Un G7 condizionato alla fine termina “positivo”

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Positivo nonostante i forti condizionamenti delle prossime elezioni  franco-tedesche  e dei problemi interni Usa, è’ stato un G7 positivo, Lo scontro Merkel (con l’appoggio dei vertici UE)-Trump, parzialmente rientrato con le dichiarazioni di ieri dei due contendenti, era lì, dietro l’angolo anche perché la big tedesca vola nei sondaggi verso la riconferma e doveva dimostrare d’essere una “cancelliera di ferro” che tutela, con grande forza, gli interessi del suo Paese rafforzati dall’intesa con il neopresidente francese Macron. Che, ovviamente, l’ha appoggiata, ma senza esagerare per non scontentare, nelle legislative di giugno, quei   suoi elettori  che tifano per il presidente americano. Così dallo scontro si è passati al confronto anche duro, ma tale da valorizzare i punti di incontro come nella importantissima “dichiarazione di Taormina contro il terrorismo”  che   ha visto un deciso impegno americano ben diverso dal disimpegno sul campo di un Obama che ha non poche responsabilità nella destabilizzazione  dell’area mediterranea e dei paesi arabi.

Ma, a mio avviso, vi sono stati altri  fatti positivi: 1°) la perfetta organizzazione del G7, anche dal punto di vista della sicurezza, e le grandi capacità (perchè non riconoscerglele) di mediazione del nostro premier Gentiloni; 2°) l’impegno, che traduce in atto concreto l’idea trunpiana di un nuovo piano Marshall, a favore dell’Africa  con un ingente finanziamento per tentare di bloccare quello che appare come un esodo biblico verso l’Europa, creando condizioni di sviluppo nei Paesi africani, operando, nel contempo, per ristabilire la pace nelle aree di guerra; 3°) l’impegno comune  sul tema dell’immigrazione  per un’accoglienza che favorisca l’integrazione e consenta la difesa dei propri confini da parte dei singoli Stati ed, ovviamente, la tutela dei propri cittadini.

Anche il compromesso sul commercio, punto dolens nei rapporti tedesco-americani con Trump deciso ad impedire quella che considera una vera occupazione commerciale da parte di Berlino, apre la strada a sviluppi futuri.

Dove le divergenze tra europei ed americani sono state evidenti, è sul rispetto degli accordi di Parigi sull’ambiente con il presidente Usa che non ha ceduto, confermando le sue posizioni negative ed, alla fine, dicendo che deciderà al ritorno in patria. Ovvia la delusione, per questo, espressa nella conferenza stampa proprio dalla Merkel, considerando anche l’importanza che il tema riveste in Germania e, quindi, elettoralmente, mentre Macron, nelle sue dichiarazioni molto articolate, è apparso mettere soprattutto in evidenza i punti positivi.

Appare probabile che, dopo le elezioni franco-tedesche (quest’ultime in settembre come sembra sempre più certo anche anche in Italia) sia più agevole il colloquio tra l’Ue e gli Stati Uniti, dove il “russiangate” fa sperare gli avversari di Trump in un impeachment. Da Oltreceano, infatti, giungono vocisempre più alimentate seppur non ufficiali, alimentati sia da ambienti di certe intelligence, sia dagli orfani, anche italiani, della Clinton, che i giochi sono, ormai fatti, ed  alla Casa Bianca andrà il vicepresidente Pence, “peccato sia ancor più conservatore”.

Dovremmo stare ben attenti perchè potremmo vedere, presto, gli sviluppi di questa situazione che ha ricadute anche su noi europei. Sarà una mia personale sensazione, comunque, a me sembra che Trump si sia rafforzato con il suo primo viaggio all’estero, portando a casa risultati tangibili e tali da migliorare la sua immagine. Anche l’aver rinunciato alla conferenza stampa per andare nella base di Segonella tra i soldati americani, dai quali ha ricevuto una vera ovazione, registrato positivamentein USA, fatto questo che ha confermato l’appoggio che gli stanno dando le forse armate e le loro intelligence. Fatto, questo, che non può essere ignorato dai repubblicani che, presto, debbono affrontare le elezioni di “medio termine”, nelle quali si giocano l’attuale maggioranza al Congresso e al Senato. Voglio dire che dovranno fare quadrato sul Presidente, chealcuni di essi non amano, ma che è stato votato dai ceti popolari  ed ha portato a casa, da Riad, commesse militari per miliardi di dollari dopo aver annunciato ingenti stanziamenti per ammodernare gli armamenti americani, annuncio anche di nuovi posti di lavoro. Tutto questo oltre al fatto di aver dimostrato, a Taormina, d’essere un “competitor coriaceo” nel tutelare gli interessi americani, com’è stato definito da un big europeo.

Non sarebbe, quindi, il caso di   smetterla a volerlo demolire, da parte di certi vertici UE  e di certi nostri mass media? Se, alla fine, supererà il “russiangate”, nonostante le previsioni degli spifferi interessati d’Oltreoceano, noi europei dovremo continuare a fare i conti con Donald Trump, oltretutto ben disposto verso l’Italia della quale ama persino la cucina. Sparare, quindi, a zero su di lui, anche con presunti gossip familiari, smentiti, poi, dai fatti, non credo sia proprio consigliabile.