Povero Renzi chiede aiuto all’ambasciatore Usa e il “no” avanza

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I sondaggi negativi stanno dando alla testa a Matteo Renzi. Chiedere “aiuto” ufficialmente agli States è pura follia. E’ folle pure il Sig. Philips che, nella sua veste diplomatica, si permette di intervenire nei problemi interni di uno stato sovravrano che, tra l’altro, lo ospita.

Così, siamo all’aperta ingerenza americana negli affari interni italiani. L’ambasciatore Usa John Philips è, infatti, sceso apertamente in campo per sostenere Renzi per il “sì” al referendum, sostenendo che se vince il “no” addio agli investimenti stranieri in Italia. Non poteva che arrivare ovvia e durissima la reazione di tutte le opposizioni, mentre la sinistra dem non si fa convincere dalla promessa renziana di cambiare l’Italicum e insiste: o fatti concreti o voto negativo.

E’, evidente, che il segretario-premier, sempre più in difficoltà  anche per un’economia che non decolla ed una ripresa che si allontana nelle nebbie di previsioni governative  al ribasso, abbia chiesto aiuto al rappresentante di Obama ad un mese dalla visita alla Casa Bianca. Ha, così, commesso un altro clamoroso errore dopo quello  dell’appoggio senza se e senza ma ad una Hilary Clinton che, a parte la malattia vera o momentanea, è in costante calo di sondaggi incalzata da un Trump che spaventa i democratici perché nei sondaggi è in testa nei voti popolari.

Noi italiani siamo in maggioranza amici degli Stati Uniti e molti nutrono ancora il famoso “sogno americano” come si vede anche dall’incremento costante di nostri emigrati oltreoceano. E sappiamo bene quanto dobbiamo agli yankees  che ci hanno salvato dal nazifascismo, dal comunismo e, nel dopoguerra, anche dalla fame con il Piano Marshall. Siamo anche consapevoli della grande influenza americana sulla nostra politica anche per la presenza in molti vertici Usa di nostri oriundi, Corte Suprema compresa, com’era con il compianto big Scalia di origine siciliana  che mise lo zampino nella scelta dell’attuale Presidente della Repubblica al punto da far saltare il Patto del Nazareno che prevedeva Giuliano Amato al Quirinale.

Mai, però, si era assistito ad una ingerenza così clamorosa quasi nell’imminenza di un voto  che non è,certo, decisivo  come quelli di certe elezioni politiche   quando si doveva decidere se l’Italia doveva rimanere in Occidente o essere governati dai comunisti  legati a stretta mandata con Mosca .

Il referendum costituzionale non appassiona i cittadini  e tutti i sondaggi dimostrano che non sono pochi coloro che non ne conoscono il reale contenuto . Al massimo s’è compreso, anche per i giravolta renziani, che  collegata alla nuova legge elettorale la riforma, per la verità alquanto pasticciata, “scritta con i piedi”, come dice Padellaro, considerato anche che non si sa bene come si voterà per quel che rimane del Senato modificato se non che avremo anche un po’ di inquisiti beneficiari  di una momentanea immunità, quella riforma, dicevo, offre poteri  eccessivi a  chi vince le elezioni. Poiché non è più certo che vinca il Pd, con i grillini che nonostante il flop romano, sono sempre  lì ad incalzare, ed un centro-destra che se si compatta, non avrebbe concorrenti, ora alcuni si scandalizzano perché un partito pur in minoranza potrebbe prendersi tutto nel famoso ballottaggio. In sostanza se ne sono accorti  dopo che se vista la possibilità di una vittoria che non sarebbe del PD: Così è sceso in campo anche l’ex-presidente Napolitano, fautore del “sì” e non solo, a chiedere di cambiare l’Italicum, proposta accettata a parole da Renzi, senza, però, convincere   gli oppositori a partire della sinistra dem  che con Bersani hanno detto: “è la solita solfa”, ossia, per dirla con eleganza, ci vogliono prendere in giro.

Ovviamente l’incauta ed inaccettabile mossa del signor Philips, grande amico di Obama,   invece di aiutare Renzi ha dato nuova forza ai fautori del “no”. Che ora possono dire anche: è un voto per l’autonomia e l’indipendenza  del nostro Paese , accusando il segretario-premier, come  in sostanza ha fatto Di Maio, d’essere  al servizio dello straniero. L’ex-sindaco di Firenze dovrebbe, quindi, ricordare il vecchio detto: dagli amici mi guardi Iddio, dai nemici mi guardo io.