Le sceneggiate di Di Maio – una vittoria di Pirro?

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Queste esternazioni rumorose per quanto vuote di significato lasciano sbalordito quel popolo che iniziava a pensare, a non del vero, più per Salvini che per lui, Di Maio, che, forse, qualcosa di costruttivo, questo governo potesse fare. Poi, la sceneggiata del balcone di Palazzo Chigi, come a voler rievocare ben altro balcone, con l’auspicio dei benpensanti che questo abbia ben altri sfoci che quelli tragici per il popolo di allora. Questa sceneggiata, degna solo delle origini del vicepremier, ha già causato danni rilevanti all’ economia del nostro Paese e, di conseguenza alle tasche dei cittadini che, senza colpo ferire si ritrovano, per ora, a pagare qualche punto in più sui mutui che hanno in essere. Altro che esaltazione, qui c’è da stare in guardia a non commettere errori irreparabili, bisogna dare il giusto peso alle parole del Capo dello Stato, non dobbiamo sottovalutare il dettato della Costituzione che prevede il pareggio di bilancio, non bisogna sottovalutare che sindacati, industriali,e,varie categoria sono sul piede di guerra per una manovra che ignora completamente il lavoro, gli investimenti, ed il ceto medio che sta subendo una spinta verso il basso. Il giovane Di Maio di questo avrebbe il dovere di preoccuparsi, anziché esultare prima di esporsi alle carnevalate, dovrebbe avere sempre ben chiara la situazione che di giorno in giorno sta diventando sempre più drammatica, dovrebbe pensare che a giorni dovrà chiedere un megaprestito ai mercati e che questi in una situazione di incertezza forse non vorranno correre il rischio di acquistare alcunché. Altro che sventolare bandiere,, non si vedo proprio il motivo che possa indurre Di Maio e company a questa esplosione di gioia, forse il presunto capo politico dei grillini farebbe meglio a riflettere sul trappolone che gli ha preparato Salvini che lui credeva di aver messo nel sacco inducendolo a cambiare drasticamente posizione, accettando quel 2.4% di debito.
Il leader della Lega intendeva mantenere i conti in ordine, appoggiando Tria, e l’aveva detto chiaramente, ottenendo applausi e consensi, alla platea di imprenditori presenti a Villa d’Este al Forum Ambrosetti sull’Europa. Non è passato molto tempo per aver dimenticato che lì e, poi, anche dopo il vertice con i suoi esperti economici Salvini aveva detto “noi siamo responsabili,,: così saranno contenti i mercati ed i vertici dell’UE”. Poi l’improvviso voltafaccia, sforiamo, sforiamo, a braccetto con Di Maio che voleva tanti miliardi da spendere.
Perchè questa clamorosa virata? Il motivo è semplice: i grillini avevano minacciato la crisi di governo se non si fosse finanziato il reddito di cittadinanza, tra l’altro inviso a molti leghisti e il ministro dell’Interno non poteva assumersi la responsabilità di una crisi, che pure vuole fatta, però, dall’alleato perchè diversamente questo poteva addossare alla Lega la responsabilità del fallimento del governo giallo-verdi e, quindi, recuperare molti voti, compresi quelli sugli emigrati, nei sondaggi, verso i salviniani, i quali sanno bene che il Def com’è congegnato non può reggere al terremoto dei mercati e dello spread, oltre a Bruxelles, al Presidente della Repubblica e ai probabili declassamenti delle agenzie di rating.
Cerchiamo di essere realisti, senza farci incantare dalle dichiarazioni anti-Ue di Salvini, dalle punture di spillo verso il Quirinale: a mio parere rientra tutto nella più ampia sceneggiata messa d’intesa con Berlusconi. La riprova si trova nell’intervista odierna su “Repubblica” del potente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti che, di fatto, annuncia profondi cambiamenti al Def, mostrandosi d’accordo con Mattarella sull'”esigenza della stabilità del debito”. Ed è estremamente significativo il riferimento di Giiorgetti al 2011 , sostenendo che da quella “esperienza dobbiamo trarre insegnamento” ed “allora ricordiamo che dobbiamo andare sui mercati a vendere i titoli di Stato, possibilmente con interessi accettabili”. In sostanza: “dialogo con il Quirinale” e “ricordiamo che sui mercati dobbiamo vendere i nostri titoli di Stato”.
Così disse il pezzo da novanta leghista , probabile premier , non sgradito ai renziani, di un eventuale governo di centrodestra. Ed è evidente che sforando i patti sottoscritti con Bruxelles ed arrivando ad un ulteriore pesante debito del 2,4% rispetto al Pil sarebbe difficile trovare compratori su quei mercati visti dai grillini come un nemico da abbattere.
L’impressione è che Di Maio dovrà presto dimenticare la sua entusiastica gioia e, chissà che questo non faccia piacere anche ad una certa parte dei grillini?.