SCORIE

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In questi giorni si sta scrivendo molto su un problema di grande importanza per la nostra isola, si affaccia ancora la minaccia di essere destinatari di scorie radioattive da collocare in un sito del nostro territorio. Non è la prima volta che se ne parla ma, sino ad oggi questa minaccia, almeno da quanto io sappia, è stata scongiurata. Le forze politiche, sembra, siano tutte d’accordo per scongiurare questa “calamità “, non si sa sino a che punto siano tutte sincere, si può però dire che l’opinione pubblica è compatta nel rifiutare tale evento. I maggiori oppositori, come è ben immaginabile, sono i partiti ed i movimenti politici che si identificano nell’autonomismo. Vi è da dire che a rappresentare la sardita’ dei sardi sono in tanti, ognuno a tirar l’acqua al suo mulino. Penso di non dire cose errate, sostenendo che, addirittura, spesso sono in conflitto tra di loro.

Le scorie radiottive sono solo l’ultimo dei tanti soprusi che negli anni la Sardegna ha dovuto subire dallo Stato centrale. Vorrei tanto fare un elenco di questi sgarbi che il popolo sardo ha ingoiato. Il Regno dei Savoia, pur chiamandolo “Sardo piemontese”, considerava l’isola poco più che una colonia, i sardi, carne da macello, il territorio, luogo da baratto. Basti vedere da chi venivano sfruttate le nostre miniere per renderci conto di quale considerazione potevano godere i nostri avi.

In tempi più vicini poco è cambiato: ci hanno regalato una industria, la peggiore che si potesse immaginare in tempi moderni: il piombo primario, lo zinco, l’alluminio, la chimica, tutti i peggiori materiali inquinanti che non solo attaccano il territorio ma distruggono la vita dell’uomo, direttamente nel suo fisico sia verso ciò che lo circonda. In compenso la Sardegna può vantare di aver ospitato fior di capitani di industria, compreso quella di Stato, che al primo spirar di crisi hanno abbandonato il campo lasciando una diseconomia ed una macro disoccupazione, tenendosi ben stretti i proventi che tale industria aveva prodotto, grazie ai lauti contributi elargiti sia dallo Stato che dallo stesso ente regionale.

In politica, gli ultimi venti anni sono stati i più avari con rappresentanti di governo. Questo a dimostrare che l’autonomia, per quanto “speciale”, il riconoscimento del Governo centrale è stato limitato. E, vorrei aggiungere, l’Amministrazione regionale, nelle sue espressioni politiche, poco hanno fatto per far emergere la regione dalla sua abulia.

Ma, la parte più grave è il martirio cui è sottoposto il nostro, e sottolineo nostro, territorio, occupato abusivamente dalle servitù militari, in alcuni casi significativi, ridotte a poligoni, veri fronti di guerra violentati da ogni tipo di proiettili, anche sperimentali, usati non solo dal nostro esercito, il che sarebbe stato già abbastanza grave, ma calpestato da eserciti alcuni dei quali nulla hanno a che vedere non solo con la Sardegna, ma, addirittura, con l’Italia.

Ebbene, mi sia consentito di fare un appello, non ai sardi che, ne ho piena certezza la cui alta percentuale è molto vicina al mio pensiero: uniamoci, per far valere la nostra autonomia, uniamoci, per ottenere il giusto riconoscimento di essere POPOLO, uniamoci per essere padroni del nostro territorio, padroni della terra dei nostri avi, uniamoci, per far valere il nostro diritto di essere sardi, difensori non solo delle altrui democrazie, ma del nostro suolo.

Uniamoci, lo vorrei gridare non solo a quella piccola galassia di partiti e movimenti autonomisti (più nel nome che nei fatti), uniamoci, lo grido ai grandi partiti tradizionali, a quelli che sono al potere solo per la nostra ignoranza, a loro vorrei dire ‘fate sentire la vostra voce’, urlate la ragione della vostra autonomia, fatevi portavoce della volontà del vostro popolo che vuole e pretende che venga riconosciuta la possibilità di decidere del suo futuro ed il diritto di rifiutare di essere “colonia” di un paese alle cui origini ha dato nome, sangue, vita.

giustus