Salviamo il lavoro, con l’impresa per il Paese

Standard

Circa un mese fa, associando la crisi del Paese con quella dei partiti, ricordavo sul mio blog, l’avvento della storica manifestazione di impiegati e dirigenti della FIAT che cambiò l’ordinamento sociale del Paese. Erano tempi veramente duri, i sindacati, superando la stessa logica sindacale, bloccavano, quasi con la forza, l’attività dell’industria, con azioni di puro picchettaggio, imponendo uno stato di tensione non condividibile e condiviso da una grande parte del mondo operaio e impiegatizio di quell’industria e di quella città, forti della loro organizzazione. Allora quella dei “colletti bianchi” fu una manifestazione che con la larga ed inaspettata partecipazione fece riflettere i sindacati che, bisogna dirlo, ebbero quel senso di responsabilità per far rientrare la catena di scioperi e riprendere il lavoro partendo da quello per riaprire le trattative senza la spada di Damocle dello sciopero ad oltranza. Da allora è passato qualche decennio, in questo momento la crisi economica sta minando tutta l’impresa ed anche quella che era il nostro fiore all’occhiello, la FIAT. La nostra industria automobilistica non riesce a sfondare il mercato interno già subissato da una offerta  pressante della concorrenza internazionale.

E’ di ieri la notizia della messa in cassa integrazione dei “colletti bianchi” della FIAT per sei giornate a zero ore. Un colpo tremendo, la prima volta che ciò accade, da ciò la preoccupazione della stessa FIOM, quell’ala del sindacato che più di ogni altro si sta battendo per una lotta tradizionale addirittura in antitesi con le altre organizzazioni sindacali. Forse questa volta sarà il caso di superare tutti gli steccati e vedere di attuare una strategia comune tra tutti i lavoratori siano essi impiegati che operai, e non solo della FIAT, qui sembra si sia arrivati ad un punto di non ritorno, ognuno deve assumersi le responsabilità che gli competono: imprese, governo, associazioni dei lavoratori. Non si può pensare di superare la crisi del Paese se ognuno di noi non è disposto a qualche sacrificio: l’impresa dovrebbe dare il massimo delle garanzie, evitando azioni che mettono in allarme maestranze ed impiegati, il governo da parte sua non può consentire che venga messo in discussione neppure un posto di lavoro, i lavoratori devono compiere il massimo sforzo per dare maggiore slancio all’impresa.

Non so quanto possa valere, ma mi piacerebbe vedere sfilare per le vie di Torino una grande manifestazione alla quale partecipino assieme colletti bianchi e tute azzurre uniti in un unico slogan: “Salviamo il  lavoro, con l’impresa per il Paese”.

Lascia un commento