QUALE PD: DELLA NAZIONE, INCLUSIVO O UNICO?

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Nei giorni scorsi, a margine della Direzione del suo Partito, Renzi ha detto che il suo partito lo vorrebbe “inclusivo”, cioè aperto sia a sinistra, ed ha citato Gennaro Migliore, che a destra, indicando Andrea Romano che, non a caso ha lasciato Scelta Civica, ormai in disarmo.

Credo, per quanto andavo scrivendo in miei precedenti editoriali pubblicati sul mio blog, in molti mi abbiano preso, quanto meno, per visionario. Ad avermi portato in quella direzione non è stata sfera di cristallo o la lettura

dei tarocchi, direi che seguendo le evoluzioni di alcuni esponenti politici ed i loro comportamenti e qualche attento commentatore mi sono, convinto giorno dopo giorno che la soluzione di quella equazione non poteva che portare a quell’uno virgola qualche frazione di unità.

Il rischio di “Partito Nazionale” è quanto mai imminente ed immanente. Attenzione, questo non vuol dire “Partito Unico” che è ben altra cosa. Il partito nazionale, in questo momento, può essere rappresentato solo da Matteo Renzi, se saprà e vorrà raccogliere certi segnali che indicano tempi ormai maturi per raccoglierne i frutti.

Lo scenario politico del nostro Paese è in continua evoluzione in modo sempre più evidente. I sondaggi ultimi ci danno un PD il crescita -dobbiamo prendere atto che oggi il PD è Renzi-; Forza Italia, da qualche settimana, è in caduta libera; il Movimento 5 Stelle, terminato il momento di grande espansione, sta gradualmente rientrando nei valori fisiologici che rappresentano valori contenuti (15 – 18%); la Lega di Salvini, cavalcando la protesta, sta erodendo sempre di più il movimento di Grillo, infatti, nei sondaggi cresce in egual misura di quanto i pentastellati perdono. Gli altri, per ora non contano. Se questi ultimi vorranno sopravvivere, dovranno, gioco forza, confluire nei partiti maggiori sopra citati altrimenti rischierebbero di non avere rappresentanza parlamentare, visto che la nuova legge elettorale, ove non vi fossero grandi mutamenti, sembra indirizzata verso un sistema proporzionale con sbarramento alle liste, del 4%.

Con questo non sto preconizzando una dittatura. Nel futuro del nostro Paese vi sarà ancora la presenza di forze contrapposte che potranno, nel tempo e con il tempo, alternarsi sulla base di programmi, idee e valori. In sostanza, se si arrivasse ad una eventuale, anche se immediatamente poco probabile, ad una debacle di Forza Italia, vi è sempre la possibilità che nasca un nuovo soggetto politico a vocazione maggioritaria rappresentato da una parte di conservatori liberali, moderati che non riconoscono in Renzi la loro rappresentanza.

Tutte le ipotesi hanno, secondo il mio modo di vedere, un punto debole: il tempo.

Perchè tutte le tessere del puzzle trovino la loro collocazione, credo sia indispensabile andare quanto prima ad elezioni. L’ascesa del partito del Premier non è infinita, in questo momento la sua popolarità sta raggiungendo il massimo, se vuole attestarsi su una posizione di governabilità, deve bloccare la posizione e questo può farlo solo attraverso una affermazione elettorale che vedrebbe il PD di Renzi attestarsi su una previsione di circa il 45% che, in ragione di una legge elettorale proporzionale, lo vedrebbe costretto ad una alleanza, prevedibilmente, con ciò che rimarrebbe di Forza Italia.

Il ricorso a breve alle elezioni avrebbe il vantaggio per il partito del Premier di ridurre al minimo ad eventuali nuovi soggetti politici la possibilità di organizzarsi prima che egli stesso entri nella fase fisiologica del logoramento.

Il futuro prossimo ci dirà se la mia analisi sarà storia o fantasia.

giustus