Un governo esposto ai venti elettorali

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Oggi pomeriggio dovrebbe, il condizionale è d’obbligo più che mai, con il voto al Senato, concludersi la vicenda della fiducia a questo nuovo governo che di nuovo non ha nulla se non le due nuove ministre nominate per fornire il loro contributo di esperienza visto le innumerevoli legislature che hanno sulle loro spalle. Certo, si poteva trovare di meglio. almeno alla Pubblica Istruzione si poteva pensare ad un ministro con regolare laurea. Ma, in effetti quelle sono quisquiglie. D’altra parte se si può avere un ministro degli esteri che l’unica lingua conosciuta, a parte quella che si mette per fare un buon brodo, è il dialetto siculo, ci può anche stare una ministra senza laurea..

Comunque, mi dispiace per Gentiloni, uomo dall’apparente cortesia-costante, il dominus rimane sempre lui Matteo Renzi. Ha fatto nascere il governo fotocopia di Paolo Gentiloni, ha piazzato la Boschi sul ponte di comando di sottosegretario alla presidenza, ha promosso il fidato Lotti a ministro e, soprattutto, tiene la leva di una crisi e, quindi, del voto anticipato se il nuovo premier non righerà diritto . L’asse con Verdini è tale, infatti, che negando ad Ala un ministro espone l’Esecutivo, appena nato a tempi record, ad ogni soffio di vento elettorale che può agitare quando più gli conviene. I verdiniani, infatti,negano la fiducia a Gentiloni, pur con qualche possibile defezione, vedi Zanetti che sarebbe disponibile a titolo personale, esponendolo ad una ristretta maggioranza al Senato.

Il nuovo premier, comunque, si sta comportando con grande dignità ed aplomp istituzionale, richiamando tutti al dovere di un civile confronto e, quindi, lasciando la vecchia strada dell’odio. Ha anche detto che il suo governo non si rivolgerà a quelli del “si” contro quelli del “no”, ma a tutti i cittadini italiani, si basa su una maggioranza che rispetta le opposizioni e chiede rispetto per le istituzioni. Ha specificato che è un “esecutivo di responsabilità” e durerà finchè avrà la fiducia dl Parlamento. In sostanza nessun termine temporale per un programma che affronta le emergenze dal post-terremoto, alle banche, dal Mezzogiorno, alla ripresa economica e che assolverà i delicati impegni internazionali iniziando dai temi europei, dalla presidenza del G7 e dall’ingresso del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, magari arrivando, per tutti gli impegni in calendario cos’ al fatidico settembre mese in cui ci sarà il vitalizio per tutti. Tutto questo proseguendo il molto fatto dal governo Renzi con riconoscimenti internazionali che –ha detto- “ci rendono orgogliosi” (sai quanto?) e favorendo il confronto parlamentare sulla legge elettorale.

Pare, in sostanza, un’impostazione da esecutivo di non breve durata , quasi proiettato a terminare regolarmente la legislatura e qui emergono i suggerimenti evidentemente offerti dal presidente Mattarella che non vorrebbe le elezioni anticipate.

Ancora una volta, purtroppo, stanno prevalendo gli interessi di parte, non quelli generali dei cittadini e certe irate e, in alcuni casi, addirittura isteriche reazioni di esponenti grillini e di Salvini non contribuiscono, certo, a ricreare un necessario civile confronto, quello che necessita per fare una buona legge elettorale. No, non è per questa via che si riconciliano gli italiani con la politica , a mio avviso presto si verso il voto anticipato ma senza corse eccessive, questo per non aggravare ulteriormente i molti problemi sul tappeto, acuendo il distacco tra partiti ed elettori.

Criticare il governo appena nato fa parte della democrazia, l’aver aumentato addirittura il numero dei ministri e piazzato in posizioni ancor più rilevanti gli amici del “cerchio magico” fiorentino non è stato un bel gesto istituzionale, ma è altrettanto vero che le emergenze e le sfide indicate da Paolo Gentiloni alle Camere sono reali e rinviarle per questa voglia di urne come panacea di tutti i mali rischia di diventare incomprensibile a molto parte di quei cittadini che, da tempo, si erano assentate dal voto. Le attuali forze politiche farebbero bene a rendersene conto. Prima che sia troppo tardi.