MA PERCHE’ MASSACRARE UNA CITTA?

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Mi torna veramente difficile trovare le parole per esprimere il sentimento che si impadronisce nella mia mente nel vedere, ed ancora rivedere, le immagini della mia città devastata da elementi per i quali è difficile trovare un aggettivo che li rappresenti per quello che hanno fatto e che sono.

Roma è la mia città, quella dove sono nato e dove ho vissuto tantissimi anni della mia vita, la città che ho lasciato perché allora stentavo a riconoscerla nei suoi mutamenti, ma che ritorna ad emergere nel mio cuore quando sono costretto a vedere quale affronto stanno compiendo nei suoi confronti.

Come figlio di quelle vecchie mura, il sentimento che nutro non può che sentirsi ferito per lo scempio che solo un’orda di animali selvaggi impazziti  può compiere al suo passaggio. Chiedo perdono a Dio ma il sentimento che ora ho in me non mi consente di fare distinzioni: non riesco a vedere bianchi, neri, rossi o altri colori, in questo momento vedo solo la mia città che già tanto ha dovuto patire nel corso di questa nostra repubblica (parlo della mia vita) ed ancora non trova pace e continua ad essere violentata, così come lo è stata nel susseguirsi della sua storia.

Negli anni sessanta si lottava per Trieste italiana. Le manifestazioni di giovani qualche volta andavano a finire in sassaiole tra neri e rossi. Poi venne il sessantotto e quindi le brigate rosse, le lotte sindacali. Sono sempre stati tempi duri per Roma, sono stati in tanti a volerla martorizzare, ma il suo martirio non è mai stati diretto bensì conseguenza. Lo scontro tra fazioni coinvolgeva anche la città ma nessuno ha voluto colpirla mai direttamente per se stessa.

Sicuramente siamo cambiati tutti noi. Prima si manifestava per qualcosa, per un’idea, per ottenere un miglioramento contrattuale, per la casa, per la scuola, un motivo c’è sempre stato, ma, la città, pur subendone i disagi mai era arrivata ad essere obiettivo di nefandezze. Oggi no, oggi qualcuno ha deciso che bisognava prendersela con chi è inerme, con chi vorrebbe ospitarti, accoglierti fra le sue braccia, anche nelle manifestazioni che pur creano disagio, e  bisogna attaccare con tutti i mezzi per distruggere, per travolgere, senza uno scopo preciso, solo per violenza, per soddisfare quella parte animale che è dentro di noi.

Non è possibile permettere che pochi dettino ai molti la barbarie, dobbiamo reagire, la nostra reazione non può essere attraverso nuove manifestazioni che continuerebbero a calpestare quel suolo che è stato già tanto provato, dobbiamo farlo dalle nostre case, dai paesi in cui viviamo e possiamo farlo isolando i vandali nostrani, gli imbrattamuro paesani, facendogli capire che non è più possibile seguitare a su certi comportamenti, bisogna far capire che la violenza non solo non paga ma, addirittura punisce chi ne fa un’arma per scaricare le proprie deficienze.

Cominciamo dalla famiglia, viviamo di più con i nostri figli, partecipiamo alla loro vita, insegniamo  loro quello che ci hanno insegnato i nostri genitori, cioè, prima di ogni cosa, il rispetto per il prossimo e per le cose. In questo modo si costruisce una società migliore, una società giusta, una società vivibile.

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