RENZI: UN VIAGGIO NEGLI STATES INSUFFICIENTE NON COPRE LE BRUTTE NOTIZIE ITALIANE.

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Forse è arrivato il momento di aprire alla sinistra?

Il viaggio di Renzi negli States si è concluso, praticamente, con un “niente di fatto. Un Barach Obama sul viale del tramonto, gli ha espresso belle parole di circostanza ma nulla di quanto si aspettava, se poi andiamo a vedere le notizie iItaliane non sono certo tranquillizzanti per il segretario-premier. Che agli studenti della Georgetown University, fucina di “ teste d’uovo” dei repubblicani, si mostra ottimista: “sulle riforme non si torna indietro” e, per questo, “l’Italia ha un grande passato, ma il futuro sarà ancora migliore” Addirittura “se faremo le riforme diventeremo i leader dell’Europa per i prossimi 20 anni” e la “bella addormentata Italia” risorgerà.

Beh!, come entusiasmo politico giovanile nulla da dire, ma ho qualche dubbio che con l’Italicum. brutta copia persino del Porcellum, o con il Senato trasformato in residence romano per consiglieri regionali, molti dei quali magari inquisiti, si prepari un grande futuro per il nostro Paese. Non ci credono gli italiani per il 64% il governo ha fatto peggio del previsto, compreso il 52% degli elettori Pd . E solo il 36% ha, oggi, fiducia nel premier, tallonato da Salvini (20%), Grillo (17%) e Berlusconi (14%) che è sempre in campo col 12.9% di Forza Italia e la propensione di un 7% a votarlo tra l’oltre 50% di tendenziali astenuti o incerti. Tra i leader chi fa ancora la parte del leone è il presidente Mattarella con il 68% che di questi tempi magri per i politici è un ottimo risultato, mentre il 37% ha ancora fiducia nel governo. Nei sondaggi il Pd perde lo 0.7% rispetto a marzo, ottenendo il 36.9% che, con l’Italicum, costringerebbe al ballottaggio sulla carta, oggi con Grillo valutato oltre il 20%, ma tutti, anche i dem, dovranno fare i conti con almeno il 25% di incerti e il quasi 30% di coloro che non intendono recarsi alle urne, mettete anche in conto la proverbiale capacità berlusconiana di recuperare voti in campagna elettorale con un centro-destra oggi diviso, ma già sul 34%.

No, Matteo Renzi, nonostante tutto l’ottimismo americano, non se ne sta tranquillo, prenderà le pacche sulle spalle e gli elogi pubblici da Obama, in minoranza al Congresso e al Senato, ma deve fare i conti con l’attacco a 360 gradi di un Romano Prodi e la volontà della sinistra dem di non votare la legge elettorale. Non a caso proprio da Washington ha fatto un’apertura ai suoi oppositori interni: “possiamo tornare al Senato elettivo”. Un modo indiretto per dar ragione a Pier Luigi Bersani che chiedeva proprio questo bilanciamento per accettare, sia pure controvoglia, l’Italicum.

Vannino Chiti, il capo della “resistenza” al Senato ha accolto positivamente tale apertura, ma ha chiesto una proposta precisa, facendo seguire alle parole i fatti. Anche altri della minoranza dem chiedono impegni formali, non fidandosi del segretario-premier che, al ritorno in Italia, dovrà, innanzitutto chiarire cosa intende per Senato elettivo.

Non ci è dato sapere con certezza, credo, però, che molto dipenderà dai contatti americani di Renzi, compresi quelli non ufficiali, diciamo con i suoi sponsor ad iniziare da un paio di componenti la Corte Suprema Usa. Uno dei quali, l’oriundo siciliano Scalia, buon amico dei Bush, avrebbe  detto di aver contribuito a far eleggere un siciliano a Presidente della Repubblica, mentre i democratici americani avrebbero inviato a Roma due messaggeri per appoggiare la candidatura di Amato.

Appare evidente che il segretario-premier vorrebbe andare alle elezioni anticipate, se fosse in lui anche a giugno in una grande election day che comprenda le sette regionali e le parziali amministrative di fine maggio. Prima di accelerare deve, però, sapere se Mattarella lo permetterà o invece, nel caso di crisi, opterebbe per un governo balneare con a capo o Amato, suo collega di Corte Suprema, o il presidente del Senato. I contatti a Washington schiariranno, se già non l’hanno fatto, le idee a Renzi? Speriamo che tutti si ricordino che in ballo ci sono gli interessi di un Paese chiamato Italia, portaerei dell’Europa e dell’Occidente in un Mediterraneo sempre più inquieto e pericoloso.