Renzi, ritorno al passato

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Anche io, comune mortale, ho voluto prendere una piccola pausa di riflessione estiva, inconsciamente,  speravo  tanto che alla ripresa post feriale, potesse esserci qualcosa di nuovo, invece, a parte il terremoto, quello vero che ha colpito le genti di Amatrice ed ampi dintorni, si, pure quello romano che sta sfasciando  i grillini, tutto è come prima, peggio di prima. Renzi che ci aveva indirizzato verso un No per aver la soddisfazione di vederlo andare a casa, praticamente ha rinunciato al suo “progetto” e rimane. Dovremo farcene una ragione. Per votare No dovremo rileggerci quei cambiamenti alla nostra “magna carta”, “scritti con i piedi”, come dice Padellaro, dove non sarà difficile trovare un motivo valido per il nostro più che mai convinto No.

In effetti, pareva avesse cambiato atteggiamento Matteo Renzi, più flessibile, meno dogmatico, quasi aperto al confronto ed al dialogo, iniziando dai sindacati. Lo confermava anche la clamorosa marcia indietro, perdendoci la faccia, sulla riforma costituzionale: importante, sì, ma non più legata al suo nome ed al suo governo, niente crisi, insomma, anche se vince il “no”, smentendo quanto aveva detto a gran voce e nessun plebiscito su di lui. Lo abbiamo sentito tutti, lo ha sentito il popolo italiano ed oltre, su quella vecchia trasmissione condotta dal vecchio Bruno nazionale. Il silenziatore messo, inoltre, al suo “cerchio magico”, avete più sentito parlare il sottosegretario Lotti?, mentre la Boschi era andata in ferie, mettendo camionette della polizia davanti casa per disperdere la torma di giornalisti che volevano sue dichiarazioni, costituiva un altro segnale come l’ammissione dei big renziani in Tv sul rallentamento della ripresa e sui problemi ancora da risolvere. Aggiungete i continui dati economici dell’Istat non certo confortanti e il progressivo calo di fiducia nei confronti del segretario­premier e del governo ed avrete il quadro di una situazione difficilissima di Renzi. Da qui l’improvviso cambiamento di strategia a tutti i livelli, fatto positivo. Persino un rotocalco duramente critico nei confronti dell’ex­sindaco di Firenze, come l’”Espresso”, gli aveva dedicato la copertina con il titolo “Il ricostruttore”, ovviamente di se stesso, non solo delle macerie del recentissimo drammatico terremoto. Avevo anch’io questa impressione perché il “pasticciaccio brutto”, per dirla alla Gadda, di una riforma costituzionale e di una brutta legge elettorale rischiava di isolarlo e portarlo a fondo anche perché le emergenze erano altre e la crisi continuava a mordere tante famiglie italiane, tante imprese e non si vedeva la luce oltre il tunnel caratterizzato anche da una brutta deflazione. Ritenevo ,quindi, che il suo grassottello e saltellante gurù della comunicazione, suggerito del “tutto bene”, “stiamo cambiando l’Italia”, ovviamente in meglio, nascondendo così la verità dei fatti, fosse stato messo in naftalina a vantaggio del suo collega americano, chiamato a Roma a suon di dollaroni sulla base di quel che aveva fatto con Obama. Dal G20 cinese ecco,invece riapparire il Matteo Renzi “uomo solo al comando”, tutto bene, ripresa economica in marcia grazie alle riforme fatte e con quella costituzionale fondamentale e, di fatto, legando, nuovamente, il suo nome al “sì” , facendo annunciare dai “conquistati” TG Rai che farà il giro d’Italia per convincere gli italiani a votare per una riforma difesa solo dalla maggioranza del Pd e dagli altri partiti di governo, minoranza in Italia come confermano tutti i sondaggi. Ovviamente anche se prevalesse il “no”, ipotesi sciagurata per i renziani, il segretario­premier rimarrebbe al suo posto, nessuna crisi e lui, il superbig, che se ne va a casa, su questo non c’è alcun ritorno al passato. Sarò maligno, ma credo che il nuovo giravolta di Matteo Renzi sia anche dovuta ad un “5 Stelle” che rischia di fallire clamorosamente a Roma, dimostrando di essere travolto da beghe interne, lotta di correnti, dualismo non dichiarato, ma di fatto, tra Di Maio e Di Battista per la leadership, mancanza di vera classe dirigente . Chi sperava nei grillini per un reale cambiamento e chi, a Roma , aveva votato Virginia Raggi sia in mancanza di una vera alternativa sia per metterli alla prova, è oggi in grave crisi di fiducia perché la sindaca e due big del Movimento hanno dimostrato di aver non solo nascosto la verità, ma anche di aver detto quello che è stato definito dal candidato sindaco Pd “un festival di bugie”. Sì, perché la Raggi aveva detto e ripetuto che l’assessora Murano non era indagata quando ieri, in commissione ecomafie del Parlamento ha ammesso di saperlo sin dal 18 luglio , informandone due componenti del Direttorio, ma non Grillo e Di Maio. Come se non bastasse ecco la sindaco sostenere che le accuse nei confronti dell’assessora (reati ambientali e abuso d’ufficio”) sono “generiche” e, quindi, “occorre avere maggiori informazioni per prendere provvedimenti, mentre ”la dimissionaria­dimissionata capo di gabinetto, la magistrata Ranieri, dice: “Io cacciata perché ero contro le irregolarità”, aggiungendo che in Campidoglio comandano Romeo e Marra, quest’ultimo ex­collaboratore dell’ex ­sindaco Alemanno. Ovvio che la stessa base grillina sia sul piede di guerra e contesti a tutto campo quel che sta avvenendo al Comune di Roma anche con gli alti compensi allo staff dirigenziale scelto dalla Raggi. Tutto questo pare aver tranquillizzato Renzi sul piano elettorale politico che, nei sondaggi vedeva in testa, al ballottaggio con il contestato Italicum, i 5 Stelle ed ora rischiano di essere in caduta libera. Credo anche sia convinto che quel che avviene tra i grillini sia voluto dallo stesso Grillo che scese in campo per bloccare, come avvenne, la vittoria del Pd con segretario e candidato premier Pier Luigi Bersani, dunque evitando che la sinistra conquistasse Palazzo Chigi. Il resto è noto: governo di Enrico Letta, Renzi che vince le primarie dei Democratici e fa fuori il suo conterraneo e diviene, senza essere eletto nemmeno parlamentare, presidente del Consiglio. I suoi errori, compresi quelli di comunicazione, e le conseguenti delusioni di chi vedeva in lui un nuovo positivo avevano portato alla crescita dei grillini. Grillo che riteneva di aver esaurito il suo compito , secondo alcuni commissionatogli da oltreoceano, ossia quello di bloccare la sinistra , non voleva la conquista di Palazzo Chigi con quella che alcuni definiscono armata Brancaleone. Da qui le diatribe interne al Movimento, l’esplodere delle correnti, le continue espulsioni; da qui il mancato intervento per riportare ordine tra i seguaci e, in particolare, al Comune di Roma sì da determinare una evidente e marcata flessione in caso di elezioni. Fantapolitica ? Ho l’impressione di no, anche se per avere le idee più chiare dovremo attendere novembre,non per il referendum costituzionale, ma per le elezioni presidenziali americane che hanno, sempre, grande influenza sulla nostra classe politica.