TRA HURRA’, BRINDISI E BAGARRE I GIALLI PENTASTELLATI FESTEGGIANO NON SI SA COSA

Standard

Al tintinnio di calici colmi del prosecco ed al grido di hurrà, hurrà, hurrà (scusandomi per il francesismo usato romanescamente parlando), si è consumata la storica “stronzata” dell’abolizione dei vitalizi dei vecchi deputati, voluta da quella parte politica al potere, quella che fatica ad usare i verbi mal distinguendo la forma del congiuntivo.
A parte la premessa colorita, almeno quanto la sceneggiata improvvisata sempre da quella parte politica, che l’ha fatta nella Piazza Montecitorio, che inneggiava ad una vittoria che, forse solo qualcuno sapeva in partenza che si trattava di una vittoria di Pirro, cioè una vittoria che oltre ad essere solo un fatto dimostrativo che non porta al cittadino alcun beneficio ne diretto, ne indiretto. Andiamo per ordine: secondo i calcoli che ci hanno presentato, questa eroica operazione farebbe risparmiare 40milioni di euro al bilancio della Camera dei Deputati, circa il 4 per cento che, in ogni caso non verrebbero destinati a beneficio dei cittadini. Certo l’atto è di effetto ma, alla fine, senza sostanza.
Cosa succederà ora? Già prima che la cosa passasse, i vecchi Parlamentari avevano annunciato il ricorso sicuri dell’incostituzionalità del provvedimento, emanato senza alcuna legge, fatto solo attraverso una modifica del regolamento. Tutto questo porterà ad una diatriba legale con costi non indifferenti, questi si che andranno ad intaccare denaro che potrebbe essere utilizzato per opere a favore della comunità.
Certo, la parola vitalizio fa girare le carabattole ai cittadini che si sentono tartassati da una moltitudine di tasse, imposte, sanzioni, rottamazioni, richiami e chi più ne ha più ne metta.
Intanto, per il futuro, il vitalizio o che dir si voglia, è stato eliminato già in tempi lontani quando i DiMaio giocavano ancora a battimuro ma, esaminiamo quali sono stati i motivi per cui è stato istituito: tenuto conto che l’esercizio del Parlamentare è un servizio a favore del cittadino, che lo elegge secondo regole democratiche, scegliendolo tra i tanti per convincimento ideologico, per capacità riconosciute o presunte ma, comunque per libera scelta senza nessuna imposizione. Quella elezione, della durata per una legislatura (cinque anni) comporta, se presa con la serietà che merita, una rinuncia seppur temporanea, da qualsiasi attività fosse intrapresa prima della stessa elezione. Immaginiamo che il deputato eletto sia un libero professionista, un ingegnere, un avvocato, un medico, ecc., quell’individuo nel momento che siede in Parlamento deve fare uno stop alla sua attività e, al termine della legislatura sarà costretto a riprendere la sua professione, azzerata dalla lunga sosta. Mi si potrebbe obiettare che nessuno impedisce l’attività professionale al deputato: è vero, potrebbe espletare la sua professione ma, questo, dovrebbe farlo a discapito dell’attività parlamentare, sentendosi, magari, tacciato da assenteista e da colui che ruba lo stipendio pagato dal cittadino.
Sinora abbiamo preso come esempio il deputato che, fatta una legislatura, rientra nella vita di tutti i giorni, ma vi sono quelli e sono molti che vengono eletti per più legislature, cioè rimangono in Parlamento per dieci, quindi anni ed anche di più, a questi vogliamo riconoscergli una pensione almeno uguale a quella ad un suo pari grado della pubblica amministrazione?
E’ chiaro che quello che impropriamente viene chiamato vitalizio non può essere un indennizzo per le perdite subite da un’attività interrotta, deve essere il riconoscimento di una attività svolta al servizio dello Stato a garanzia dei diritti del cittadino che lo ha eletto.
Il dramma che stiamo vivendo è ben altro che questa pseudo eliminazione dei vitalizi parlamentari, questo è solo il frutto di una classe politica insulsa, emersa da una situazione anomala dove ha ragione che urla di più e, tutti noi sappiamo che chi urla non è mai il meglio di una società, lo hanno provato i nostri padri nel secolo scorso ed ora stiamo correndo lo stesso rischio. Oggi abbiamo una classe politica che non intende mantenere i patti che lo Stato ha fatto nel tempo con i cittadini, oggi abbiamo un vice primoministro che minaccia di mettere mano sulle vecchie pensioni, quelle che chi le percepisce si ha abbondantemente pagato, per dare a chi, seppur bisognoso, non ha mai versato nulla, un vice primo ministro che confonde previdenza con assistenza, un vice primo ministro che mente sapendo di mentire o, ancor peggio, ignora ciò che comportano le sue azioni.
Concludo usando le parole di Vittorio Feltri: “Mi vergogno di essere rappresentato da simili personaggi”.