RENZI E ALFANO a PORTA A PORTA: CHE TRISTEZZA

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Ieri, vedere  “Porta a Porta” è stato veramente uno spettacolo pietoso. Protagonisti della serata, Matteo Renzi e Angelino Alfano. Due “rottamatori” da rottamare prima che inizino a far danni.

Fa tanto tendenza sostenere il cambio generazionale ed è giusto incentivarlo ma, in un momento di crisi recessiva credo che sia prudente favorire l’esperienza.

Renzi, si vede, ha l’aspetto del bravo ragazzo, una gran verve tanto toscana, ha fatto esperienza in provincia e nel comune di Firenze, si è costruito televisivamente, ma, per i miei gusti, parla troppo e dice poco. Su di lui credo sia tempo sprecato soffermarsi: Renzi non vincerà le primarie. Non gliele faranno vincere, fatto salvo non salti fuori un finanziatore che prenda la gente e la “mandi” a votare per lui. Da quella parte il risultato si direbbe ormai scontato: il vincitore è Bersani. Pensate che questo mi tranquillizzi? Assolutamente no. Anzi sono maggiormente preoccupato perché Bersani vincitore delle primarie, potrebbe vincere le elezioni e quindi divenire colui che ci governerebbe. Non voglio neppure pensarci anche se questo sarà fatalmente ineludibile, almeno allo stato attuale.

Cosa mi da la quasi certezza della vittoria del centro-sinistra? I sondaggi, tutti favorevoli a quella parte? No. La mia certezza la traggo dalla assenza di avversari.

Scrivevo prima di Renzi, destinato a non vincere le primarie della coalizione della sinistra, questa stessa certezza mi manca per le primarie che ci saranno (?) nel PdL. Alfano, quella competizione la vincerà sicuramente, non si sa con quali risultati, secondo me, attraverso un grande flop di elettori. Ma chi andrà a perdere tempo per votare per un partito che non riesce a stimolare, a dare quella carica emotiva, indispensabile, data solo da un motivo ideologico, da un programma, dalla figura di un leader indiscusso. Il PdL, diciamolo con estrema franchezza, non è mai stato un partito. Forse Berlusconi lo aveva immaginato quando lo ipotizzò sul “predellino”, supponendo che fosse possibile costruire un partito personale, fatto su misura per se stesso, convinto sulla fedeltà dei seguaci. Errore, non si può costruire un partito vero su una persona, solo un “movimento” può reggere all’individualità. Un partito può reggere solo se dispone di una struttura che riesce a radicarsi sul territorio, quindi ad organizzarsi e a formare una classe dirigente che venga fuori dal contesto e non decisa dal vertice. Per il PdL così non è stato e non è. Trascurando tutta la vicenda Fini, Alfano è nato da quel personalismo e non è riuscito a dare quella svolta di trasformazione da movimento a partito contribuendo all’allontanamento dell’elettorato moderato dall’agone politico. Altro che quid, Berlusconi lo ha lasciato fare sino a dar la sensazione di farsi mettere da parte, cosa poco credibile, secondo me ha solo tolto il guinzaglio al chihuahua ben sapendo che non si sarebbe mai allontanato dal suo padrone.

Capisco che questa mia analisi su Alfano possa anche non piacere ai pochi rimasti attaccati al PdL ma la presenza di Alfano nella trasmissione di Vespa altro non ha fatto che confermare tale tesi: argomenti fiacchi, in difesa anzi che attaccare, aspetto da ragazzetto perbene, troppo educato per evitare lo stato di imbarazzo di fronte ai giornalisti. Ieri sera il PdL ha perso un’altra fetta di elettori.

Per tentare un salvataggio del centro-destra è necessario che Berlusconi o altri tirino fuori dal cilindro un nuovo coniglio bianco che trovi il motivo ideale per richiamare la massa al voto: Ci vuole un capopopolo che restituisca alla gente la voglia ed il motivo per combattere, altrimenti ci aspettano tempi bui, altro che spread: Monti, con il suo governo, forse lo ricorderemo senza grande entusiasmo ma con nostalgia.

 

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