiato, con quella che ha definito “grande alleanza” contro di lui, a partire da certe inchieste sulle banche e delle iniziative della Procura di Potenza  che ha inquisito persino un sottosegretario del Pd, un vice-presidente di Confidustria e personaggi   del giro dem, costringendo persino  la ministra Guidi a dimettersi. E siamo solo all’inizio delle indagini, mentre è stata bloccata l’estrazione del petrolio in alcuni siti della Basilicata con danni non secondari sotto il profilo economico .

Aggiungete gli attacchi e le richieste di dimissioni nei confronti della ministra Boschi,  segretaria generale della Fondazione Open, nata sulle ceneri della  Big Bang  e come essa cassaforte  renziana nel senso che lì confluiscono le donazioni per l’attività cultural-politica, compresa la Leopolda, e per le primarie. Né può lasciare tranquillo il segretario-premier  una situazione economica incerta sia  per le stime al ribasso sul Pil, sia per l’inflazione  sotto lo zero, rispetto all’anno scorso, negli ultimi due mesi e,quindi, con lo spettro della deflazione che, ormai, aleggia in tutta la zona euro.

Da tutto questo la volontà di uscire  da quella che vede come una gabbia politica e di giocare a tutto campo, sperando che il ministro dell’Economia Padoan , che gli fu imposto da Napolitano e che considera troppo amico di D’Alema, non gli blocchi, come ha fatto con gli 80 euro per le pensioni minime, la diminuzione delle tasse proprio prima del referendum autunnale. Sarebbe, infatti, questa la mossa che gli consentirebbe di presentarsi come lo statista del fare, del cambiamento positivo , ostacolato dai vecchi e nuovi partiti, da chi lucra  rendite di posizione e non intende mollarle.

Certo, il tentativo di dire ai suoi oppositori interni: avete perso, smettetela con le polemiche, collaborate con me ed avrete un futuro politico  non credo scaldi il cuore dei Cuperlo, degli Speranza e compagni. Anzi, li indurrà ad   usare  toni più duri e iniziative più incisive.  Renzi, probabilmente, ne è convinto, ma deve farlo per non dimostrarsi arroccato in quello che i maligni definiscono “cerchio magico”, ma pronto al dialogo ed all’incontro  nell’interesse, sì, del Pd, ma soprattutto del Paese .

Sa anche, il premier, che ha alleati infidi negli alfaniani  che insistono a chiedere, come i resti di Scelta Civica e la sinistra dem, cambiamenti all’Italicum , soprattutto  sostituendo il ballottaggio tra partiti con quello tra coalizioni; cambiamenti che non intenderebbe concedere. Ecco un’altra sfida, forse un modo  per sottolineare: hanno votato la riforma, ma, poi, pensano al loro particolare, agli interessi di bottega, non a quelli dei cittadini, non alla stabilità del governo. Di nuovo: o io o “loro”, ”io o il caos”, giocando sull’antipolitica, sul discredito delle attuali forze politiche.

Così, con atti concreti, può anche vincere la partita di autunno, semprecché non vi siano, prima, incidenti di percorso   come sperano e forse tentano di preparare certi ambienti di oltre-oceano.  Di certo, Renzi non se ne starà con le mai in mano ad attendere gli eventi. Non è nel suo stile e cercherà di anticiparli, di provocarli  , presentandosi sempre  più come l’uomo di Stato che ha solo a cuore gli interessi del Paese.

Non gli sarà, sicuramente , facile, ma ci proverà: Statene certi.