PER ENRICO LETTA VITA DIFFICILE

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Da un pò di giorni ho diradato i miei commenti sulla vita politica del Paese, ho voluto farlo per rendermi conto dello stato di salute del neonato governo e se l’innesto ibrido di due ceppi originariamente incompatibili potesse superare il rigetto per poter dare buoni frutti ai cittadini italiani.

Benché i giorni trascorsi siano ancora pochi, obiettivamente, il mio abituale ottimismo è messo a dura prova dai fatti costringendomi ad ammettere che le possibilità di convivenza stanno affievolendosi di ora in ora, rendendo sempre più difficile una possibile convivenza.

Berlusconi continua a minacciare di togliere la fiducia al governo, votata solo da poche ore, se non si trova soluzione immediata per quell’IMU prima casa, ritenuta una tassa non solo iniqua ma, addirittura, per dirlo con un eufemismo, ingiusta. Letta, gda parte sua fa notare che il problema non è solo del PdL ma che, con qualche differenziazione per non apparire una scopiazzatura, è anche stato del PD sin dalla campagna elettorale. Quindi se tutto fosse ridotto all’IMU e a Letta, il caso non avrebbe seguito. Si da il fatto che i problemi sono tanti e non è sufficiente la buona volontà e la grande tradizionale capacità dei Letta nella mediazione.  Il PD con i suoi uomini rappresentativi, continuano a comportarsi non da maggioranza come sono nella coalizione di governo, bensì come fossero opposizione. Sta di fatto che oltre ad aver mal digerito l’inevitabile costituzione di un governo di coalizione con il PdL, non accettano che ad esserne stato messo a Capo sia stato Letta.

Perché questa contrarietà verso quell’uomo loro che gli ha tolto le castagne dal fuoco? La spiegazione la troviamo nella elezione del Presidente della Repubblica, dove, dentro il PD è successo di tutto e di peggio. Il risultato elettorale che avrebbe dovuto dare una maggioranza eclatante al PD, disegnata dall’ala post-comunista, non vi è stato. Questo ha imbaldanzito sia la parte catto-progressista che quella renziana che già si era smarcata dalla linea emersa dal partito. Possibilità di fare un governo che potesse avere qualche caratteristica ideologica accettabile, nulla dopo la posizione assunta dal Movimento 5S, pertanto bisognava sacrificare sull’ara dell’idea Bersani e ritentare la carta elettorale nella speranza che da qualche parte arrivasse la ciambella di salvataggio. Questi erano i conti fatti senza l’oste. Il grave stato di contingenza del Paese, quindi l’urgenza di dover affrontare i problemi legati alla situazione economica e sociale, hanno dovuto far riflettere e sollecitati dal Presidente Napolitano, al quale non hanno potuto non ridare il loro appoggio per la sua riconferma, hanno imposto la soluzione della coalizione con il PdL e Scelta Civica. A chi dare l’incarico? Fuori Bersani tutti avrebbero detto che toccasse al suo antagonista Renzi: questi pur disponendo di un discreto plotoncino di parlamentari, all’interno del partito ancora conta poco, perciò, non potendo pensare a nessuno dell’ala bersaniana, il gioco è passato nelle mani degli ex democristiani che hanno giocato la carta Letta.

Non potendo avversarlo direttamente il problema che si è posto immediatamente come limitare l’uomo. L’avevano sempre visto intelligente ma disponibile e dimesso, buon consigliere (consigliori) e ottimo numero due: in molti erano convinti che non ce l’avrebbe fatta e, se anche fosse, sarebbe stato afflitto da una debolezza endemica. Niente di tutto questo. Letta ha immediatamente sposato il ruolo e lo ha fatto con il pesante appoggio di Napolitano. In cinque giorni ha fatto ciò che non è riuscito a Bersani in cinquanta. Ricevuto la fiducia in Parlamento è volato nelle capitali europee che contano e rischia di essere il mattatore nel prossimo consiglio dei Capi di Stato e del Governo dei Paesi europei che si terrà a giugno. Se le cose vanno secondo le previsioni, cioè ottenere un minimo di apertura da parte europea, Letta diventa un mito, d’altra parte, così come stanno le cose nel vecchio continente, qualche maglia deve essere allargata, conviene a tutti, diversamente i paesi falchi sono sempre di meno e le colombe stanno aumentando giorno per giorno. Converrà alla Signora Merkel puntare sull’intransigenza se il rischio è ritrovarsi contro oltre alla Gran Bretagna, la Francia, l’Italia e la Spagna, oltre la Grecia, Portogallo, Cipro e quanti si trovano in difficoltà? Certamente no e a Letta arrivano i meriti non solo italiani ma anche il riconoscimento dei Paesi cui si è messo a capofila assieme a Holland.

Allora, bisogna limitare Letta ed il suo governo, l’IMU non è sufficiente, ci vogliono altre provocazioni: Le battute  della Biancofiore sulla omosessualità, nominata sottosegretario alle Pari Opportunità, vengono ingigantite e Letta viene costretto a spostare le deleghe appena date; Berlusconi si autopropone a presiedere la commissione per la Convenzione e li un fuoco di sbarramento contro; la nomina di Miccichè a sottosegretario viene osteggiata perché ritenuto impresentabile; ed alla fine le dichiarazioni della Ministra Cecile Kienge sono solo l’ultima goccia versata in un vaso che ormai è quasi al limite del travaso. Letta cerca in tutti i modi di destreggiarsi e lo fa con toni di grande saggezza nella trasmissione di Fazio ma, benché l’applob di famiglia non sembra essere scalfito, non riesce a nascondere completamente le difficoltà e gli handicap che si stanno susseguendo sul suo cammino.

Per quanto tempo riuscirà a superare indenne gli ostacoli che gli stanno ponendo è difficile dirlo ma è certo che in un clima così non sarà affatto facile andare avanti per realizzare un programma che già di per se diventa ogni giorno più difficile.

E’ di pochissimi minuti la notizia battuta dalle agenzie: la Cassazione ha respinto lo spostamento dei processi di Berlusconi da Milano. Se il Presidente del PdL venisse condannato, allora nulla potrà evitare la crisi di governo con l’unica alternativa di andare al voto.

Questa è la mia convinzione, chi vivrà vedrà.

 

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