L’insofferenza dei sostenitori della Clinton indebolisce gli States

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A me Trump piace, il suo fare “guascone” crea simpatia, ed ora chi sosteneva la Clinton nella corsa alla Casa Bianca non si rassegna e prosegue l’”assalto” contro, sperando in un impeachement. La nuova corposa occasione è quello che negli Usa è stato definito Russiagate, ossia i contatti tra lo staff del presidente e funzionari del Cremlino e, soprattutto, il passaggio di informazioni riservate, fornite dagli israeliani, al ministro degli esteri russo da parte proprio di Trump. Fatto questo ammesso da Donald, ma compiuto nell’interesse degli States e nella comune lotta contro il terrorismo. Sono stati, soprattutto, alcuni grandi quotidiani, ad iniziare dal New York Times, forse il più scottato dalla sconfitta della Clinton, appoggiata senza riserve, ad attaccare il Presidente con durissime inchieste.

Putin ha ironizzato  sul “russiagate”, proprio a lato dell’incontro a Soci con il nostro presidente del consiglio Gentiloni,  dicendo con un sorriso: se gli americani vogliono possiamo mettere a disposizione la registrazione del colloquio tra il loro Presidente e il nostro ministro degli Esteri, non c’è alcunché di segreto.

I democratici, spalleggiati da alcuni grandi mass media, sono, comunque,  all’offensiva  e alcuni deputati democratici ed il repubblicano Justin Amash, hanno chiesto la messa in stato di accusa di Trump per aver tentato di bloccare le indagini sul “caso russo” del direttore dell’FBI, James Comey, poi sostituito.

I repubblicani, tuttavia, fanno quadrato attorno al Presidente, lo speaker della Camera, Paul Ryan, è stato chiaro: “Certo abbiamo fiducia in Trump.”. La riprova è che, con una clamorosa mossa a sorpresa, il ministero della Giustizia abbia  affidato ad un personaggio da tutti stimato come Robert Mueller, ex-direttore dell’FBI  dal 2001 (nominato da George W. Bush, lo confermò Barack Obama,) al 2013, il coordinamento delle indagini sul “dossier russo”. Di fatto avrà il potere di un “procuratore speciale”  chiesto da alcuni parlamentari .

Trump, dopo questa nomina, ha sottolineato che le indagini “dimostreranno che non c’è stata nessuna collusione tra la mia campagna e alcuna entità straniera. Non vedo l’ora che questa vicenda si chiuda velocemente. Nel frattempo, non smetterà mai di combattere per le questioni che più interessano il futuro del nostro Paese.” Nei giorni scorsi, per rimarcare l’atteggiamento nei suoi confronti dei grandi mass media Usa aveva detto : “Nessun politico nella storia, e lo affermo con grande sicurezza, è stato trattato peggio di me.” Credo non abbia tutti i torti e non v’ha dubbio che questo forsennato “assalto” finisca per indebolire addirittura gli Stati Uniti a livello internazionale .

Il fatto è che il tycoom  ha vinto le elezioni presidenziali   quando sondaggi e grande stampa davano per scontato il successo della Clinton e  non pochi dell’establishment consideravano Trump un corpo estraneo della politica, quindi pericoloso, inaffidabile. Opinione condivisa  anche in Europa, ad iniziare dal presidente della Commissione UE Juncker. E sono ancora in molti negli States e nel nostro continente a sperare in un impeachment. Da qui l’enfatizzazione sui nostri media  del “dossier russo”  ed i continui  sussurri e grida alimentate  da fonti d’Oltreoceano.

Tutto questo, mentre sabato il presidente americano condizionerà non poco, ci piaccia o no, il G7 che inizia a Taormina ed è probabile che tutti i big, là presenti, nel prossimo futuro dovranno continuare a  fare i conti con lui. Ossia con quella nuova geo-politica che Trump sta disegnando con i buoni rapporti con il leader cinese, Putin e credo anche con il Vaticano (non è un caso che dopo Taormina sarà ricevuto da Papa Francesco,  positivo punto di riferimento a livello globale.

Forse alcuni politici non solo italiani farebbero meglio ad imitare proprio il Vescovo di Roma che, sollecitato dai giornalisti, a dire la sua opinione appunto su Trump, ha detto: “non giudico le persone prima di non averci parlato”.