RENZI: UN VIAGGIO AMERICANO PIENO DI ERRORI

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By giustus

Matteo Renzi, era andato alla Casa Bianca, per avere sostegno sino al punto da voler lanciare il “modello Usa” anche per l’Italia e l’Europa. Se n’è tornato a Roma con quelle che Eugenio Scalfari ha efficacemente definito “due corone di cartone“, facendo “ credere che sono d’oro massiccio e ingioiellato.” Sì, perché Barak Obama, dopo aver genericamente elogiato le riforme renziane e dettosi ammirato per l’energia del “leale alleato”, non ha concesso alcunché al nostro premier. Sulla Libia, infatti, ha detto: pensateci voi, ”noi non possiamo fare di più”; idem sui problemi del Mediterraneo e le tragedie in mare di tanti profughi; quindi, un avviso: “io non critico la Merkel, una grande alleata”, ”l’Italia è sulla strada giusta avendo avviato le riforme che vi chiedeva la Merkel”. Infine un richiamo: le sanzioni contro la Russia vanno rafforzate, altro che toglierle.

In sostanza: un prendi, incassa e porta a casa.Come se non bastasse ecco un’altra stoccata rivolta anche a Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea che con le sue manovre ha quasi riportato a parità euro-dollaro :no, così non va, secondo il presidente Usa, troppo debole l’euro e voi italiani – ha chiosato – “non crediate di poter uscire dalla crisi solo vendendo più da noi con le esportazioni. Non possiamo fare da locomotiva per tutti.” Infine, l’ultimo affondo: “le vostre riforme strutturali sono sostenibili solo se i cittadini intravedono una speranza”. Una speranza che secondo tutti i sondaggi ancora non c’è. Dunque, bastone e carota da parte di Obama nei confronti di Renzi, anzi soprattutto bastone se si guarda alle cose concrete.

Eppure il segretario- premier aveva usato nei confronti di Obama – come ha scritto Federico Rampini –“toni così elogiativi che raramente capita di ascoltare nell’East Room dove si tengono le conferenze stampa della Casa Bianca. Ad esempio : “l’America è un modello di sviluppo, l’Europa della sola austerity non va da nessuna parte.” Ed ancora: “L’America di Barak Obama è un modello per uscire dalla crisi, l’eurozona deve seguirlo”.

Con questo atteggiamento Renzi ha commesso clamorosi errori . Il primo, quello fondamentale di voler compiacere a tutti i costi , per riceverne “corone d’oro”, un Obama ormai,con un piede fuori dalla Casa Bianca, fortemente indebolito dalla maggioranza repubblica al Congresso e al Senato. Ne ha ricevuto solo “corone di cartone” e tanti no su temi estremamente importanti per l’Italia ad iniziare dalla Libia, oltre a pensanti tirate d’orecchie per la promessa renziana fatta a Putin di proporre una eliminazione delle sanzioni e per la sintonia (almeno su questo) con Draghi nell’indebolire l’euro nei confronti del dollaro, favorendo le esprtaioni dell’eurozona verso gli Usa.

Ma, ancora: le sviolinature sul “modello Obama” hanno irritato i repubblicani e,quindi, anche due potenti sponsor di Renzi come Scalia e il suo collega della Corte Suprema Usa notoriamente vicini ai Bush . Il nostro premier ha, infatti, dimenticato che ormai negli States siamo nella campagna presidenziale e gli sperticati elogi renziani all’attuale inquilino della Casa Bianca vanno anche a vantaggio di Hilary Clinton, candidata democratica , pubblicamente supportata appunto da Obama. Secondo voi come l’hanno presa Scalia e i big repubblicani che puntano su Jeb Bush ?

Per molti in Italia e anche nel Pd quel “modello America”, così esaltato dall’ex-sindaco di Firenze, può evocare, certo, la crescita, ma anche il fatto che la grande crisi contro la quale stiamo ancora lottando è venuta proprio dagli States e non mi pare che Obama abbia fatto qualcosa per prevenirla. Ed è un modello che suscita reazioni negative a sinistra al punto che Pier Luigi Bersani ha chiesto che il premier vada in Parlamento a riferire sul viaggio americano ed a chiarire meglio il suo pensiero.

L’impressione che anche sul piano interno di partito Renzi abbia fatto un errore con le dichiarazioni americane, rendendo ancor più difficile la strada dell’Italicum -anche se ha liquidato la cosa sostituendo i commissari dem dissidenti- che ora dovrà superare l’ostacolo di insidiosi emendamenti che, in alcuni casi, vedono insieme esponenti della sinistra dem, 5Stelle, Forza Italia, Sel, Lega, Scelta Civica e Fratelli d’Italia. E gli emendamenti, in aula alla Camera, si votano a scrutinio segreto, dove a Renzi potrebbe venire il sostegno della piccola pattuglia degli amici di Verdini , ma anche il no di un parte consistente di Dem, costringendolo a mettere la fiducia. Cosa potrà accadere è difficile prevederlo, tutto porta a pensare  che si potrebbero verificare ben più ampie reazioni dall’esito incerto.