Ma, che fine hanno fatto fillini nostrani?

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Sono un paio di giorni che continuo a scorrere la stampa locale ma, non riesco a trovare nulla che mi riporti alle premesse che stavano preparando i finiani nostrani. Annunci di manifestazioni, squilli di tromba per conferenze stampa, clamori su facebook, rombo di camper pronti per la partenza. Ora un silenzio assordante. Sono stati sufficienti tre voti in più alla Camera dei Deputati per zittire e far rintanare i “camerati” de noantri: a mantenere gli onori della cronaca, unici sono rimasti i tre consiglieri comunali di Olbia che (e come ti sbagli?!) pretenderebbero di occupare gli scranni di mezza Giunta. Ma sarà un caso quello che sia in regione che ad Olbia il FLI si sia costituito per protestare per non aver ottenuto incarichi di potere?

Qualcuno, nel momento del distacco, mi aveva annunciato che avremmo visto cose ed azioni che mi/ci avrebbero sorpreso. Era il momento dell’euforia, ora è arrivato quello della riflessione. Si era sicuri di vincere, la sconfitta non faceva parte del piano: vincono a Roma, buttiamo fuori il Vecchio e noi importiamo quella vittoria, marciamo su Cagliari e conquistiamo il palazzo. Ma, il calcolo non era affatto scontato, non basta l’entusiasmo che può trasmettere un Bocchino o un Urso per chiudere il cerchio, le cose, come abbiamo potuto constatare, hanno preso un indirizzo completamente diverso, così come era prevedibile e previsto dai molti.

C’è di peggio: a Roma, la grande testa, quella che ha collezionato più sconfitte di tutti i leaders politici messi assieme, può fare la ruota di scorta a Casini finchè questi ne ha bisogno e finchè non si tocchino certi argomenti etici ben definiti, cioè, Fini torna utile a Casini per farlo sentire a capo di un gruppo più consistente alla Camera che gli consenta di avere un maggior peso in eventuali trattative. Nella nostra isoletta, i nostrani non possono contare manco su quello, l’UDC sardo non sa che farsene di qualche consigliere in più e così l’isolamento per i nostri è assicurato.

A questo punto, se mi è consentito, consiglierei a qualche ex amico di far passare ciò che è successo in questo scorcio di autunno come un piccolo errore di gioventù, cospargersi il capo di cenere, approfittare del Santo Natale che è tempo di perdono, e, con un atto di umiltà vedere se è possibile un rientro in punta di piedi, chissà essendo buoni cristiani potrebbe essere accolto, non certo come il  “figliol prodigo” ma come la “pecorella smarrita”.

Io credo che di possibilità in tal senso ve ne possano essere: il tempo di giocare è finito, saltabeccare da una parte all’altra pure, è tempo di fare scelte adulte, serie, definitive.

Mamma mia che c…onfusione

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Mamma mia che c…onfusione. Ormai credo sia difficile per chiunque capire qualcosa sulla politica italiana e, non possiamo certo lamentaci se sprovveduti ambasciatori di altri Paesi scrivano delle note sconclusionate che, purtroppo, disorientano non le persone cui sono dirette, bensì l’opinione pubblica, quando malauguratamente ne viene messa a conoscenza.

Leggo oggi sul Corriere della Sera un’intervista di Adolfo Urso, ex missino, ex Alleanza nazionale, ex PdL ed ora Fli., il quale alla domanda dell’intervistatore  su quale governo proponga il Fli risponde: “Noi abbiamo proposto con estrema chiarezza(?) e coerenza un governo di responsabilità nazionale che metta insieme senza pregiudizi né steccati, a partire dal centrodestra, tutte le forze che si riconoscono in un programma di emergenza fondato sul patto per la crescita, che ha visto insieme, non a caso per la prima volta da anni, tutte le forze sociali, sindacali e produttive del Paese, dalla Confindustria alla CGIL. E’ la dimostrazione che si può unire e non solo dividere, costruire e non lacerare. Un governo di questo tipo, può ancora essere guidato da Silvio Berlusconi se anche lui si assume le stesse responsabilità nell’attivare la nuova fase che serve al Paese”.

Dalle parole di Urso, si direbbe che lui è autorizzato sia dal suo partito che dagli alleati a riproporre una presidenza Berlusconi, ma, leggendo la stampa e le dichiarazioni degli dei leaders si direbbe che il plurale usato sia un plurale maiestatis il che la dice lunga sul casino che gli frulla nella mente.

E’ bene ricordare che, tra tira e molla, è stato Casini a volere un passo indietro del Premier per fare un nuovo governo; Fini, anche oggi ha dichiarato di voler fare un governo di centrodestra con un premier del PdL, che non sia Berlusconi e fa i nomi di Letta, Tremonti, Alfano. Quindi, di cosa parla Urso? Eppoi, sono le sue parole, vorrebbe un governo contenitore che sia rappresentativo di forze che vanno dalla Confindustria alla CGIL.

Siamo nel delirio più assoluto.

Ma noi dobbiamo guardare a quanto sta avvenendo nella nostra isola. I fillini nostrani sono passati dall’euforia più baldanzosa a sicurezze estranee al loro effettivo potenziale. Se si va a sollevare quella sottile superficie che  vogliono farci passare per ideologia, ci troviamo di fronte ad individui delusi per non aver ottenuto qualche assessorato o qualche posto di basso potere. C’è pure chi parla di scelte coerenti: ma quale coerenza, forse si vuol confondere la coerenza con la scelta di una continua ricerca attraverso le varie correnti del suo partito, prendendo un pochino da ognuna e fare la sua carriera politica, magari a danno di qualche altro. Certo una coerenza c’è, quella di raggiungere l’obiettivo facendo il ‘ciondoliere’ tra questo o quel capo corrente.

Ma, si, mettiamo in crisi anche la nostra regione, vediamo cosa faranno coloro che ne decreteranno la sua caduta. Sono costoro che hanno presentato la nuova associazione “Un’altra Sardegna”. Chissà quale altra Sardegna vogliono proporci visto che di nuovo poco avrebbero da sottoporre ai sardi: consideriamo cosa di nuovo hanno essi stessi da presentarci, nessuno di loro ha meno di venti anni di attività politica attiva che va dall’ente Provincia alla Regione: professione dubbia al di fuori dalla politica. Questi sarebbero quelli che vorrebbero governarci, ovviamente non da soli, potrebbero farlo solo con la sinistra, ammesso che li vogliano e che i cittadini intendano votarli. Molti li definiscono “traditori”, forse sarebbe più appropriato chiamarli “saltimbanchi”, senza offesa per gli artisti.