🔴🔴🔴 LE STELLINE DI GIUSTUSBLOG

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CRISI SI – CRISI NO
IL PM DI BERGAMO INTERROGHERA’ E PREMIER MINISTRI
Con il premier Conte sotto assedio, succede di tutto e di più in queste caotiche giornate politiche con voci di crisi con elezioni ad ottobre o con una sostituzione dell’inquilino di Palazzo Chigi (in pole position ci sarebbe il ministro della Difesa Guerini, ex-dc ed ancora amico di Renzi, insieme ma rimasto nel Pd insieme a qualche altro ministro). Come corollario c’è il brutto colpo subito dal ministro della Giustizia Bonafede che aveva fatto un decreto -come ricorderete- per rimandare in cella i 362 big mafiosi mandati agli arresti domiciliari, deve aver sbagliato qualcosa (o gliela fatta sbagliare…) e l’avvocato Imparato, legale del boss dei Casalesi Pasquale Zagaria, ha fatto ricorso ed i magistrati di Sassari, visti i possibili rischi di incostituzionalità, hanno rinviato gli atti alla Consulta sì che il capo camorrista non è tornato in carcere e sicuramente molti altri lo imiteranno. Inoltre, come è noto, i pm di Bergamo (e il procuratore facente funzione Maria Cristiana Rota aveva pubblicamente detto che la zona rossa nei Comuni di Nembro e Alzano Lombardo sarebbe dovuto essere “una decisione governativa”) sentiranno come persone informate dei fatti il premier Conte e i ministri della Salute Speranza e dell’Interno Luciana Lamorgese. L’audizione potrebbe essere fatta a Roma probabilmente dopo la passerella degli Stati Generali che, con gli scontri tra Pd e premier prima erano slittati da lunedì, giorno voluto da Conte,.a giovedì per chiudersi sabato ora inizieranno venerdì,salvo ripensamenti, e si potranno, con la sosta domenicale, per ben 10 giorni. sabato saranno di scena il Fondo Monetario Internazionale, la presidente della Commissione dell’UE Von del Leyen, il presidente dell’Europarlamento Sassoli, e, forse, la Lagarde e nei giorni successivi le parti sociali, le associazioni, premi Nobel ed esperti, chissà se ci sarà Colao, mentre Draghi ha ringraziato dell’invito, ma non ci sarà, sempre salvo ripensamenti.
BONACCINI-TOTI ROMPONO CON IL GOVERNO: “LA DATA DELLE ELEZIONI REGIONALI LA DECIDIAMO NOI”
A dimostrazione della collegialità governativa imposta da uno Zingaretti sempre più preoccupato del calo di consensi ai dem nei sondaggi (l’ultimo li da al 19%) saranno il premier ed il ministro dell’Economia Gualtieri ad aprire le danze di un lungo e certo prolisso ballo-confronto che nelle intenzioni di Conte dovrebbe, comunque, far guadagnare tempo.
Tutto questo, mentre il calo di oltre 5 punti del Pil in marzo denota un inizio di depressione economica dovuta ai governi Conte-1 e Conte-2 e non al Covid, sempreché la bomba deflagrata oggi con la rottura, clamorosa, tra le Regioni ed il governo non faccia di nuovo rinviare la grande passerella. Stefano Bonacini, governatore dem dell’Emilia Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni ed il suo vice Giovanni Toti, govenatore di centrodestra della Liguria, hanno inviato una lettera al premier Conte ed ai ministri Boccia, Lamorgese e D’Incà, per annunciare che “Le regioni interessate utilizzeranno la prima domenica utile del mese di settembre” per andare al voto, sconfessando clamorosamente la decisione del governo, avallata dalla maggioranza parlamentare, di tenerle il 20-21 settembre, proprio quando si riapriranno le scuole.
LETTERA DI BONACINI E TOTI AL PREMIER
Usano espressioni durissime i due big regionali accusando governo e parlamento di non aver “tenuto in alcun conto le indicazioni formulate dalla Conferenza delle Regioni assunte in piena coerenza con quanto indicato dal Comitato Tecnico Scientifico:” “Tutto – si afferma ancora nella lettera- in palese violazione del principio di leale collaborazione tra le istituzioni.” Il riferimento è al disegno di legge di conversione del decreto -legge recante disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l’anno 2020 in discussione alla Camera e, soprattutto, all’emendamento approvato all’art. 1 con il quale la finestra elettorale viene aperta dal 15 settembre .
Bonacini-Toti confermano, nella missiva. la posizione assunta dalla Conferenza delle Regioni in merito alle finestre elettorali, annunciando, quindi, “l’intenzione delle Regioni interessate di utilizzare la prima domenica utile del mese di settembre per l’indizione delle elezioni regionali, anche al fine di garantire il regolare avvio dell’anno scolastico e di limitare l’eventuale nuovo rischio epidemiologico.” E tanto per chiarire la situazione ed indirettamente rilanciare quel che ha detto il premier sull’autonomia delle Regioni come bene democratico, Bonacini e Toti aggiungono: “Le Regioni ribadiscono la loro piena competenza in materia di elezioni regionali.”
Se si considera che ben quattro delle sei regioni che andranno al voto hanno un presidente dem e che il vero vincitore di questa partita sarebbe il leghista veneto Zaia ( in grande sintonia con Bonacini) che avrebbe voluto votare in luglio si comprenderà che si tratta di una vera e propria bomba politica perchè Conte, d’accordo i grillini e Zingaretti, aveva deciso per l’election day il 20 settembre, unendo un nutrito turno parziale amministrativo e il referendum sul taglio dei parlamentari. I piu’ colpiti sono oltretutto i grillini e quei dem che vorrebbero estendere l’intesa con il M5S su tutto il territorio, trovando, per la verità, non pochi ostacoli come, ad esempio in Liguria, dove il Pd ligure ha detto no al candidato proposto dagli stellati, ossia il giornalista de “Il Fatto” Ferruccio Sansa, ed il segretario regionale spiegherà al Nazareno i motivi.
Non si tratta, dunque, di uno scontro pesantissimo anche sotto il profilo istituzionale, togliendo non poca sostanza alla passerella contiana della quale il Pd avrebbe fatto volentieri a meno, riuscendo, alla fine, ad allungare il brodo, ma anche a fare tanto fumo e poco arrosto proprio il contrario di quello che volevano gli esponenti dem ad iniziare da Zingaretti. Al posto del quale , guarda caso, in molti vedono proprio Bonacini.