Un governo del presidente per salvare l’Italia

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Oggi è arrivato l’ultimo schiaffo ma Bersani sembra non sembra averlo ricevuto. Il movimento di Grillo non ci sta ad appoggiare un governo dei partiti e ribadisce la sua posizione condita da una serie di sberleffi conditi con qualche insulto lanciato dal suo blog e, il Pierluigi nazionale insiste nel perdere tempo  con assurda cocciutaggine. Pier Luigi Bersani,invece di prendere atto che non avrà una maggioranza e recarsi dal Capo dello Stato per rinunciare al mandato ricevuto e condizionato con molta chiarezza. No, il segretario Pd  insiste dopo aver inseguito, invano, i grillini che hanno continuato  dire no come lui ha sempre detto no al Pdl che propone un’intesa .

Addirittura pretenderebbe, come in tv ripetono i suoi fedelissimi , che Pdl e Lega dovrebbero fargli la cortesia non dico di astenersi sulla fiducia al Senato, lì sarebbero voti contrari, ma di andarsene via in ordine sparso e non tutti per evitare manchi il numero legale, in modo da abbassare il quorum e consentire al governicchio di centrosinistra di nascere. Poi per le riforme si può fare il bis  della sfortunata commissione parlamentare che ebbe come presidente Massimo D’Alema, il quale ora, conscio della situazione, rema contro Bersani.

Intendiamoci nel Pd solo i “giovani turchi della sinistra” fanno la voce grossa a difesa del segretario: o lui fa il governo o si va al voto, pronti – ho l’impressione – a cambiar registro dopo il fallimento per non essere coinvolti in una dèbacle che rischia di far saltare l’attuale classe dirigente e, addirittura, provocare una scissione. A contrastare la tesi: o Bersani a Palazzo Chigi o voto anticipato sono in molti tra i democratici, vi pare proprio normale che, stante le grave difficoltà dell’attuale situazione politica, fossero assenti, per precedenti impegni, personaggi come D’Alema, Renzi e Veltroni all’ultima Direzione, che non poteva far altro, dopo brevissima discussione, che confermare la linea bersaniana per evitare l’accusa di sabotare il presidente incaricato?

Una linea votata anche da chi, come ad esempio il leader degli ex-popolari Fioroni,è favorevole ad una soluzione B negata da Bersani e, cioè, un governo del Presidente. Stessa posizione dei renziani ,dei dalemiani, dei veltroniani e di Marco Follini.

Se avete avuto occasione di  vedere,Porta a Porta  avrete notato il grande imbarazzo della Finocchiaro, “rottamata” dal leader Pd e sostituita dal suo vice di ieri Zanda, antiberlusconiano feroce,  quale presidente dei senatori. Alle insistente e ripetute domande di Alfano, del conduttore Bruno Vespa e dei giornalisti su cosa farà il suo partito se il tentativo di Bersani fallisse, come tutto fa prevedere, la senatrice non ha potuto o voluto  rispondere, insistendo sul presunto senso di responsabilità di Pdl e Lega che dovrebbero consentire la nascita del governo bersaniano, ritornello ripetuto da altri esponenti democratici in altre trasmissioni tv di ieri sera. Un ritornello, però, di scarsa efficacia per le facili repliche dei vari interlocutori (compresi anche altri giornalisti non certo berlusconiani)  con il risultato di portare altri consensi al Pdl.

Per la verità non mi è affatto piaciuto, a “Porta a porta”, l’insistenza di Alfano nel proporre quasi uno scambio (dateci il presidente della Repubblica e noi consentiremo la nascita del vostro governo) o la sua arroganza dinnanzi alle risposte negative sulla grande coalizione ed a quelle inevitabilmente criptiche sul Quirinale (allora andiamo al voto anticipato: tutti i sondaggi dicono che vincere il centro-destra), dimenticando che le previsioni si son dimostrate fallimentari perché gli italiani non dicono più la verità quando vengono chieste le preferenze politiche  come ben sanno gli attuali politici.

