L’ultima sfida di Matteo Renzi con Boschi-gaffe.

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Lo ammette anche Giorgio Napolitano: “se Renzi perde il referendum per lui la situazione sarebbe difficilmente sostenibile”. Va bene che quanto dice il nostro emerito va preso con beneficio di inventario data la pateticità dei suoi interventi, ma, su questo potrebbe averci azzeccato. Questo lo sa bene il segretario-premier che ha aperto la campagna elettorale referendaria all’insegna: “o me o il caos, con il no alle riforme saremo un paradiso di inciuci”, ”noi siamo il cambiamento, siamo gli anti-casta”. E giù su questa linea, sciorinando i provvedimenti del governo, tutti, ovviamente, positivi, ma glissando sul rapporto Istat che fotografa un’Italia colpita da una crisi economia profonda, mai vista prima nei 90 anni di vita dell’Istituto e dalla quale lentamente si sta uscendo, purtroppo con una ripresa “a bassa intensità”.

Il segretario-premier è sostenuto, nella sua campagna, ad esempio da un Tg1 così renziano che censura persino la ministra Boschi, autrice di una clamorosa gaffe nei confronti dell’ANPI, schierata ufficialmente per il “no”, definendo veri partigiani coloro che, dissentendo, si pronunciano per il “sì”. Ovviamente, le reazioni sono state durissime anche all’interno del Pd al punto che Pier Luigi Bersani ha  chiosato : “come si permette la ministra Boschi di distinguere tra partigiani veri e finti ? Chi crede di essere: Siamo forse già arrivati ad un governo che fa la supervisione all’Anpi? E’ evidente che siamo ad una gestione politica sconsiderata ed avventurista. In nome di una mezza riforma del Senato si rischia di creare una frattura insanabile nel mondo democratico e costituzionale.”  Il riferimento bersaniano, chiaramente, è al tentativo che, ad avviso della sinistra dem, i renziani stanno portando avanti per arrivare a quel Partito della Nazione che vede già in maggioranza i verdiniani che, dopo i voti di fiducia al governo, appoggiano ora ufficialmente  candidati dem a Napoli e Cosenza, provocando la durissima reazione di Gianni Cuperlo, per il quale “il referendum costituzionale è già il congresso del Pd” e con il “sì” si aprirebbe la strada, appunto, al partito della Nazione. “Se accade una cosa simile – spiega – è morto il Pd. Nasce una cosa rispettabilissima, ma non sarà il mio partito”. Ovvio che il leader della sinistra dem propende per il “no” che tenta non solo Bersani, ma anche l’altro leader dell’opposizione nel PD, ossia Speranza che per votare sì, chiede che si cambi l’Italicum, proposta avanzata anche da altri dem, ma sempre respinta, come ha fatto, anche di recente, la Boschi. Che ha detto, chiaramente: “se vince il no anch’io, insieme a Renzi, lascerei la politica” e che dopo la clamorosa gaffe sui veri e falsi partigiani ha costretto il segretario-premier ad intervenire per difenderla e sostenere: “non vedo né gaffe né particolari polemiche: Tra i partigiani che hanno fatto la Resistenza alcuni voteranno no e qualcuno voterà sì: e noi rispettiamo tutti i partigiani”. La stessa Boschi è intervenuta di nuovo per sostenere che la sua dichiarazione a Rai 3 era stata strumentalizzata. Peccato, per il premier e la ministra, che il Tg1, pur non citando  i “veri partigiani votano no” nel titolo, poi ha fatto sentire, nel servizio, la voce registrata dalla diretta dell’esponente renziana e s’è udito benissimo l’espressione “i veri partigiani”. Del resto è la stessa ministra che, per offendere chi nella minoranza dem s’è schierato per il no, ha detto che vota come Casapound, ripetendo questa accusa in direzione e non certo scusandosi come aveva chiesto Cuperlo.

Siamo, quindi, alle prime battute di una campagna elettorale referendaria che si annuncia devastante e che più che nel merito di una riforma che, con una maggioranza parlamentare uscita da una legge elettorale dichiarata anticostituzionale, cambia molti articoli della nostra Costituzione, s’è, ormai, trasformata in un plebiscito su Matteo Renzi e, di conseguenza, anche in un congresso del Pd. E’, di fatto, l’ultima sfida del segretario-premier, ma non ha scelta –come si vorrebbe far credere dai renziani– tra cambiamento positivo e conservazione di privilegi. Sarebbe, quindi, meglio tornare ad un confronto sui contenuti di una riforma che sta dividendo l’Italia. E Renzi dovrebbe ascoltare l’invito rivoltogli, nell’editoriale di ieri su ”Repubblica”, da Eugenio Scalfari di modificare la legge elettorale, aprendo, così, la strada ad un “sì” consapevole e vasto: “Pensaci bene, Matteo, se anche vincessi per il rotto della cuffia sarai un padrone. Ma i padroni corrono rischi politici tremendi e farai una vita d’inferno  tu e il nostro Paese”.