Le scuole paritarie e la sanità

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E’ stato un clamoroso autogol per i laicisti accogliere con tanto entusiasmo la discussa e discutibile sentenza della quinta sezione civile della Cassazione che ha stabilito che due scuole religiose di Livorno dovranno pagare con gli arretrati l’Ici , oggi sostituita dalla Tasi-Imu, per un totale di 422 mila euro. Sì un’autogol perché la polemica che n’è sorta ha fatto emergere che le scuole paritarie non solo garantiscono libertà di educazione,ma anche fanno risparmiare allo stato italiano ben 6 miliardi e mezzo di euro a fronte di contributi per 494 milioni.

Tranquilli, non intendo entrare in conflitto con il mondo laico, con quello che si è spellato le mani per applaudire ai signori della consulta che hanno voluto ‘far pagare le tasse‘ ai preti. Se poi vai a vedere, per la maggior parte sono proprio quelli che mandano i figli in quelle scuole parificate perchè consapevoli che acquisiscono una educazione, magari, superiore alla loro.

No, ho voluto riportare il periodo riguardante la sentenza della Consulta nei confronti delle scuole paritarie, in maggior parte gestite dal clero cattolico, per affrontare il discorso della sanità e dei risparmi che vorrebbero ammannirci i soloni illuminati renziani.

E’ necessario trovare coperture per diminuire le tasse, dice Renzi, come si fa? Allora: rivediamo le accise sui carburanti, no li è meglio non toccare. Poi, se dovesse capitare il cataclisma? un Terremoto, una eruzione vulcanica, un incidente ferroviario, dove andiamo ad attaccarci? No, l’accise no. Una tassa sugli alcolici, anche quì come si fa? e arriva la grandine ed la vendemmia va male, altro che tassa, bisogna trovare i soldi per i viticultori. Allora, perché no? Andiamo a vedere il Servizio Sanitario Nazionale. In effetti, si può affondare tranquillamente il coltello in quella piaga: lo sanno tutti che li gli sprechi si sprecano e, forse, i cittadini saranno pure contenti che finalmente si va a mettere ordine. Vediamo un pò: le siringhe Crocetta le paga troppo care, non c’è proporzione tra quelle usate a Palermo con quelle comprate da Zaia. Si, ma bisogna reperire un bel po di miliardi e, dalle siringhe ricaveremmo molto poco, bisogna andare più in profondità. I medici di famiglia ordinano troppe analisi, sarebbe ora che comincino  a fare delle diagnosi e la smettano di intasare i CUP con le visite specialistiche, basta con Tac e risonanze, bisogna smetterla con i ricoveri scarica barile. Dal SSN dobbiamo recuperare almeno due miliardi e mezzo di euro tanto più che le proteste, alla fine da parafulmine ci sono le ASL e le Regioni. A questo punto riformuliamo le strutture ospedaliere, declassiamo gli ospedali, riduciamo i posti letto, in fondo chi vuole curarsi deve pur fare qualche piccolo sacrificio e contribuire alle spese.

Credo di non essermi allontanato molto dal Renzi-pensiero: Renzi ormai gli è scappato di eliminare le tasse sulla prima casa ed ora tocca ai suoi provvedere al reperimento dei fondi. Io credo però che c’è modo e modo. Siamo tutti d’accordo, anzi quasi tutti: in disaccordo sono solo coloro che in questo marasma ci sguazza bene, per il resto è abbastanza ovvio che nella sanità vi sia da affondare, per restare in tema, il bisturi profondamente. Farlo nella maniera che ci è stata prospettata ci sembra troppo banale nonché dannosa per una utenza debole alla quale nulla si dovrebbe togliere.

Io qualche idea l’avrei, ma  chi sta a sentire un piccolo bloggher? Ci sono tantissimi studi privati che danno prestazioni convenzionate e che svolgono egregiamente i trattamenti, le analisi, e tante altre specialità sanitarie ad un costo per il SSN bassissimo e lo fanno sempre con la spada di damocle della vessazione dei servizi ASL che li taglieggino ad ogni piè sospinto. Quelle stesse prestazioni che fatte direttamente dal SSN che gli uffici delle ASL prediligono, costano almeno il cinquanta per cento in più.

Ma questa è un’altra storia. Per ora l’augurio che una grande maggioranza, almeno stando agli ultimi sondaggi, si augura e che questo governo si tolga di torno e permetta agli italiani di trovarsi una guida più valida che si faccia rispettare in casa e fuori. E, comunque c’è, almeno, da augurarsi che il governo, invece di fare il Ponzio Pilato e accelerare sui Dico, si decida ad intervenire subito. Qui non servono più tavoli di discussione, ma fatti concreti.