UNA PATTUGLIA DI TALEBANI SULLA STRADA DI DRAGHI

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Un personaggio della politica, quella vera, aveva coniato un detto che calza alla perfezione nei frangenti governativi di questo particolare momento dove la confusione regna e ne è padrona: Il detto : “A pensar male si fa peccato ma quasi sempre si indovina”.  Per fortuna che è arrivato il tempo di presentarsi alle Camere per ricevere la fiducia, altrimenti Draghi con il suo governo rischierebbe di cadere ancor prima di nascere.

L’uscita di Speranza se non fosse proprio per quella speranza messa nel cassetto sotto le tovaglie, quella di essere pentito, ed insieme a lui molti altri, di essersi lasciati prendere nel trappolone ordito da Renzi, Berlusconi e ancor di più da Salvini, quello di aver messo un pentolone a cuocere in fuoco lento, tutta la vecchia maggioranza, mettendo in mano a Draghi, che stupido non è, un grande mescolo che continua a rigirare finché lo stufato non si è ridotto, pronto per essere servito.

E’ certo che ormai, anzi , è abbastanza chiaro che i medici del Conte 2, come una pattuglia di talebani, sono passati all’offensiva scaricando sul ministro responsabilità tecniche con forte impatto economico. Quanto è successo per la chiusura in extremis degli impianti di sci dopo averli riaperti, è quella goccia, se così si può dire, che ha fatto traboccare il vaso, cosa che si poteva evitare. Così c’è stata l’alzata di scudi di regioni e comuni contro la politica e contro questo governo non ancora nel pieno delle sue funzioni.

Il gioco si fa sempre più pesante: il consulente principe di Speranza, ossia il professor Ricciardi dopo aver duramente criticato il piano vaccini , forse perchè voleva esser lui a dirigerlo, ora pretende un lockdown di 2-3-a settimane, prendendosi uno schiaffone dal leader leghista: “parli con Draghi prima di terrorizzare tutti.” Nel contempo la sinistra estrema che esprime Speranza si spacca e Frantoianni ed i suoi (Sinistra Italiana) annunciano il no al nuovo governo con De Petris e Palazollo fermi sul sì di Leu.  Se aggiungiamo i sommovimenti del PD a causa delle giuste proteste delle donne che battono i piedi per essere state trascurate dal loro partito nelle indicazioni per il Governo. Una dimenticanza, una svista che ora si vorrebbe riparare con le nomine dei sottosegretari. Certo è che la posizione di Zingaretti, non certo solida, ora più che mai, è traballante:  Bonaccini  è li dietro l’angolo pronto al rimpiazzo con grande gioia dei molti che si rendono conto di quanto sia debole il parti di Zingaretti finchè lui rimane in carica.

Situazione critica anche nel partito di Grillo dove, sotto una cenere piatta vi è un fuoco incandescente che, malgrado l’apparente tranquillità di Di Maio, aspetta solo la prima scintilla per saltare fuori con una fiammata imponente molto più grande di quanto non si voglia far apparire.

C’è da sperare che Draghi abbia messo in conto tutte queste turbolenze, conscio della stragrande maggioranza sula quale può contare, maggioranza, convintamente, a suo sostegno come verrà confermato dal voto di fiducia sulla base di un incisivo programma di governo che disegni quel nuovo rinascimento che molti sostenitori del nuovo governo intravvedono e che titolati osservatori internazionali sperano per l’Italia e l’UE.

In ogni caso, il grande dilemma rimane: chiudere o non chiudere? Ascoltare chi consiglia di ricorrere a misure restrittive laddove la circolazione della variante inglese è più sviluppata? Qui si aspetta la decisione politica che in molti sperano sia quella più illuminata.

Nei prossimi giorni potremo vedere cosa vorrà fare il Neo Presidente. Il Paese è con lui.

Bt