Stanno rilanciando il Partito della Nazione

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Berlusconi: “solo Renzi è oggi un leader politico”)

Il sogno del Partito della Nazione non è mai tramontato nella testa di Silvio Berlusconi. Prima le sceneggiate: blocchiamo Parisi ( ma, poi, chi è costui?) il trombato ignominiosamente nella competizione milanes; il richiamo a Toti, appoggiamo Salvini ma, senza esagerare; accentuazione della battaglia per il NO al referendum, una battaglia, in un certo senso finta, fatta solo in funzione di un’arma contrattuale. Berlusconi, se solo dipendesse da lui, non farebbe cadere il governo Renzi, almeno non prima che si sia concordata una nuova legge elettorale.

Tutto questo traspare dalla sceneggiata è che i due principali dialoganti fanno finta di scontrarsi  in vista del 4 dicembre. Lo avrebbe indirettamente svelato Alfano, dicendo riservatamente ai berlusconiani che il segretario-premier era d’accordo sul fatto che si creasse un ampio centro, ovviamente alleato post-politiche con quel che resta del PD  sì da varare il partito della nazione.

L’euforia, di questi ultimi giorni, ostentata da Matteo Renzi a chi  non si rende conto della sceneggiata, ad uso e consumo di chi non conosce i retroscena. Sì perché, comunque vada il referendum del 4 dicembre, lui ritiene di rimanere ben in sella. Se vince il “Sì” è lui che guida il percorso verso il PdN, facendo un rimpasto di governo. Se, invece, vince il “NO” può dare le dimissioni, ma, o vien fatto un governo di scopo, già respinto da Lega e grillini, mentre lui rimane segretario del PD dicendosi vittima di chi non vuole il necessario cambiamento, o riprende l’incarico è si fa un governo di coalizione, iniziando il percorso verso l’obiettivo pre-fissato, percorso in questo caso guidato insieme al Cavaliere.

Direte: ma così Forza Italia rischia di spaccarsi di più, i Toti (che non mi pare comprenda molto di politica, visto che punta tutto su Salvini magari con la segreta speranza che, alla fine, lasci a lui la leadership di un inesistente centro-destra), i Romani, i Brunetta e gli ex-AN se ne andrebbero. Sì, ma dove? O non piuttosto si adeguerebbero alla nuova promettente situazione, anche in vista di probabili posti di governo? Né mi meraviglierei se la Lega si dividesse e, ad esempio, uno Zaia non seguisse l’esempio di  Flavio Tosi o, se rimanesse unita, mandasse a casa Salvini per andare in maggioranza con il Partito della Nazione. Non dimentichiamo che in Lombardia Maroni governa insieme agli alfaniani. In sostanza le varianti potrebbero essere molte  e tutte vedrebbero Matteo Renzi  premier, un Renzi “garantito” da Berlusconi presso Trump anche per le sue posizioni anti-vertici UE ed anti-austerity alla Merkel, posizioni, guarda caso,  rivendicate, in tv, da una berlusconiana doc ed un renziano doc.

C’è da aggiungere che il più bravo, nella sceneggiata, è Silvio Berlusconi che, a parole, rilancia il centrodestra con la Lega, mettendo apparentemente all’angolo (chi non è gradito dalla Lega non può fare il premier) Stefano Parisi, al quale ha dato l’incarico di unire i moderati e per il quale con i leghisti non si va da nessuna parte. Nel contempo, dinanzi ad un Salvini che si autocandida premier durante la manifestazione di Firenze, il Cavaliere non solo lo stoppa (Salvini può dire ciò che vuole,ma non è certo una piazza a fare di lui il leader del centrodestra) e richiama aspramente Toti che era andato in quella piazza a far da spalla al leader leghista. Contemporaneamente sempre Berlusconi fa trattare dal fidatissimo Gianni Letta la nuova legge elettorale proporzionale con i renziani.

E che dire del suo sodale Confalonieri che si pronunzia per il “Sì” come importanti sindaci berlusconiani e come quello di Venezia che spiega: “sono a favore di un nuovo patto Berlusconi-Renzi”? Stai a vedere che quel patto è già in funzione  per garantire, in prospettiva non lontana, quella stabilità governativa che, per il governatore della Banca Centrale europea Draghi, è indispensabile per una vera ripresa di un Paese chiamato Italia.

D’altra parte Berlusconi aveva annunciato la sua “discesa in campo” e lui stesso ha sempre sostenuto che, in questo momento, c’è un solo leader politico sullo scenario (sottinteso, ovviamente, tolto lui, se la Corte di Giustizia Europea lo rimette in sella): Matteo Renzi. Si mettano, quindi, l’animo in pace i vari aspiranti leader del centrodestra, con poche truppe e tanta presunzione, come Salvini, Meloni, Parisi e Toti.

Il Cavaliere sta imitando il rottamatore fiorentino  deluso dai politici che gli hanno voltato le spalle. Ed è stato esplicito nelle sue dichiarazioni che avallano quel che ho scritto  ossia _ si rilancia il partito della Nazione con una legge elettorale proporzionale  con un 20% di collegi uninominali ed uno sbarramento all’8%. Che ci riescano è un altro discorso anche se i venti sembrano favorevoli, vinca il sì o il no al referendum costituzionale, ma l’itinerario iniziato dentro le segrete (non tanto) stanze è questo    e la clamorosa dichiarazione berlusconiana, unita al commento di Confalonieri e l’irata reazione di Toti, lo conferma.

Merita di leggere il virgolettato di quanti detto da Berlusconi : “di leader veri nella politica di oggi ce n’è uno solo e si chiama Matteo Renzi. Un mio erede spero ci sia, anche se finora questa scelta non mi si è presentata. Avevo puntato molto su qualcuno (Alfano ndr), ma poi addirittura è passato dall’altra parte, mentre altri personaggi mi hanno deluso.”  Quindi ecco un’altra stoccata : “ fuori dalla politica, forse, di leader  ce n’è qualcuno. Purtroppo  dalla politica è stato buttato fuori” e  potrebbe sembrare un riferimento  a Bertolaso.  Di certo è una clamorosa  bocciatura agli auto-candidati premier del centrodestra al punto che Salvini ha preferito non commentare per evitare di ampliarne il già notevole eco.

A dare, invece, maggior spessore alla presa di posizione del Cavaliere ci ha pensato probabilmente il suo più carissimo amico, ossia Felice Confalonieri,  che ha detto: “Renzi è un ragazzo di 40 anni ha le qualità di Berlusconi per tanti aspetti. Non ha quelle dell’imprenditore, ma un pezzetto di storia simile a Berlusconi l’ha fatta…”.

Ovviamente a sinistra non è, certo, piaciuta la dichiarazione del Cavaliere e  già arrivano i primi attacchi al premier. Questa volta è sceso in campo un peso massimo come Romano Prodi che in una pagina di intervista ha sparato a zero su Renzi  per l’”eccesso di polemiche” con Bruxelles , definendo “sbagliato a mettere in discussione la nostra appartenenza all’Europa, anche perchè, se deve scegliere un modello anti-UE la gente opta per l’originale, non per una brutta copia.”

Prodi dimentica, però, che  ad alimentare il modello originale sono stati anche i berlusconiani  e che il Cavaliere è stato il primo a scontrarsi con Angela Merkel. Il premier anche battendo i pugni sul tavolo e minacciando di non votare il bilancio comunitario(poi si è astenuto),  avrà anche avuto l’obiettivo di qualche voto in più a favore del referendum, ma forse c’è anche un più ambizioso obiettivo . ossia il percorso verso il partito della nazione.