Perche’ Renzi ha anticipato la campagna referendaria?

Standard

Da oltre una settimana le note politiche sono tutte orientate verso il referendum che si terrà ad ottobre prossimo. A dare inizio alla ‘bagarre’ è stato proprio Matteo Renzi ed il suo staff più ristretto, capeggiato dalla ministra Boschi, con il risultato di far passare le riforme costituzionali, che a detta del fior fiore dei costituzionalisti del nostro Paese, sarebbero, addirittura, pasticciate.

Come scriveva nei giorni scorsi il direttore del”Corriere della Sera” , Luciano Fontana, dal titolo significativo “ Referendum, gli errori d evitare- Serve discutere, non tifare”, con sottotitolo “I toni sono già accesi e lo scontro si concentra su temi a volte surreali. La campagna elettorale per eleggere i sindaci delle più importanti città italiane risulta oscurata”?

Ma, chi ha , di fatto, aperto la campagna referendaria, addirittura attribuendole un significato  improprio di “sì” e “no” al governo ed al premier? Non v’ha dubbio che sia stato Matteo Renzi a dare questa impostazione, dicendo, prima, “ se la riforma viene bocciata io vado a casa” e mettendo, poi, un altro carico da novanta con l’anticipare il Congresso del Pd e, quindi, offrire alla critica minoranza interna, diciamo la sinistra dem, l’occasione per presentarsi in alternativa ai renziani. E, quindi, d’essere tentata di farlo anche nel referendum, considerando le forti riserve sull’Italicum che il segretario-premier non intende cambiare come chiesto da Cuperlo, Bersani e Speranza. Né agevola, certamente, un sereno esame della riforma, per valutarne i pro ed i contro, l’atteggiamento aggressivo della ministra Boschi  che oltre ad aver accomunato chi s’è pronunziato per il “no” a Casapound ,  estrema destra  che estrema di più non si può, ha addirittura attaccato la maggioranza dell’Anpi  che, con un congresso, aveva scelto il “no”, sostenendo che i “veri partigiani votano sì’”, quindi indirettamente sostenendo che gli altri sono quasi falsi partigiani. Renzi è stato costretto ad intervenire ed a correggere la sua più stretta collaboratrice, sostenendo che non ha commesso alcuna gaffe e che non ci sono polemiche perché   “noi rispettiamo –ha detto– tutti i partigiani e tra quelli che hanno fatto la Resistenza qualcuno voterà si’ e qualcuno voterà no”.

Difesa debolissima quella del premier  anche perché alcune tv hanno mandato in onda la registrazione delle dichiarazioni delle Boschi e la sua gaffe appare evidente, non a caso ha provocato la durissima reazione del direttore del Tg de La7  Mentana che non mi pare un antirenziano schierato.

C’è da chiedersi, allora, perché Renzi abbia non solo anticipato la campagna referendaria, ma anche dandole   un’impostazione provocatoria  sia legandola ad un plebiscito nei confronti della sua persona e del suo governo, sia  accusando chi è contrario d’essere un conservatore, legato alle poltrone, ai privilegi, mentre chi sostiene il sì è il futuro, è il cambiamento, è l’anticasta. In sostanza, ha dato  ad un evento programmato per l’ottobre il carattere di uno scontro decisivo per l’Italia, da una parte, quello del si’, tutto il bello e il buono; dall’altra, quella del no, il vecchio, la difesa della casta, dello statu quo.

Siamo, dunque, alla logica dello scontro oltretutto su una materia come la riforma della Costituzione, approvata da una maggioranza parlamentare eletta da una legge  decretata anticostituzionale dalla Suprema Corte,mentre avrebbe avuto bisogno di un più ampio dibattito e di più vasti consensi  e non collegata a voti di fiducia nei confronti del governo per evitare, mettiamo al Senato, di non avere i numeri necessari nonostante l’aiuto dei verdiniani.

Il segretario-premier vorrebbe stravincere con questo aut ed invece rischia di fare da sponda ai non pochi che, veramente, lo vorrebbero fuori dalla politica. E, se è vero che il segretario-premier  sa d’avere molti nemici, sa anche che la situazione economica e sociale  dell’Italia  non è affatto allegra, come ha fotografato anche l’Istat, con la disoccupazione giovanile che morde ancora, il milione di italiani sotto la soglia di povertà, un debito che aumenta  quando l’impegno è di farlo diminuire  e la ripresina che stenta a decollare. Sì, l’Ue, grazie al fatto d’essere tornato sotto le ali della Merkel, ci ha concesso un po’ di respiro con i miliardi recuperati dalle concessioni ottenute, ma siamo sotto osservazione sempre per il debito e ce lo ha detto anche la Banca Centrale Europea e ci attendono al varco per la prossima manovra economica .

Renzi, che sprovveduto non è, guarda pure i sondaggi e si rende conto che sta calando troppo nelle simpatie degli italiani, spesso i 5Stelle appaiono superare il Pd, sempre in stallo, siamo ben lontani dal famoso 40% delle europee, e nelle amministrative non ci sono previsioni  di grandi trionfi, rischiando di perdere Roma, di non andare al ballottaggio a Napoli e di essere alla pari con il centrodestra a Milano. Aggiungete che i proposici relativi al referendum d’ottobre non erano esaltanti  e quei sette ex-presidenti della Corte Costituzionale favorevoli al “no” insieme ad altri illustri  studiosi stavano dando troppo fastidio. Da qui, probabilmente, la scelta dello scontro, del  plebiscito  nei confronti del premier, partendo subito nella campagna referendaria per cercare di avere già un ritorno nelle amministrative.

Non so, onestamente, se tutto questo sia dovuto ad una situazione che può sapere di disperazione e, quindi, da ultima spiaggia od a una precisa strategia e lasciano pure perplessi gli appelli, a dire il vero, abbastanza patetici di Napolitano a tranquillizzare il premier, ho, comunque, l’impressione che, al di là dei sorrisi, della sicurezza e della grinta  che vorrebbe  dimostrare, Renzi sia estremamente preoccupato. Il “tanti nemici tanto onore” potrebbe tradursi in sconfitta e non sarebbe, forse, meglio tentare la strada d’una crisi di governo, magari giocando la carta della  Stepchild Adoption con la Boschi, alla quale ha affidato la delega per le adozioni, negandola al ministro della famiglia Costa, notoriamente contrario a questa soluzione come tutti i centristi governativi.Il capogruppo alla Camera del Nuovo Centro Destra  Lupi, per quel che conta, è stato chiaro: se si insiste con le adozioni anche per le coppie gay, il governo rischia.