Un esempio di democrazia

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Come è mia abitudine, prima di scrivere su fatti che vado a trattare, nello specifico, della campagna/guerra tra Trump e Clinton, vado a rileggere gli articoli più significativi dei più diversi osservatori politici. In questo caso  ho trovato  di tutto. Scontri feroci, insulti, accuse infamanti, persino minacce di carcere per la campagna elettorale per la Casa Bianca.

I problemi dei cittadini sembravano addirittura dimenticati in un confronto  con ripetuti colpi bassi per mostrare l’indegnità reciproca a una così alta carica, quasi in un’autodistruzione. Se poi si aggiungono le gaffe e le battute sessiste (ma faceva parte  anche di una tecnica di comunicazione) del tycoon miliardario e dalle performance televisive come conduttore. Considerate, inoltre, la scesa a tutto campo di Barak Obama e della first lady a favore della candidata democratica con il primo a definire pericoloso Trump al punto che non gli si può affidare l’arsenale nucleare perché fuori di testa, mentre la seconda gridava ai quattro venti che era un nemico delle donne ed avrete così il quadro di una situazione che lasciava sgomenti gli osservatori e faceva temere per il futuro non solo degli States . La maggioranza delle Cancellerie, in particolare quelle UE, finiva ,così,  per parteggiare per la Clinton, che accusava Putin di favorire il tycoon anche con l’azione degli hackers russi ed era sostenuta da tutto l’establishment  occidentale sì che la sua vittoria appariva inevitabile.

Ha vinto, invece, Trump come sapete e lo ha fatto usando quello che può essere definito un linguaggio empatico e, spesso, politicamente scorretto nei confronti di molti cittadini americani, ossia dei “dimenticati”, i “forgotten men” che -ha detto appena eletto, “non saranno dimenticati”. E sono, certo, gli ultimi, per dirla alla Papa Francesco, ma anche quel ceto medio  colpito dalla crisi economica  e che si sta faticosamente risollevando, conservando la paura per il futuro  e non avendo  fiducia in un sistema che non funziona più da tempo in tutto il mondo.

Quell’establishment, che è clamorosamente fallito ignorando la realtà americana,  aveva preconizzato un’apocalisse se, per uno strano caso, avesse vinto il tycoon con i mercati  impazziti, la borsa  crollata e via dicendo. Non è accaduto nulla di tutto ciò perché proprio i mercati, dopo un primo choc con ribassi soprattutto nelle borse asiatiche, si sono immediatamente ripresi e  Wall Street ha registrato aumenti borsistici. Questo grazie alle dichiarazioni di  Ronald Trump che ha cambiato linguaggio ed a quelle commosse, di Hillary Clinton.

Il primo, infatti, non solo ha reso omaggio alla sconfitta, lodando il coraggio e quanto ha fatto per il Paese, ma anche invitando gli americani a superare le spaccature di un voto che ha diviso a metà gli States, dicendo “sarò il presidente di tutti. Repubblicani e democratici prima di tutto sono americani. E’ ora di unirci, di superare le divisioni per aiutare il Paese”. La seconda ha immediatamente riconosciuto la vittoria del rivale e, dopo aver invitato i suoi sostenitori a lottare per i valori nei quali crediamo, ha detto: ”mi sono offerta di collaborare con lui, sarà un buon presidente”. Come corollario Obama ha invitato Trump alla Casa Bianca.

Tutto questo, unito alle scuse di alcuni grandi quotidiani Usa per non aver compreso quale fosse la realtà del Paese, costituisce una grande lezione che ci viene dalla democrazia americana   che, dopo una inusitata e durissima campagna elettorale ed un voto che ha anche  confermato la maggioranza dei repubblicani a Camera e Senato, si è di nuovo mossa per superare le lacerazioni e la grave spaccatura avvenuta, confermando che i leaders  politici danno  il buon esempio per confermare quel che si è sempre detto: i cittadini prima di essere democratici o repubblicani sono americani”.

In Italia, ma, direi anche qualche personaggio che dovrebbe essere un pochino più cauto, visto che è lì a rappresentare l’Europa,  purtroppo, è una lezione che non abbiamo ancora imparato, continuando a sbagliare anche nell’analisi del voto americano, continuando a vedere in Trump, come ha fatto  un importante quotidiano, un “pifferaio”, dalla “biografia impossibile perché costellata di scandali e fallimenti e con una incompetenza conclamata”, -cosa che ormai è diventata usuale sui social dove ognuno si ritiene detentore dell’ultima e unica verità- mentre alcuni leaders di partito italiano e non individuano nel Tycoon improbabili similitudini con se stesso ed il proprio movimento. Persino Fini, lui, Gianfranco, riesumato da Tiscali Notizie, in una intervista dice: “Trump ha conquistato gli operai. E’ un outsider come Berlusconi ma trovo poche somiglianze, donne a parte”. Certo, se lo dice lui che di donne ed altro, molto si intende, c’è da credergli.

Comunque, l’uno e gli altri  sbagliano e farebbero meglio a meditare sull’Enciclica “Laudato Si’” nella quale Papa Francesco delinea quel “nuovo rinascimento” capace di  offrire precise indicazioni per sostituire un sistema che non funziona più da tempo ed esprime un establishment sempre più contestato dai “dimenticati”. Troppi e, purtroppo, in continuo aumento, specie nel nostro Paese dove la politica scellerata su una emigrazione incontrollata che fa trascurare le nostre gravi povertà, grazie a Renzi & C.