In sostanza, questo continuare ad essere in campagna elettorale  peggiora  tutti i dati già negativi  e cresce ogni giorno di più la disperazione di milioni di famiglie  con il rischio di provocare violenza. Credo che Bersani l’abbia toccato direttamente nella consultazioni con le forze sociali e con singoli personaggi e dovrebbe aver compreso che non funziona il suo doppio binario : via libera, in qualche modo, al suo governo in cambio di una nuova commissione bicamerale per le riforme. Né può sperare che grazie a qualche transfuga grillino e ad altre manovre e manovrette della peggiore politica possa ottenere la maggioranza al Senato. Se al Capo dello Stato non porta dati certi in proposito difficilmente verrà mandato alle Camere. Non dimentichiamo che Bersani ha un mandato esplorativo, non un mandato pieno. Né credo possa trovare consistenza la voce, forse artatamente messa in giro, che il segretario del Pd è pronto a fare un passo indietro, offrendo all’accordo con i grillini l’accordo su un altro candidato premier, magari scelto fuori dai partiti. Da qualificati ambienti democratici l’ipotesi, riportata da “Il Fatto”, è stata prontamente smentita, ma che se ne sia parlato dimostra la gran confusione che circola nel partito di maggioranza relativa  grazie a quella “legge porcata” che si critica a parole, ma che poi piace ai leader perché così impongono più facilmente parlamentari fidati.

Sono, comunque, convinto che non si possa andare alle elezioni anticipate  ed è certo che una soluzione verrà trovata da  Giorgio Napolitano  che non può più sciogliere le Camere e per il nuovo voto bisognerebbe attendere l’elezione (dal 15 aprile ) del nuovo Capo dello Stato (perché non lo stesso Napolitano che fatto il governo di scopo potrebbe poi dimettersi?) .

Giovedì Bersani, avrebbe dovuto concludere le sue consultazioni, avrebbe potuto farlo se non avesse perso tempo a consultare gente che nulla aveva ed ha a che fare con la crisi in atto, come Saviano e don Ciotti ed altri il cui parere i piacerebbe conoscere, andrà così venerdi a riferire al Quirinale e, probabilmente, nonostante le tenti tutte non potrà che chiedere di essere mandato alle Camere per tentare di trovare, per strada, i voti necessari al Senato, magari giocando sul fatto che nessuno si suicida senza motivo e per i parlamentari appena eletti andare subito a casa non è una bella prospettiva.

Il Presidente della Repubblica difficilmente potrà acconsentire ad una tale richiesta che manderebbe comunque a casa l’attuale governo  sostituito da uno che andrebbe incontro ad una sonora bocciatura a Palazzo Madama. E non ci sarebbe terra bruciata come spera Bersani per ripresentarsi subito  e senza altre primarie come candidato premier, magari con un’alleanza con Scelta Civica, sperando di aver la maggioranza. Sì, perché i parlamentari delle due maggiori coalizioni e i montiani sanno bene che esiste una soluzione B  e sarebbe difficile per il Pd non dare la fiducia ad un governo mettiamo del Presidente del Senato (ricordate i governi balneari della “prima repubblica”?) con ministri d’alto profilo e tale da riscuotere il sì del Pdl e di Scelta Civica .

Sarebbe un esecutivo che la fantasia politica definisce di scopo, cioè affrontare l’emergenza economica, ridando respiro a famiglie e aziende ,abbassare l’Imu, rivedere la riforma Fornero, cambiare la legge elettorale, tagliare drasticamente le spese della politica e verificare la possibilità d’una qualche riforma.

Tra i punti del Pd e quelli del Pdl non esistono sostanziali differenze e l’intesa sulle cose concrete sarebbe, certamente, più facile da raggiungere di quella politica che vive ancora su assurdi apriorismi. Sì, sarà un Governo del Presidente  a salvare l’Italia, costringendo i partiti ad avere, tutti, senso di responsabilità.

 

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