SE QUESTA NON E’ CRISI MI SI SPIEGHI COSA SIGNIFICA GOVERNARE INSIEME

Standard

I maggiori osservatori politici, quelli di orientamento di centro destra e quelli di sinistra moderata e meno, sono tutti concordi che siamo alla crisi, dichiarata o no, poco cambia, l’unico che soffre di cecità pressochè totale, è il povero Franceschini, ormai più che veterano, che vede crollare quell’ultimo sogno di gloria che gli è rimasto prima della pensione.
Mi chiedo come si fa a governare quando il Capo del partito guida dice che bisogna rivedere ciò che il capo del governo ritiene intoccabile. Ma, andiamo per ordine e non mettiamo il carro davanti ai buoi: diciamo di essere alla pre-crisi del governo giallo-rosso dove è guerra continua ed ora Di Maio, dopo la riunione del gruppo parlamentare grillino, ha rilanciato il diktat: revisione del Meccanismo Europeo di Stabilità, pertanto il premier Conte non lo può sottoscrivere così com’è e la prescrizione breve non si tocca e revoca immediata delle concessioni ad Atlantia, la società autostrade dei Benetton. Sulla prescrizione il Pd non fa, però, marcia indietro come ha ribadito il vice-segretario Orlando, oltretutto ex-ministro della Giustizia, sul Mes il ministro dem dell’Economia Gualtieri ha spiegato, alle Camere, che non ci sono rischi per il nostro Paese dal Salva-Stati, ma la ministra delle infrastrutture De Micheli un minimo di apertura l’ha fatta anche per motivi tattici di lasciare tanto spazio a Salvini sulla difesa degli interessi italiani. E la stessa ministra sulla revoca delle concessioni non dice no, ma va cauta anche perchè vanno valutate le penalità pesanti a favore dei concessionari: “sulla concessione -ha detto- non è una questione politica, ma di difesa, la migliore possibile, dell’interesse pubblico”.
Lo stesso premier Conte evita di accelerare la decisione come pretendono Di Maio e Grillo: “capisco le esortazioni di Grillo e Di Maio a revocare le concessioni autostradali ad Atlantia. Stiamo aspettando la fine di questi procedimenti amministrativi. Ora siamo in dirittura d’arrivo e non faremo sconti.” Un modo, questo, un pò contorno di dare ragione ai grillini e, nel contempo, accennare alla necessità di fare bene i conti e di valutare l’entità delle cause che gli attuali concessionari inevitabilmente farebbero.
Comunque, i nodi principali sono sono la prescrizione breve che il PD vuole accompagnata, com’era previsto, alla riforma del processo breve come chiede anche l’Associazione Nazionale Magistrati perchè, altrimenti, si creerebbero preoccupanti squilibri. Il ministro grillino Bonafede ne fa, però, una questione di principio e Di Maio ripete :” Nessuno fermi la prescrizione”.
Posizioni inconciliabili come si vede ed ora ecco anche l’alt del M5S alla firma del Mes che ha già provocato un durissimo scontro tra Salvini e Conte con il primo che si è appellato al Capo dello Stato ed ha accusato il premier di “attentato alla sovranità nazionale”, minacciando addirittura un esposto contro l’inquilino di Palazzo Chigi che, a sua volta, sostiene che il leader leghista afferma falsità, annunciando la presentazione di una querela contro di Salvini.
In questo clima già infuocato ecco, improvvisa, la dichiarazione di Di Maio: “Il tema non è il Mes in sè, ma se sia un salva Stati o uno stritola Stati. Ieri abbiamo avuto una riunione del gruppo parlamentare 5Stelle e siamo tutti d’accordo che questo accordo dev’essere migliorato”. Ecco , a dir poco, un pugno nello stomaco al premier, uno schiaffo a Zingaretti-Pd ed un assist a Salvini che gongola: “prima di sottoscrivere qualunque contratto di questo genere di accordo bisogna tornare in Parlamento perchè il Parlamento disse che non si firma nulla. Noi non abbiamo cambiato idea e se anche i 5 Stelle non lo hanno fatto, Conte non è autorizzato a firmare nulla.” Conte anche allora premier con alleata la Lega.
Lunedì il premier riferirà alle Camere sulla questione: “spazzerò via mezze costruzioni, mistificazioni, falsità”, ovviamente quelle del leader leghista , ma ora è sceso in campo anche Di Maio , portando acqua alle tesi salviniane.
Aggiungete, poi, che il quarto componente dei giallorossi, ossia Matteo Renzi ha affossato, con le sue critiche, mezza manovra ed insiste su un’azione shock ad iniziare dallo sblocco concreto dei cantieri già finanziati per 62 miliardi di euro, quei cantieri che non piacciono ai grillini.
Forse parlare di pre-crisi del Conte-bis è quasi un eufemismo.Speriamo che almeno abbiano il buon gusto di varare, con i necessari cambiamenti e le notax chieste da Italia Viva a varare la manovra, almeno ci salveranno dall’esercizio provvisorio, pur continuando a dare ragione – in questo caso anche con il concorso dell’opposizione, alla protesta delle “sardine”.