Un monito che viene dal mondo di Sergio Bindi (Comunità)

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Roma – Ora i big dell’Eurozona non possono far più finta di niente. Ora debbono fare i conti con una realtà completamente diversa da quella da loro pensata e, quindi, da misure anticrisi che portano solo depressione e povertà. E’ stato, infatti, il “resto del mondo” a lanciare un monito durissimo nel momento in cui alla mancata crescita per eccesso di austerità e rigore s’è aggiunta la crisi del sistema bancario, in testa quello spagnolo devastato dalla bolla speculativa edilizia.
L’attacco frontale è arrivato direttamente dalla Casa Bianca. Barak Obama, infatti, rischia la conferma, a novembre, per il forte rallentamento dell’economia Usa, a causa dei riflessi negativi della cura sbagliata dell’UE, ed ha reagito con estrema decisione. Lo hanno seguito i Paesi emergenti, ossia quelli del Bric, Brasile, Russia, India, Cina, ai quali s’è aggiunto il Sud Africa.
Il presidente americano aveva sperato che, dopo il G8 in maniche di camicia a Camp David e la nuova posizione della Francia con la vittoria del socialista Hollande, l’Eurozona e la Merkel s’avviassero verso un ammorbidimento del rigore, criticato dalla stragrande maggioranza degli economisti internazionali, per imboccare la strada della crescita. Probabilmente, riteneva che il professor Monti, molto blandito ed elogiato, rompesse, per primo,la linea rigorista, abbandonando la “cordiale intesa” con la Cancelliera tedesca come pareva fosse intenzionato a fare anche se solo a parole.
Nei fatti, però, la situazione, ad iniziare dall’Italia con l’aumento della disoccupazione e con le tasse eccessive criticate anche dalla Corte dei Conti, è peggiorata ed è entrato in crisi anche il sistema bancario che già ha assorbito molti miliardi di euro, ma di altri ha bisogno per ricapitalizzarsi.
Da qui la dura presa di posizione della Casa Bianca con il portavoce di Obama Jay Carney. Merita di leggere questa parte,anche se lunga, della dichiarazione: “ I mercati rimangono scettici che le misure prese siano sufficienti a garantire una ripresa in Europa e ad allontanare il rischio di peggioramento della crisi. Comunque,siamo pronti a compiere tutti i passi necessari per isolare l’economia americana dall’impatto negativo della crisi in Europa”.
Siamo, di fatto, ad un diktat: o cambiate o addio, arrangiatevi, la vostra austerity è un suicidio e noi non vogliamo essere contagiati da recessione e disoccupazione.
Sulla stessa linea i Paesi del Bric e va tenuto conto che la Russia confina con l’Eurozona, può condizionarci con il suo gas e influenza ancora alcuni Paesi dell’UE. In sostanza, stiamo scherzando con il fuoco e anche il colosso tedesco deve far i conti con le difficoltà delle sue banche: le ha già rifinanziate, nel recente passato, con 417 miliardi di euro, mica uno scherzo, solo l’Italia è stata parca: poco più di 4 miliardi. Comunque, sono necessari ulteriori rifinanziamenti ,lo fecero, ricordate, negli Stati Uniti dopo il crac della Lehman, 600 milioni di dollari stanziati da Bush, molti dei quali oggi già restituiti, c’è da meravigliarsi se ci consigliano, come fa anche il segretario al Tesoro Usa Tim Gethner, di fare altrettanto.
Il rischio è che, magari, salveremo le banche, ma se non facciamo marcia indietro sull’austerity a tutti i costi, non ci sarà ripresa e gli istituti di credito non saranno in grado di restituire i prestiti, i cui importi finiranno per gravare sulle spalle dei contribuenti. Aggravando una crisi già grave

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